Massime e memorie 16/10/2010

Andiamo, è tempo di scuotere le olive

Vincenzo Rabito, un bracciante nato a Chiaramonte Gulfi. Tra il 1968 e il 1970 decise di scrivere la sua "maletratata e molto travagliata e molto desprezzata vita". Uno scrittore involontario, semianalfabeta, dal grande talento narrativo




Poi venne il 27 settembre 1943 e nascio Tanuzzo e fa la fortuna mia. Che come nascio c'era tutto, c'era magare vino vecchio salvato, compure che quello malaucurio di padre Cadarddo, mantato di quelo santo di padre Pietro, si aveva fututo la butiglia di muscato. Vergogna, che io l'aveva salvato per quanto nasceva Tanuzzo!

Così, lo offatto batezzare a compare Ture il Marchese, che secome era molto furbbo, e diceno li antiche che il figliozzo rasomiglia al padrino, e così l'olfatto batezzare allui.

Così, mi ha venuto un'altra provvedenza, che era il 15 ottobero e mi ha chiamato il barone lu zuoppo, Montesano, e mi ha detto: - Vincenzo, ci viene alla Fontanazza, che ene aura di scotelare li olive, e così tu stai atento per non ci fare fotere l'oglio ai mitatiere della campagna di Rocazzo? - E così io ci ho detto di sì, che ci antai.


Vincenzo Rabito



Testo tratto da: Vinceno Rabito, Terra matta, a cura di Evelina Santangelo e Luca Ricci, Einaudi, Torino 2007 link esterno

di T N