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I dazi alimentano la concorrenza sleale e mettono a rischio lo sviluppo delle Indicazioni Geografiche

I dazi alimentano la concorrenza sleale e mettono a rischio lo sviluppo delle Indicazioni Geografiche

Le barriere tariffarie rappresentano un ostacolo significativo: limitano l’accesso ai mercati globali, penalizzano le produzioni di qualità legate all’origine e favoriscono prodotti standardizzati o di imitazione realizzati in loco

04 aprile 2025 | 10:00 | C. S.

La guerra commerciale innescata dai dazi dell’amministrazione Trump continua ad avere effetti negativi non solo sull’economia, ma anche sulla tenuta sociale e sulla coesione dei territori rurali italiani. Non si tratta solo di cifre: è a rischio un modello di sviluppo che, negli ultimi anni, ha permesso di rilanciare economie locali fragili attraverso la valorizzazione dei prodotti DOP e IGP.

L’Osservatorio della Fondazione Qualivita ha documentato con chiarezza, nel tempo, come le Indicazioni Geografiche abbiano consentito a numerosi territori di costruire un’economia solida e identitaria, capace di generare occupazione, presidiare il territorio e promuovere la sostenibilità ambientale e culturale. Negli ultimi 5 anni la DOP Economy è cresciuta in oltre il 90% delle province italiane a dimostrazione del radicamento capillare del sistema sul territorio in particolare nelle aree del sud che hanno mostrato i trend migliori di crescita grazie anche all’export.

Tutto ciò è stato possibile grazie al valore aggiunto riconosciuto ai prodotti IG nei mercati internazionali, sia per le DOP italiane più conosciute, sia per quelle di dimensioni minori. Un valore non delocalizzabile, strettamente legato all’origine e alla cultura dei territori.

Le barriere tariffarie, tuttavia, rappresentano un ostacolo significativo a questo percorso. Limitano l’accesso ai mercati globali, penalizzano le produzioni di qualità legate all’origine e favoriscono prodotti standardizzati o di imitazione realizzati in loco. In questo modo, compromettono la diffusione del modello IG e alimentano dinamiche di concorrenza sleale.

Il danno si estende anche sul piano dei diritti: i dazi violano il principio della tutela della proprietà intellettuale riconosciuta a livello internazionale alle Indicazioni Geografiche, ostacolando il pieno esercizio di questo diritto da parte dei produttori legittimi. La protezione delle IG deve essere garantita attraverso un commercio equo e privo di ostacoli ingiustificati, nel rispetto degli accordi internazionali come il TRIPS.

“Chiediamo un intervento urgente all’Europa e all’Italia affinché difendano con forza il sistema delle IG nelle sedi internazionali, per sostenere un comparto economico strategico e proteggere le 300.000 imprese italiane e i loro 900.000 occupati che aderiscono al sistema delle DOP IGP in Italia.” ha dichiarato Cesare Baldrighi – Presidente di Origin Italia

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