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L'affaire Xylella non interessa più a nessuno, perchè?

L'affaire Xylella non interessa più a nessuno, perchè?

Il tema Xylella deve tornare centrale nell’agenda del governo nazionale: serve una commissione di inchiesta ma soprattutto la nomina di un Commissario Straordinario per la gestione della Xylella con poteri speciali

17 febbraio 2022 | C. S.

Il tema Xylella Fastidiosa deve tornare al centro del dibattito pubblico: sarebbe un grave errore abbassare la guardia o relegare il problema a esperienza drammatica circoscritta alla sola Puglia.

Siamo dinanzi a una minaccia concreta per l’olivicoltura italiana, una vera e propria emergenza che tocca la dimensione economica sociale e ambientale, se si considera l’impatto su tutto l’indotto del settore olivicolo-oleario, su lavoratori e imprenditori impegnati nella filiera e sul patrimonio paesaggistico delle aree rurali italiane.

Attualmente, il territorio ufficialmente demarcato come “zona infetta” - o comunque con evidenza di focolai - comprende le intere province di Lecce e Brindisi, oltre un terzo di quella di Taranto e quattro comuni della provincia barese.

Da quando sono state scoperte le prime evidenze, il patogeno ha conquistato terreno passando da 80 kmq infetti nel 2013 agli oltre 8.000 kmq (pari a circa il 50% della superficie di tutta la Puglia).

Un’area in cui sono presenti circa 25 milioni di ulivi: oltre 10 milioni sono ulivi disseccati (nel 2017, un’indagine satellitare aveva rilevato 6,5 milioni di ulivi colpiti)

Dunque, milioni di ulivi compromessi e miliardi di euro di danno economico tra mancata redditività delle aziende agricole e impatto su economia locale dovuto alla distruzione del patrimonio rurale tipico della nostra regione.

“La diffusione del batterio non si è fermata, anzi. Il ritmo, però, è più basso: con buona probabilità, l’azione di monitoraggio e di contrasto - afferma Gennaro Sicolo, Presidente di Italia Olivicola - ha contribuito a frenare l’avanzata rispetto ai primi anni.
Per queste ragioni, l’auspicio è non ritrovare nei nuovi provvedimenti in fase di sviluppo un abbassamento degli standard di intervento o limitazioni all’obbligatorietà di lavorazioni e pratiche agronomiche”.

Le operazioni di contrasto devono proseguire, anche alla luce dei timidi segnali di speranza che arrivano dalla possibile interazione dell'insetto Zelus Renardii polifago nei confronti delle sputacchine ma anche di altri insetti come la mosca dell'olivo.

A tal proposito Italia Olivicola propone il ritorno a una gestione commissariale con la nomina di un Commissario Straordinario per la gestione della Xylella con poteri speciali che sia messo nella possibilità di supervisionare gli interventi ai vari livelli, vigilare sull’applicazione degli obblighi assegnati alle aziende agricole ma anche sull’effettiva applicazione degli interventi da parte degli enti pubblici. Il Commissario deve poter incidere concretamente e direttamente sui processi per snellire l’iter burocratico, per agevolare la ripresa e semplificare l’accesso alle risorse per le aziende virtuose; deve poter anche entrare nelle decisioni che attengono all’individuazione delle adeguate risorse finanziarie  comunitarie, nazionali e regionali, da destinare alla ricerca scientifica.     

Occorre inoltre avviare concretamente una commissione di inchiesta che stabilisca i contorni del dramma Xylella ma soprattutto che aiuti finalmente a comprendere quali sono le responsabilità del danno perpetrato all’olivicoltura e su chi ricadono.

Il tema Xylella deve tornare centrale nell’agenda del governo nazionale, soprattutto nella fase di definizione del Piano Olivicolo Nazionale: non si può immaginare lo sviluppo di un piano che non tenga conto e non affronti le criticità generate nel comparto dal patogeno.

Con le dovute proporzioni, occorre organizzare una risposta adeguata all’emergenza fitosanitaria con il metodo con cui si è organizzata la risposta all’emergenza pandemica di questi mesi.

“Una risposta collegiale per frenare l’avanzata del batterio e far maturare un vantaggio, in termini di tempo, al mondo scientifico - prosegue Sicolo - impegnato nell’individuazione di varietà in grado di rigenerare l’olivicoltura a partire dai territori colpiti”.

Italia Olivicola ha portato le proposte all’attenzione del Parlamento durante l’audizione in Commissione Agricoltura del Senato della Repubblica che si è tenuta lo scorso 9 febbraio 2022 condividendo le preoccupazioni del settore anche rispetto all’aumento dei costi dell’energia.

L’impennata dei costi dell’energia non risparmia il settore agricolo: si è registrato un aumento del 120% per il comparto rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. A soffrirne è anche l’olivicoltura, chiamata ad operare con costi di produzione sempre più alti e margini sempre più bassi e con una grande incognita sulla prossima campagna di raccolta.

Il caro-energia, che rende più onerose le attività nei campi e nella fase di trasformazione, insieme all’aumento del prezzo degli input di produzione, degli strumenti e delle tecnologie per realizzare un’olivicoltura moderna e di qualità, fanno sì che produrre un litro di olio extravergine, oggi, abbia un costo certamente più elevato rispetto a ieri. 

Ad aggravare la già difficile situazione vi è un mancato riconoscimento da parte della Grande Distribuzione degli ulteriori costi sostenuti nella fase di produzione. Nella sostanza, i margini sono sempre più ridotti e i produttori si trovano dinanzi a un bivio pericoloso: lavorare in perdita oppure centrare la sostenibilità finanziaria tagliando altre voci di spesa. Ciò significa che a pagarne le conseguenze potrebbe essere la qualità del prodotto o la qualità del lavoro.

Per queste ragioni, Italia Olivicola chiede di “aprire una riflessione sul tema per cercare una soluzione finalizzata a mitigare l’impatto degli aumenti, accelerare sull’introduzione delle rinnovabili nelle aziende e avviare un tavolo di filiera coinvolgendo la GDO per ridefinire gli equilibri tra i vari attori e socializzare a pieno gli effetti dei rincari”.

“Se è vero, come auspichiamo, che l’aumento dei costi di produzione non debba pesare sulle spalle del consumatore, è altrettanto vero - conclude Sicolo - che non deve essere sostenuto solo dai produttori”.

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