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Gli industriali dell'olio d'oliva italiana chiedono lo stop al sottocosto

Gli industriali di Assitol chiedono di eliminare questa pratica commerciale, che svilisce l'immagine del prodotto e discredita l’impegno dell’intera filiera. Attualmente, la normativa italiana la autorizza soltanto una volta l’anno

10 giugno 2019 | C. S.

No alle vendite sottocosto, che svalutano l’olio extra vergine d’oliva e squalificano l’impegno dell’intera filiera. Questo l’obiettivo della proposta di ASSITOL, l’Associazione Italiana dell’Industria Olearia, appena presentata a Bruxelles, in occasione della riunione del Gruppo di Dialogo Civile sul settore olivicolo-oleario.

L’ipotesi avanzata dal’Associazione consiste nel divieto di effettuare vendite sottocosto, stabilendo severe sanzioni amministrative. Attualmente, la normativa italiana autorizza la commercializzazione dell’extra vergine ad un prezzo inferiore rispetto al suo costo soltanto una volta l’anno. In realtà il ricorso al sottocosto è ormai praticato in modo indiscriminato e diffuso, senza alcun riguardo per la stagionalità e con ampia discrezionalità.

“In questo modo, l’olio extra vergine, alimento prezioso per il suo gusto inimitabile e soprattutto per i suoi benefici per la salute – spiega Anna Cane, presidente del Gruppo olio d’oliva di ASSITOL – è diventato un prodotto-civetta, vale a dire messo sul mercato a poco prezzo per attirare i consumatori nei punti vendita. Con gli anni, si è innescata una spirale senza ritorno, che ha portato al progressivo deprezzamento dell’olio d’oliva ed ha indotto il consumatore a considerare ‘normale’ vedere l’extra a prezzo stracciato. Il tutto senza alcun riguardo per il valore qualitativo dell’extra vergine e per il lavoro dell’intero comparto”.

Oltre a danneggiare l’immagine dell’extra vergine, il fenomeno ha quindi delineato una narrazione del prodotto-olio totalmente errata. “In pratica, ne ha screditato la reputazione – ha osservato la presidente degli industriali – trascinando sempre più giù i prezzi e rendendo sempre meno remunerativo l’impegno della filiera, andando contro gli obiettivi stessi del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea”.

In altre parole, a causa della spinta al ribasso della qualità dell’extra, coltivare olive, produrre olio e confezionarlo è diventato sempre meno conveniente. “Il settore deve già affrontare molte problematiche – sottolinea Anna Cane – che vanno dalla Xylella allo storico deficit di produzione olivicola. Con il sottocosto, però, si offende la dignità di imprenditori e lavoratori e si mettono in difficoltà gli operatori seri, che lavorano per offrire un prodotto buono, salutare e sicuro”.

L’ipotesi dell’Associazione è stato anche oggetto di un emendamento, presentato negli scorsi giorni dall’On. Filippo Gallinella, presidente della Commissione Agricoltura presso la Camera dei Deputati, al Disegno di legge sull’etichettatura e la tracciabilità dei prodotti agricoli e agroalimentari, in discussione a Montecitorio. L’emendamento non è stato approvato e integrato nel testo finale del disegno di legno, ma il presidente ha ribadito, di fronte alla commissione parlamentare, l’importanza di approfondire il tema, allo scopo di ridare valore al comparto.

“Ringraziamo l’On. Gallinella per aver preso a cuore la nostra proposta – ha dichiarato la presidente degli industriali – speriamo vivamente che l'emendamento possa essere ridiscusso a breve in aula. La nostra battaglia non si ferma qui e ci conforta sapere che, in Italia ed in Europa, sia finalmente entrata nell’agenda politica”.

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