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L’OLIO È DONNA? SÌ. E OGGI LO È PIÙ CHE MAI. SI INTRAVEDE UN FERMENTO INTELLETTUALE DI GRANDE LEVATURA. ECCO ALCUNE VOCI AL FEMMINILE
C’è spazio per la riflessione composta, ma anche per la polemica. Intanto una domanda: perché tanta divisione? Esistono due associazioni di donne dell’olio. A parte ciò, le donne sono comunque in grado di apportare una visione nuova, più pratica e logica, più concreta e sensata
25 settembre 2004 | Luigi Caricato
Donne donne donne. Il composito e variegato universo dell’olio ha ora una sua specifica e caratteristica espressione, anche sul fronte femminile. Da qualche tempo a questa parte il comparto oleario si sta infatti colorando di rosa, aprendosi così a un futuro certamente più radioso e lungimirante. Almeno, è quanto ci si augura che accada per il bene dell’intero settore. Il contributo delle donne può rivelarsi senz’altro determinante, per il cambiamento tanto atteso. Vedremo.
Intanto è proprio con tale spirito che abbiamo sentito il parere di alcune tra le principali protagoniste dello scenario oliandolo, chiedendo loro un personale giudizio sui seguenti tre punti:
1. Da quanto tempo si sta occupando di olio di oliva e perché ha scelto tale ambito di azione?
2. Che ambiente ha trovato? Facile oppure ostativo al fatto di essere donna?
3. Secondo lei, cosa può apportare al comparto oleario un approccio femminile?
Noi ci attendiamo per davvero un contributo positivo, sperando che non resti solo nelle intenzioni.
Un aspetto che ci lascia un poco perplessi è tuttavia la presenza di due associazioni di “donne dell’olioâ€: l’omonima e storica, con sede a Bardolino, e la più recente, “Pandoleaâ€, con sede invece a Roma.
Perché – ci chiediamo – una simile divisione? Ha senso?
Se esiste l’associazione delle “Donne del vinoâ€, antesignana di tutte, ed una, ora, che riunisce le “Donne della grappaâ€, perché vi devono essere due associazioni femminili per l’olio di oliva? E’ forse lo specchio che riflette fedelmente un comparto già parecchio frammentato al suo interno e che vuole disintegrarsi ulteriormente senza però mai avere la forza e il coraggio necessari per cercare uno spirito unitario?
Attendiamo fiduciosi una risposta. Intanto buona lettura.
ABBRUZZETTI Loriana, presidente dell’associazione “Pandoleaâ€, nonché produttrice nelle Marche
1. “Mi occupo d’olio da quindici anni, perché sono cresciuta nel frantoio, quando i miei genitori hanno deciso di chiudere l’attività e io non me la sono sentita e così la scelta è stata obbligata. Non avevamo grandi aspettative, all’inizio; ora abbiamo cercato di migliorarci con un successo di riscontri.
2. “Il fatto di essere donna mi ha aiutato molto. Se si ha voglia e capacità , sono convinta che lo spazio non manchi per nessuno. Le difficoltà , semmai, le ho riscontrate nell’ambiente visto nel suo insieme. Il comparto oleario è molto chiuso. C’è molto individualismo. Per questo l’associazione ‘Pandolea’ nasce con l’obiettivo di unire le forze e far parlare di noi. In ogni caso è un comparto difficile. Sono tante le buone intenzioni, ma si concretizzano poco.
3. “Le donne possono apportare una visione nuova, permettendo di presentare l’olio di oliva non solo come un prodotto da vendere e basta, ma anche quale espressione di cultura. L’elemento della femminilità è importante, significa ordine e organizzazione, qualità che contraddistinguono in genere la natura della donna. Ecco, penso che le donne possano fare molto, ma devono essere sostenute, peròâ€.
BRICCOLI BATI Caterina, Istituto Sperimentale olivicoltura di Rende, in provincia di Cosenza.
1. “Me ne occupo da quando mi sono laureata a Firenze, in botanica, dal ’73. La mia prima pubblicazione era sull’olivo. Poi non va neppure sottovaluto il fatto che io sia toscana. Ho scelto la mia professione anche per il forte legame con l’olivo. E’ una pianta simbolo, molto longeva e imponente. A me peraltro piace l’agricoltura produttiva, laddove si avvisa l’interevento dell’uomo sulla natura. L’olivo mi dà molte soddisfazioni, lo si può abbandonare per due anni di seguito e non muore, riesce comunque a resistere e a rispondere bene quando ti rioccupi di lui. E’ una pianta longeva, appunto, sempreverde, generosa, i cui frutti sono bellissimi e perfino ingannevoli, perché sono piuttosto amari e non puoi mangiarli subito, seppure in compenso ti offrono l’olio.
2. “Ho trovato uno dei peggiori ambienti. Il mondo dell’agricoltura non è facile. Parlo degli inizi, quando era un mondo prettamente maschile. Eravamo solo tre ragazze, quando mi iscrissi all’università . Nel campo lavorativo e universitario sono stati tutti gentili, certo; però eri una donna, collocata quindi in un gradino inferiore agli uomini. Prima di scegliere una donna vi erano tanti concorrenti uomini, più avvantaggiati. L’imprenditore sceglierebbe senza esitare un uomo, forse io stessa avrei fatto altrettanto. L’idea dominante è quella della supremazia maschile, le donne ci sono, le si vogliono, ma sono sempre considerate subalterne, anche nell’ambito della ricerca. Tanto rispetto, sì, senza dubbio, ma intanto gli altri colleghi avevano più opportunità di noi per emergere. Una donna deve faticare tre volte di più, magari le viene concesso tanto, ma si sente dire ch’è meglio nel ruolo di madre. Le donne sono nei laboratori, perché si pensano più precise e minuziose, così è stato detto. Oggi un poco l’atteggiamento è cambiato, anche perché siamo tante, ma poco molto poco. Siamo percepite come antagoniste subalterne.
3. “Apportano una visione più pratica, più logica, concreta e sensata. Tra donne ci si può pure scannare, ma ala fine si ottiene molto di più. Al contrario, vi sono uomini che vogliono far carriera e diventano così dei buldozer. Noi donne siano più realiste e oneste, credo, anche nella direzione di un istituto o di un’azienda, abbiamo una visone più oggettiva, abbiamo qualcosa in più, una visione meno egoistica, meno opportunistica; siamo capaci di superare gli antagonismi, per quello che mi è dato di vedere. Le donne comprendono con maggiore lucidità le varie situazioni, sono in grado di mediare perché hanno visione più ampia e concretaâ€.
CANE Anna Maria, responsabile per la qualità e lo sviluppo prodotto per il settore olio di oliva in Bertolli Unilever.
1. “La mia è una storia quasi naturale. Sono finita per motivi un po’ personali nel mondo dell’olio. Sono cresciuta in Liguria, con un padre che permetteva in casa il solo uso dell’extra vergine e con la mania di affittare un oliveto, pretendendo che i figli raccogliessero con lui le olive da portare in frantoio per la molitura. All’università , a Genova, ho poi incontrato il professor Tiscornia, una delle figure emblematiche della chimica dell’olio di oliva. Mi sono dunque appassionata alla materia, laureandomi con una tesi sperimentale in Chimica degli alimenti sulla determinazione dei componenti minori polari nell’olio di oliva, proprio quando negli anni Ottanta si iniziava a parlare di polifenoli. Mi sono poi iscritta a un altro corso di laurea, in Farmacia, con tesi anche in questo caso sperimentale sulla determinazione dei trigliceridi nell’olio di oliva. In questo modo ho dato un taglio ben preciso al mio curriculum. Sono stata assunta nell’89 da Unilever, con diversi incarichi, sempre nell’ambito del controllo qualità e della ricerca analitica del settore oli e grassi.
La mia attività si è contraddistinta in particolare nel 1993, nello stabilimento San Giorgio di Pomezia e da lì poi non ho più smesso, occupandomi full time di olio di oliva.
2. “In generale, pur con tutti gli sviluppi che si sono registrati negli ultimi anni, riguardo alla parità uomo-donna, credo che le donne rispetto agli uomini abbiano qualche difficoltà in più a imporsi. A livello personale difficoltà non ne ho avute, anche perché ritengo che il lavoro uno se lo debba creare strada facendo. Ecco, io ho avuto la possibilità di coltivare i miei interessi tecnico-scientifici, per questo svolgo il mio lavoro con grande passione, trovando gli spazi giusti anche nel mondo dell’olio di oliva, ch’è pressoché maschile. Mi sembra tuttavia che le donne si facciano sentire molto bene, quelle che ci sono: non c’è, è vero, una presenza quantitativa, ma qualitativamente costituiscono una realtà ben visibile.
3. “Un po’ più di creatività , possono apportare. Il fatto che il comparto oleario sia considerato un mondo di tradizione, laddove si fa così e non diversamente perché si è fatto sempre così, la presenza femminile può contribuire a cambiarlo. Le donne apportano senz’altro più fantasia, attraverso un approccio creativo al lavoro, una energia, un senso del fare e una voglia di cambiare anche in tempi veloci e senza esitare. Sì, le donne che ho incontrato sono molto veraci, disposte a dare molto di se stesse, in grado di spendersi molto in prima persona. Ritengo che la presenza femminile nel mondo dell’olio rappresenti un contributo operativo piuttosto sostanziale. Chi ha voglia di fare e di soffrire gli spazi li trovaâ€.
CITTADINI Valeria, Capo panel Coi, presidente della Commissione d’assaggio per gli oli Igp per la Toscana, nonché produttrice in Maremma, a Roccastrada.
1. “Ero una industriale a Iseo, nel Bresciano. Mio marito ed io abbiamo poi deciso di coltivare più concretamente la passione per l’agricoltura e così nell’82 abbiamo preso un’azienda olivicola e turistica con frantoio tradizionale e 4 mila ulivi di proprietà . Nell’84 ho capito l’importanza dell’olio di oliva di qualità grazie alla Corporazione dei Mastri oleari. Ho voluto così portare la mia esperienza di industriale in agricoltura, in modo da voltare pagina, in modo che l’olio di Maremma esprimesse insieme qualità e immagine. Nell’84 non vi era ancora chi imbottigliasse l’olio. Io ci ho creduto e ho trascinato anche le associazioni di categoria. Nell’86 si è dato il via al primo corso in assoluto di degustatori di extra vergini a Viareggio e tante iniziative sono poi seguite con successo a ruota.
2. “E’ stato difficile nel corso dei primi anni, per l’abitudine atavica di fare l’olio con le olive riposate e di vendere l’olio sfuso, e poco extra vergine. Ma ho trovato in seguito tanta collaborazione. Sono riuscita nel ‘93 a riunire tutte le istituzioni e si è organizzato il primo corso di degustatori d’olio a Grosseto. Ci hanno creduto in tanti. Nel ‘95 è stato ufficialmente riconosciuto il gruppo panel; e siamo tra i primi panel ad essere riconosciuti. Avrò fatto da trainer, però se non trovavo le istituzioni che non sostenevano non avrei fatto nulla. Nel ’92, inoltre, sono diventata io stessa capo panel. Se è stato difficile? Certo, con gli olivicoltori: rifiutavano una certificazione negativa del prodotto e i primi tempi era dura; ma ora il panel ha dato una spinta propositiva agli olivicoltori. È stato il primo rapporto diretto. Allo storico premio “L’olivo della Stregaâ€, nella sua ultima edizione, hanno partecipato ben sessanta olivicoltori. E’ stato un successo, abbiamo avuto solo tre oli non classificabili extra vergini. Il nostro gruppo panel è costituito peraltro per il 50 per cento da donne. Hanno un palato più raffinato e capace. Si apprezza molto di più il loro lavoro, incidono maggiormente sul fronte delle percezioni sensoriali.
3. “La nota positiva è che le donne hanno creduto di più nell’immagine e nella qualità , spingendo così i propri uomini al cambiamento. Le donne hanno il vantaggio inoltre di riuscire a spingere maggiormente l’olio sul piano commerciale. Siccome è la donna che compera - e oggi tra l’altro è più istruita e guarda anche al prezzo, affinché sia giusto in rapporto alla qualità – noi donne che ci occupiamo d’olio saremmo di sicuro più credibili rispetto agli uominiâ€.
FIORAVANTI Paola, presidente Umao, Unione mediterranea assaggiatori oli, nonché docente di Industrie agrarie presso l’Istituto tecnico agrario “Garibaldi†di Roma.
1. “Mi occupo di olio di oliva dal 1974, a livello professionale, da quando ho insegnato Industrie agrarie; e poi dal 1978 in qualità di responsabile del frantoio e laboratorio di analisi interno all’Istituto. Ho scelto questa scuola perché da chimica mi interessava molto la materia dell’alimentazione.
2. “Come presidente dell’Umao ho avuto un successo superiore alle attese. Sono stata molto bene accolta. Forse con i mass-media qualcosa non ha funzionato al meglio, stranamente: si aspettano in genere un maschietto, perché credono che un tecnico uomo sia da preferire a un tecnico donna. Finora è stata comunque la caparbietà delle donne a far sfondare l’universo femminile nel mondo dell’olio. Non è stato facile.
3. “A livello di promozione le donne sarebbero senz’altro la soluzione ideale, contribuirebbero a far percepire l’olio di qualità nella giusta dimensione, portandolo così alla quotidianità del consumo. Purtroppo non vi è ancora una adeguata conoscenza dell’olio di oliva di qualità ; ecco, le donne in questo senso possono rivelarsi importanti, la comunicazione è nelle loro mani. Ma per riuscire a imporsi devono impegnarsi di più, altrimenti partono comunque svantaggiate. Le donne non le vogliono. Sono ghettizzate, non c’è ancora parità Quelle che si occupano di agricoltura lo fanno perché ci credono, di imprenditrici ce ne sono infatti parecchie, ma guadagnare spazio è difficileâ€.
LISI Marta, componente del consiglio direttivo dell’associazione di produttori olivicoli “TreE†(ovvero efficienza, etica ed efficacia attraverso una strettissima tracciabilità della filiera), nonché produttrice a Miggiano, nel Salento).
1. “Sono tre anni che mi occupo di olio con tutte le mie energie. Ho scelto un po’ per caso e un po’ per obbligo, in quanto la mia famiglia vive l’esperienza del settore da generazioni.
2. E’ stato abbastanza difficile. Difficoltà oggettive però non ne ho mai incontrate, lo ammetto. Con i colleghi non ci sono stati problemi, con gli operai semmai un poco. Qualche difficoltà comunque c’è, quello dell’olio di oliva resta un settore prettamente maschile e si viene spesso guardati con sospetto.
3. “Mi auguro che con le donne ci sia un po’ di elasticità mentale in più e che non vengano mai meno le questioni di carattere etico. Non mi pare tuttavia che le donne abbiano qualcosa in più degli uomini. Forse una ventata di pulizia e di rinnovamento la possono apportare, visto che sono per certi versi nuove nel settore. Spero che contribuiscano a far accrescere il senso di onestà , laddove, soprattutto al Sud, mi sembra che tale ambito sia tenuto in secondo piano. Al Nord credo che la realtà funzioni meglioâ€.
NIZZI GRIFI Fiammetta, agronomo.
1. “Me ne sono occupata a partire dalla tesi di laurea. E’ stata una scelta non consapevole, una opportunità che si è rivelata per me una occasione importante e decisiva. Dall’87, dunque; e da allora non ho più lasciato.
2. “Qualche piccola difficoltà l’ho trovata, qualche occasione di divertente contrasto, ma il fatto che abbia scelto la coltivazione dell’olivo mi ha senz’altro facilitata. Siamo in pochi ad aver scelto il solo olivo come pianta agricola con cui lavorare. Inoltre, vi è da dire che l’olivo accoglie a sé le persone più sensibili nel campo agricolo. Le difficoltà , certo, si incontrano, ma non sono mai state di grande entità .
3. “La pazienza, secondo me. Le donne apportano tanta pazienza. E poi io credo che sia proprio la storia che contraddistingue l’olivo ad avvicinare persone un po’ sognatrici e ricche di ideali, che tendono a lavorare sempre con entusiasmo. Si lavora oggi nel settore olivicolo a tutti i livelli, dalla piantagione dell’olivo al marketing dell’olio di oliva, con uno spirito positivo, diverso rispetto ad altri settori. C’è più spazio per le prove e i tentativi. In tutto ciò le donne costituiscono una principale fonte di energia, enorme, anche perché tutto è ancora aperto alle novità . Oggi si cerca di capire i grandi principi di una volta per tradurli secondo le tecnologie moderne. Non si tratta solo di una sfida economica, ma anche culturale, una opportunità che non può essere sottovalutata. Le donne possono senz’altro contribuire a cogliere tale momento propizioâ€.
PAROVEL Elena, presidente del Comitato Dop olio extra vergine di oliva “Tergesteâ€, nonché produttrice in Friuli Venezia Giulia a San Dorligo della Valle.
1. “Mi occupo di olio di oliva da una decina di anni a questa parte, da quando sono entrata nell’azienda familiare. La scelta è stata inevitabile, si è trattato di un percorso già prestabilito, generazionale, ma mi piace tanto occuparmi di un ambito operativo così attraente.
2. “Non è stato troppo difficile in quanto donna, però sicuramente complicato, in particolare con gli enti pubblici. Soprattutto per il disbrigo delle pratiche burocratiche: sembra si tratti di un territorio espressamente al maschile; ma in compenso nell’ambiente più strettamente rurale è stato per me diverso, forse qualche difficoltà l’ho incontrata solo all’inizio. Al Comitato della Dop “Tergeste†mi trovo molto bene. Sarà perché sono molto attiva, ma non vedo ostilità . Certo, l’ambiente è prettamente maschile, ma ciò mi ha probabilmente facilitato. Ci sono meno scontri, quando vi è una donna. Negli ambienti pubblici resta però tutto più difficile. Forse l’uomo è più libero in questo, è meno ostacolato.
3. “Sicuramente con le donne ci sono più colori in ciò che viene fatto, tutto è più sentito. C’è più colore e calore. La donna guarda molto di più all’estetica, e non trascura nemmeno la precisione e l’attenzione ai particolari. Quando una realtà è organizzata dalle donne si vedeâ€.
ROCCHI Maria Cristina, presidente Aspo, Associazione senese produttori olivicoli, nonché produttrice in Toscana.
1. “E’ da tredici anni che vivo questo mondo, in quanto io stessa olivicoltrice, seppure il mio campo di azione si estenda anche ad altre colture. E’ un’azienda multifunzionale, la mia. Da generazioni, almeno quattro. E’ una passione di fondo che unisce tradizione e passione. Ecco tra i due aspetti non so quale sia quello prevalente. Forse la passione. In certi ambienti d’altra parte non si può fare diversamente. Senza passione si scappa da qualsiasi attività agricola. In campagna senza passione non si resiste, non si può lavorare.
2. “Non ho trovato particolari ostacoli, lavoro da tanti anni. Certo il mondo agricolo è una realtà dura in generale, e sicuramente per le donne è ben più difficile, ma molto dipende dalla volontà .
3. “Possono portare un forte tensione propositiva verso il conseguimento della qualità , ma anche sul fronte della commercializzazione le donne hanno tutte le carte in regola per lasciare segni importanti e incisivi; poi, senz’altro, va pure detto che è la capacità creativa che caratterizza l’universo femminile a poter contribuire a fare la differenza in modo incisivo. I risultati oltretutto si vedonoâ€.
TURRI Laura, presidente Consorzio di tutela olio extra vergine di oliva “Garda†Dop, nonché produttrice.
1. “Ci sono nata nel mondo dell’olio. Ho sentito da subito il profumo dell’olio, da sempre. Vista la mia azienda familiare, così fortemente radicata negli anni, non si prospettavano altre scelte. Dapprima ho studiato e già un po’ lavoravo, poi via via il dedicarmi alla professione che svolgo mi ha talmente appassionato che non penserei più ad altro. E’ un forte legame con la tradizione, ma l’idea che mi ha mosso è stata quella di superare l’atteggiamento di eccessiva certezza e sicurezza che traspare in un comparto in cui non ci si confronta mai. C’è troppa concorrenza tra le aziende, mentre occorre cercare di capire meglio invece questo mondo così complesso, promuovendo la cultura, facendola. Da qui l’idea, per esempio, di fondare l’associazione delle donne dell’olio. Noi veronesi ci eravamo incontrate e conosciute per risolvere dei problemi, ma è stata l’occasione per confrontarci e conoscerci meglio, affrontando la realtà a un livello più ampio ed efficace.
2. “Non ho trovato difficoltà . Molta sorpresa all’inizio, senz’altro, perché non vi erano molto donne. Però posso dire di essere stata agevolata. E’ solo il primo impatto ch’è stato un po’ difficoltoso, ma in seguito la preparazione, l’effettiva competenza, è ciò che in questo settore alla fine conta. Ci si intende, dunque, indipendentemente dall’essere donna o uomo.
3. “Dal mio punto di vista non faccio differenze, proprio perché non considero l’approccio femminile una differenza decisiva. Si guarda alla competenza. E’ questa a determinare il resto. Certo, essendo un prodotto alimentare, noi donne prestiamo maggiore attenzione a ciò che può interessare le altre donne al momento dell’acquisto. L’uomo tratta invece il prodotto senza sapere a volte cosa succederà dopo. Al di là di tutto, in ogni caso, in questo settore occorre avere ancora voglia di fare, perfino volontariato, perché è nella cultura – nel fare cultura - la strada vincente per rilanciare un comparto che necessita di ricollocarsi in una nuova prospettivaâ€.