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COME TI IMBAMBOLO CON LA SCUSA DEL BOLLINO

In un recente incontro sul tema della qualità nel settore agroalimentare si dovevano formulare ipotesi per lo sviluppo del territorio. Si è fatta invece una spudorata pubblicità per sostenere le certificazioni di sostenibilità ambientale. Cari agricoltori, state in guardia! Non cascate nei soliti tranelli

04 settembre 2004 | Luigi Caricato

Voltiamo pagina. “Qualcosa sta cambiando, le aziende accettano di farsi certificare!”
Per il loro bene, s’intende.
E’ questo l’avvertimento, vittorioso e dai toni esaltati, pronunciato da un distinto signore di mezza età in chiusura di una pur piacevole convegno (o presunto tale) tenutosi in uno scenario incantevole che rimandava ad altri tempi.
Questo signore, distinto e professionale, e perfino simpatico nei modi gentili e affabili con cui si è presentato, ha preferito però tirare acqua al proprio mulino.
Come al solito, d’altra parte; e nulla di nuovo – com’era prevedibile – è accaduto più di quanto si potesse già immaginare.
Sono storie risapute, è vero. Però, ammettiamolo: non se ne può più! Basta, sarebbe proprio l’ora di voltare pagina.

Aria nuova? Con la scusa di un convegno, il distinto e affabile signore di mezza età ha pensato bene di promuovere la propria struttura operativa per indurre gli astanti a credere nell’iniziativa e aderire di conseguenza. A-de-ri-re.
“I vantaggi del sistema di gestione aziendale sono notevoli” ha dichiarato.
Siamo contenti per lui, molto meno per tutto il resto.
“Occorre una politica di prevenzione” aggiunge.
L’intento è chiaro: “E’ necessario puntare a un miglioramento continuo”.
Oddio, che belle parole! Le ho già sentite. Anche se a risentirle devo pur ammettere affascinano.
Poi l’assalto finale, sempre morbido, persuasivo, seducente: “Un produttore agricolo che decide di certificarsi Xy avrà un miglioramento su più fronti. Cresceranno le performance sui mercati e miglioreranno perfino le relazioni sociali”.
Sì, proprio così. Del resto il distinto signore di mezza età non lascia spazio a dubbi: “Non passa inosservata una certificazione Xy” ammette tronfio e soddisfatto di sé l’uomo di mezza età, distinto, serio, professionale e simpatico e dai modi gentili.
E’ chiaro? Perché rinunciare allora ai vantaggi di una certificazione di sostenibilità ambientale? Suvvia, smuovetevi. Cari agricoltori, sopportate pure altri costi oltre a quelli a cui siete abituati vostro malgrado; sopportate, ma con il sorriso stampato in volto però. Gioite tutti e unitevi, siate un unico respiro, perché è arrivato l’arrotino, anzi no, è arrivato l’ombrellaio. No, no! Cosa dico? E’ arrivato il certificatore Xy. C’è aria nuova in agricoltura, è tempo di mutare corso alla realtà quale oggi appare. Evviva dunque le certificazioni Xy, evviva chi pensa al benessere degli agricoltori e a chi li rende ricchi.

I burocrati dell’agricoltura. Ecco infine profilarsi un’altra figura cardine in agricoltura: rappresentata da coloro che gestiscono le cose che contano: i soldi. Quelli degli altri, però; mica i propri. Quelli degli altri, con il supporto di quelli, immensi e irraggiungibili, che nessuno appunto vede mai passare sotto il proprio naso.
Denaro, denaro, denaro, denaro…
Quanto denaro gira in agricoltura, quanto.
Lo vedono sempre gli altri e mai gli interessati.
Ecco il lato bello della realtà: occuparsi di agricoltura conviene, ma ai burocrati.
Sì, non si deve mica coltivare la terra, no; ma fare i burocrati, quelli che i soldi li gestiscono, quelli che i soldi.
Ed ecco un altro signore, leggiadro e cortese pure lui, chissà se anche lui di mezza età: non dimostra anni, è un corpo senza età.
“Siamo attori di un cambiamento epocale” dice.
“Si va verso una gestione obbligatoria della salvaguardia dell’ambiente” prosegue.
Evvivaaaaaaaaaaaaaaaaaa! Che gioia spassosa
Lo abbiamo ascoltato, inebriati: 50 miliardi di euro da qui al 2013!
Arrivano i soldi, arrivano i soldi! Mica li turchi. Mamma li turchi no. C’è un’altra mamma, dal cuore più generoso.
La mamma Unione europea dispensa infatti tanti denari: l’agricoltura è salva, evviva l’agricoltura.
“L’agricoltura si libera dei vincoli e si apre al mercato” è quanto afferma il burocrate agricolo, che senza scomporsi aggiunge: “Questo processo richiederà tanta formazione” E ribadisce: “Nascerà un’attività di consulenze alle aziende”.
Insomma, sarà una pacchia. Diamoci tutti all’agricoltura, consegniamoci alla madre terra raggianti; e così, infatti, festosi ed esaltati scaldiamo le nostre mani e applaudiamo: essì perché arrivano i soldi arrivano i soldi arrivano i soldi.
Ma per chi arrivano i soldi?

I soldi arrivano per i soliti noti, poi le briciole… Le briciole sono per chi la terra la coltiva, per chi all’alba ancora si leva dal letto per tirare la carretta. Evviva l’agricoltura, evviva chi ci da’ la felicità, chi fa piovere dall’alto la manna: denaro denaro denaro, arrivano i soldi arrivano i soldi. Poi…
Poi al convegno (o presunto tale) intervengono gli agricoltori, gli imprenditori agricoli, quelli che la terra la conoscono e non la vedono solo sulle scartoffie. Quelli che i soldi pubblici insomma non li hanno mai visti o li vedono assai di rado. O solo le briciole, quelle dispensate a tutti, quelle che niente, quelle fanno solo sentirne il profumo delle somme più sostanziose.
Mamma Unione europea è una mamma deliziosa. Dispensa soldi soldi soldi. Ma chi li prende poi questi soldi?
Intervengono dunque al presunto convegno gli agricoltori, intervengono a testimonianza del proprio impegno in agricoltura e cosa ascoltiamo dai loro interventi?
Ecco cosa ascoltiamo: “Tutto quanto abbiamo realizzato negli anni è frutto dei nostri sacrifici. Non abbiamo mai avuto finanziamenti. E’ il frutto del nostro lavoro, è il frutto del nostro lavoro. E’ il frutto del nostro lavoro, è il frutto del nostro sudato lavoro e ne siamo tanto, tanto orgogliosi”.
Già i finanziamenti, ma dove vanno poi a finire i cospicui finanziamenti? Dove vanno a finire?

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