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Animali ed ecologia in una rilettura del mondo al femminile

Un saggio, a cura di Wilma Baricalla, raccoglie alcuni preziosi contributi di vari studiosi in un'ottica pluridisciplinare. Si va dalla filosofia all’etologia, dall’indagine storica fino al puro approccio zooantropologico

16 gennaio 2010 | Luigi Caricato



E’ una casa editrice da tenere sott’occhio, l’Oasi Alberto Perdisa. Ottime le scelte che costituiscono un catalogo ormai ricco di titoli e con novità editoriali in molti casi insolite e inusuali.

Tra i vari testi pubblicati è da segnalare per esempio il libro Animali ed ecologia in una rilettura del mondo al femminile, di cui è autrice e curatrice Vilma Baricalla, studiosa di filosofia ambientale. Il saggio raccoglie e sviluppa, approfondendoli, i contributi presentati nell’ambito di un convegno che si è svolto nell’ottobre 2006 a Firenze.

Si tratta di lavori che sono il frutto di un percorso finora poco praticato, o comunque poco conosciuto, che è quello di chi studia il mondo animale in un’ottica pluridisciplinare, che va dalla filosofia all’etologia, dall’indagine storica fino al puro approccio zooantropologico.

Non è un testo facile, giacché richiede un’attenzione notevole, che premia però alla fine il lettore più curioso, anche perché la sua lettura ci apre verso una visione inedita, comunemente poco rappresentata. Si scopre infatti il ruolo privilegiato che l’approccio al femminile ha nel suo rapporto diretto e speciale con la natura e con gli esseri viventi non umani.

Ci si addentra così in un mondo poco esplorato, che in alcuni casi ci conduce perfino all’ecofemminismo, un movimento di pensiero nato a partire dagli anni Settanta dello scorso secolo, che ci apre a una problematica sociale spesso sottovalutata, laddove il dominio sulle donne appare ancora legato, concettualmente e storicamente, al dominio sulla natura.

Si tratta di un libro che fa riflettere, al punto da indurci a farci in qualche modo rivedere e mettere in discussione le antiche logiche basate su modelli di pensiero oggi non più riproponibili. Da qui dunque una nuova visione della realtà, aperta all’idea di una madre comune che partorisce un mondo non più espressione di estraneità, ma di simbiosi con la natura, una visione capace di indirizzare il comportamento dell’uomo verso un’etica alternativa, basata soprattutto sui concetti di cura e responsabilità.

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