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Il vino è civiltà. La ventottesima volta del Premio Masi

Il tema portante è stato il rafforzamento dell’identità legato al valore di ogni cultura Il riconoscimento è anadto a Cavalli-Sforza, Sandeman, Danese, Mazzacurati e Rumiz

17 ottobre 2009 | Monica Sommacampagna



“Da bambino ricordo quando venivano in azienda i compratori dalla Germania. Allora non si vendeva in bottiglia. Dopo aver mangiato e bevuto assaggiavano il vino da una fila di botti. Quella preferita veniva segnata e spedita. Con il Premio Masi abbiamo voluto recuperare questa tradizione: la botte di Amarone scelta dai premiati è la loro botte”. Con queste parole Sandro Boscaini, presidente di Masi agricola e vicepresidente della Fondazione, ha introdotto il XXVIII Premio Masi a Gargagnago (Vr), lo scorso 3 ottobre, in uno dei momenti più caratteristici di questo evento: la firma, da parte dei premiati, sulla botte di Amarone nella prestigiosa cantina dell’azienda.

In particolare, in questa edizione, sono stati assegnati il Grosso d’Oro Veneziano al genetista Luigi Luca Cavalli-Sforza, il Premio Internazionale Masi per la Civiltà del Vino a George Sandeman come portavoce di “Wine in moderation” e il Premio Masi per la Civiltà Veneta all’imprenditore Lino Danese, al regista Carlo Mazzacurati e allo scrittore e giornalista Paolo Rumiz.
“I premiati di questa edizione sono stati scelti in particolare per il messaggio, spesso fortemente rivolto ai giovani, su temi di grande interesse e attualità. Penso all’odioso dibattito sul razzismo, all’educazione al bere in modo moderato e qualitativo, al tema della sicurezza” ha spiegato Isabella Bossi Fedrigotti, nuovo presidente della Fondazione Masi.

Incontrare i premiati ha costituito così l’occasione per affrontare alcuni dei temi più attuali della nostra società. “Viviamo in un momento politico ed economico difficile dove ha terreno fertile un riflesso xenofobo – ha detto Paolo Rumiz – Se però manteniamo la nostra identità non c’è straniero che possa inquietarci”.

Un ulteriore importante contributo su questo tema è stato fornito da Luigi Luca Cavalli-Sforza, genetista di fama mondiale, che attraverso l’esame del patrimonio genetico di oltre 2.000 popolazioni ha legato la storia dell’evoluzione dell’uomo moderno a una piccola popolazione centro africana vissuta circa 60mila anni fa. Evidenza che rende improponibile la tradizionale generica distinzione razziale tra asiatici, africani ed europei in quanto non si tratterebbe di varietà razziali ma di manifestazioni della variazione dei geni di un’unica popolazione originaria in risposta all’ambiente e al clima, dovute alle migrazioni svolte nei secoli.

Quanto al rapporto tra i giovani e l’alcol, George Sandeman ha sottolineato che da qualche decennio è aumentato il consumo di alcol sia per i cambiamenti climatici che per i vini di migliore qualità. “In alcune aree dell’Europa, in particolare, quando il vino si è slegato da una precisa tradizione, viene consumato in maniera spropositata. “Wine in moderation”, il programma paneuropeo rivolto ai giovani per promuovere la responsabilità e la moderazione nel consumo delle bevande alcoliche, mira a responsabilizzare i giovani sul valore di bere bene e con piacere, collocando il vino in un preciso contesto conviviale legato alla tradizione”.

In sintesi, il tema portante della XXVIII edizione del Premio Masi è stato il rafforzamento dell’identità legato al valore di ogni cultura. Apertura e integrazione hanno senso solo a partire da un radicamento che si basa sul rispetto della tradizione e della storia di ogni popolo. “Qualunque cultura europea ha bisogno di riscoprire i propri valori fondamentali, al di là di quelli imposti e omologati – ha sottolineato Sandro Boscaini. Il confronto tra diverse culture è proficuo se si ha una chiara consapevolezza di chi si è. Il Premio Masi in effetti mira a sottolineare il valore della civiltà veneta. Mi piacerebbe che diventasse un modello di ispirazione per altre regioni, per altre civiltà”.

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