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ATTENZIONE! QUESTI SOGGETTI NON SONO ASSOLUTAMENTE DA VOTARE

E’ tempo di elezioni, e oltre che per quelle interne a carattere locale, vi è l’ambìto appuntamento riservato come di consueto ai pochi in grado di candidarsi con successo. I privilegiati che partecipano all’assalto degli scranni del parlamento europeo si impegneranno per davvero a beneficio della collettività?

12 giugno 2004 | Luigi Caricato

Note deliranti prima delle elezioni: gli italiani non amano ricevere consigli né tanto meno seguirli. Preferiscono piuttosto far di testa propria. Infatti quando vengono gabbati corrono trafelati a invocare giustizia e manifestare il proprio disappunto. Non amano neppure fermarsi a riflettere sui perché siano stati turlupinati. Il caso di “Striscia la notizia” è eloquente. Nonostante i tanti avvertimenti, pur chiarendo le inquietanti distorsioni dei meccanismi televisivi, oltre che della realtà di tutti i giorni, la gente vuole essere comunque turlupinata, e guai a scuoterla dallo stato di inebetimento in cui va placidamente precipitando. Ne sa qualcosa Antonio Ricci, in netta crisi di ascolti. La gente non lo ha perdonato. Già, perché smascherando oggi le menzogne che si celano dietro le televendite, smascherando domani le storture che si ripetono senza tregua a ogni livello, alla fine il pubblico non ne può più e lo ha punito. “Ben gli sta”, sembra quasi che dicessero in coro i tanti turlupinati d’Italia. Succede sempre così, meglio lasciar perdere. Non si può certo salvare chi oppone un duro e netto rifiuto. C’è qualcuno che forse corre il rischio di essere ingannato? Lo si lasci al suo destino. Peggio per lui. Lo merita. Non sta bene svegliarlo dal sonno della ragione in cui è caduto come in un interminabile letargo. Così per certi aspetti anche il mondo rurale, sempre gabbato, sempre vessato, ma sempre pronto a servire i propri carnefici, a offrire il proprio personale sacrificio nel nome dell’incomprensibile. Che strano mondo però, quello di chi non sa ergersi a livello del buon senso. Pazienza, è così che va il mondo.

Torna il circo della politica E’ un appuntamento consueto, di elezione in elezione. La grande politica che partorisce i soliti topolini, quelli senz’anima, da laboratorio. Il grande parto ora si annuncia come al solito ricco di sorprese, seppure già risapute. La solita minestra riscaldata, insomma. O la accetti (ma com’è buona! Slurp!). o ti butti dalla finestra. E’ un vecchio refrain, ricordate? Anche quest’anno comunque saranno in tanti a varcare le soglie del’europarlamento; e anche nei prossimi mesi saranno in tanti a maledire il giorno in cui si è espresso il voto a favore di qualcuno che non ci guarderà mai più in viso, occhi negli occhi, come invece era accaduto prima delle elezioni. Ti è stato forse chiesto il voto, con promesse solenni e un sorriso largo come una nuvola? Sì, non è infrequente una situazione del genere, ma poi, si sa, le promesse risultano sempre vane, si perde ogni briciolo di speranza Già, perché è la solita storia. Commiserarti, allora, per l’errore commesso? No, per nulla al mondo: è quanto merita chi è facile all’imbroglio. Meritare di essere turlupinati richiede infatti un impegno e una costanza notevoli. Perché essere turlupinati è in fondo gratificante, anche perché in questo modo è possibile avere un motivo in più per conversare con gli amici: “Lo sai” si potrà dire con fierezza, “mi hanno preso per il culo!”. Benissimo, complimenti. Un applauso all’intelligenza.

Consigli da non seguire prima di andare a votare. Evidenziando il “non seguire” è possibile in genere che qualcuno - giusto per fare il contrario di quanto si invita a fare –si accinga poi a seguire solo per essere un bastian contrario. Ecco dunque i consigli da respingere, con tutte le proprie forze.
1. Mi trovo davanti a un manifesto elettorale. Leggo lo slogan, lo ritengo balordo o già proposto in precedenti elezioni: non voto il candidato.
2. Mi imbatto nell’elenco dei candidati del partito della pagnotta: leggo per esempio che vi è un attore, una ballerina, un ex calciatore, un cantante, una pornostar. Cosa faccio? Mi fermo (ma senza intralciare il traffico!). Penso, rifletto: “Ma questo ha le capacità per fare il politico o è solo lì quale specchio per le allodole?”. Ebbene, dopo aver spremuto a fondo le meningi, se la risposta è no, perentoria, netta, senza ombra di dubbi, allora dimostro a me stesso di essere per davvero uno spirito libero: non lo voto. Sì, ma non mi accontento di una simile certezza e vado oltre: decido di non votare neppure il partito che lo ha messo in lista.
3. Mi rendo per caso conto che la figlia di un celebre giornalista, o la moglie di un noto cardiologo, o l’amante di un noto politico, o il nipote del monsignore, o il fratello del commercialista del celeberrimo luminare, ma anche quanti, tra coloro di cui so per certo che non abbiano mai fatto nulla di utile per la società, sono nonostante tutto ugualmente in lista, pronti per decollare a Bruxelles, a occupare una confortevole poltrona la prima settimana dopo l’insediamento e poi, stufi, se ne stanno volentieri a casa, a giocare con la playstation, sì, perché le sedute parlamentari annoiano… Ebbene, in tal caso cosa faccio: uso il cervello, la parte che mi è rimasta libera da condizionamenti. E cosa mi dico? “Ma non conoscevo forse quel tale che si è sempre fatto in quattro, senza mai beccare neanche uno spicchio sbocconcellato di un quattrino? Non ero forse a conoscenza, appunto, di quel tale che si è sempre impegnato a fare politica dal basso, ed era per giunta anche intelligente, e non solo: perfino una persona onesta, ma così fuori dal giro e sfigata da non aver trovato un solo partito disposto a candidarlo?” Già, quella persona la conosco: e cosa faccio? Non vado a votare: non è peccato, si può, si può. Certo che si può. Fa caldo, sudo, non riesco a concentrarmi: vado al mare. Un tuffo di libertà.
4. Mi fermo e mi dico: “Ma tu sei di destra o di sinistra, di centro o un poco di qua e un poco di là?”. E allora, di fronte a tale spartiacque, alla fine mi dico ancora, per chiarirmi le idee: “Sono intelligente e onesto? Sì? Allora non appartengo né a questi né a quelli: appartengo solo a me stesso, vado perciò a votare non il partito, che non rappresenta più alcuna ancora di salvezza, ma il candidato”. Nella mia circoscrizione non c’è il candidato ideale: c’è allora una soluzione risolutoria, quella del punto tre: vado al mare.
5. Mi sono stancato, non voglio più proseguire. Anzi, no. L’ultima: non votate i capilista che poi rinunciano per altri incarichi istituzionali. Questi rinunciano a beneficio di chi non avresti mai voluto votare. Preserva dunque la tua intelligenza: usala.

I consigli?. C’è una canzone di Manlio Sgalambro con musiche di Franco Battiato. Si intitola “Accetta il consiglio”. Così in chiusura canta, sornione, il filosofo siciliano: “Siate cauti infine nell’accettare i consigli; e pazienti con chi li dispensa. Accettate quest’ultimo consiglio: non accettate mai consigli”.