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A Michele Santoro l'oscar del "giornalismo spazzatura"

Un uso indecoroso della televisione pubblica per polemizzare con i morti ancora sepolti sotto le macerie, calpestando dolore e dignità di chi ha perso tutto

18 aprile 2009 | Luigi Caricato

Io non appartengo a nessuno, sono libero e non amo intruppamenti. Quando esprimo un pensiero, è il mio pensiero e dietro non c'è alcun gruppo. Non è un pensiero di destra, non è un pensiero di centro, non è un pensiero di sinistra, ma è espressamente un pensiero di un uomo libero, che può permettersi di camminare a testa alta e non vergognarsi di se stesso. E questo atteggiamento di fiera libertà e indipendenza in Italia lo possono assumere solo in pochi, perché non aver padrini alle spalle non è da tutti in questo Paese.

Non essere asserviti ad alcuna ideologia è la gioia più grande che si possa provare, anche se tale gioia, va detto, la si paga sempre a caro prezzo. Però in compenso si ha il vantaggio, non indifferente, di dire ciò che si pensa, senza che alcuno insinui sospetti. Nessuno che possa assegnarti un'appartenenza e accusarti di essere dall'altra parte della barricata.

Per questo, di fronte all'indecente spettacolo camuffato da giornalismo d'inchiesta, ritenendo indegna la puntata di "Annozero" dedicata al terremoto in Abruzzo, - trasmissione targata Rai, Tv di Stato! - posso ben dire che a Michele Santoro, e a tutto il suo gruppo, l'oscar del "giornalismo spazzatura e del'indecenza" è più che meritato. E, paradossalmente, una qualsiasi trasmissione televisiva tra le tante in circolazione, la più idiota e becera che si possa immaginare, supera di gran lunga, per dignità e compostezza, quella di Santoro.

Speculare sulla pelle dei terremotati è qualcosa di veramente indegno. Gettare fango sulla Protezione civile e sui tanti volontari intervenuti in soccorso della popolazione aquilana e dei dintorni, è uno spettacolo indecente e ignobile.

Il vero giornalismo d'inchiesta conosce ben altri approcci, ben altri stili. Pagare il canone per sorbirsi questa spazzatura è qualcosa di altrettanto ignobile e volgare.

In nome di quale ideologia occorre tenere a busta paga certa gente? Chi ci costringe ad assegnare ruoli a persone che non meritano alcun rispetto?
E' possibile tornare alla normalità in questo Paese?
E' possibile dare spazio, all'interno di una televisione pubblica, a giovani giornalisti di talento che non siano ideologizzati fino al midollo e che facciano il proprio mestiere con equilibrio e compostezza?

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