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La cooperazione vitivinicola in Italia, strategie per vincere sul mercato
E' indispensabile agire sulle leve culturali per ottenere un miglioramento complessivo delle competenze. Il maggior successo deriva da un management di primissimo livello. L'analisi di Fabio Piccoli
27 settembre 2008 | Fabio Piccoli
Dopo esserci occupati, grazie anche all'ottimo lavoro di Roger Sesto, che ringraziamo, della due giorni di Pitigliano, del 22 e 23 agosto scorso, proponiamo ora un delle relazioni del convegno sul tema "Ruolo, opportunità e prospettive che, ancora oggi, sono in grado di offrire le cooperative vitivinicole".
Si è trattato di un momento di riflessione molto importante, e per questo ne diamo ampia notizia. La due giorni è stata organizzata dallo scrittore Andrea Zanfi e dalla Cantina Cooperativa di Pitigliano, in occasione dei festeggiamenti per il suo 50° anniversario di attività .
Qui di seguito riportiamo il testo dell'intervento del giornalista Fabio Piccoli dal titolo âLa possibilità delle cooperative di ampliare lâesperienza culturale e didattica del gruppo associativoâ.
A voi tutti buona lettura. (TN)
L'INTERVENTO DI FABIO PICCOLI
Ogni volta che si è chiamati ad intervenire sul tema della cooperazione vitivinicola nel nostro Paese non si può prescindere da una indispensabile premessa: il sistema vitivinicolo italiano è caratterizzato da un livello di frammentazione elevatissimo. Basti pensare che oggi sono circa mezzo milione i viticoltori (che conferiscono le proprie uve a cantine cooperative o private), sono quasi 40 mila le imprese imbottigliatrici e lâazienda vitivinicola italiana è caratterizzata da una superficie media di poco superiore ai 2 ettari.
Provate ad immaginare cosa sarebbe il sistema vino Italia senza il contributo essenziale della cooperazione in grado di creare quellâindispensabile aggregazione e di limitare, pertanto, la vastissima polverizzazione del tessuto produttivo.
Negli ultimi anni, inoltre, si è assistito ad un interessante e importante processo di fusione tra cooperative che, ci auguriamo prosegua anche in futuro, garantisca ulteriore capacità di aggregazione del sistema enologico nazionale.
Le attuali circa 600 cooperative vitivinicole, infatti, sono molto probabilmente un numero ancora eccessivo che limita il livello di competitività complessivo del sistema cooperativo nazionale.
Per dare alle cooperative vitivinicole italiane un ruolo ancor più importante nello sviluppo della competitività del sistema vitivinicolo nazionale è oggi fondamentale agire nelle cosiddette leve culturali attraverso un miglioramento complessivo delle competenze delle risorse umane oggi coinvolte nella cooperazione enologica del nostro Paese.
Basta andare ad analizzare le case history delle cooperative del nostro Paese di maggior successo per accorgersi che esse sono dotate un management di primissimo livello.
Da sole, le strategie, infatti, non sono sufficienti per garantire il successo e lâampliamento della competitività delle imprese cooperative.
Ci verrebbe da affermare che se, quanto sopra enunciato, è vero per tutte le imprese, lo è ancor di più per le cooperative.
La cooperazione, infatti, è caratterizzata da due elementi fondamentali:
- i soci (i viticoltori);
- il managment (sia sul versante gestionale, delle strategie, che di quello specificatamente tecnico).
Aumentare, pertanto, il profilo delle professionalità allâinterno della cooperazione obbliga unâattività che si deve muovere sia sul versante della base associativa che su quello del managment.
La formazione, pertanto, appare una attività fondamentale per poter aumentare il livello della ârisorsa umanaâ coinvolta a vari livelli allâinterno della cooperazione.
In particolare, per quanto riguarda la base associativa una efficace azione formativa non deve âlimitarsiâ agli aspetti prettamente tecnici (gestione del vigneto) ma deve necessariamente accompagnare i viticoltori a diventare veri e propri imprenditori attraverso percorsi formativi che coinvolgano le seguenti tematiche:
- analisi dei costi di gestione del vigneto;
- marketing dellâimpresa vitivinicola;
- analisi dello scenario competitivo;
- misure di sviluppo dellâimpresa vitivinicola (ocm vino,psr, ecc.).
A questo proposito ci piace usare lo slogan âPiù imprenditori, meno viticoltoriâ per sintetizzare un concetto per noi molto importante: il viticoltore sempre di più deve diventare lâanello chiave dello sviluppo della cooperazione. Ma deve essere un soggetto attivo e completamente coinvolto nellâattività della cooperativa. Limitare il coinvolgimento del socio viticoltore a âmeroâ conferitore di materia prima più o meno differenziata è non solo riduttivo ma decisamente pericoloso per il destino della cooperazione.
Dal nostro punto di vista il progresso della competenza del socio viticoltore non può che passare attraverso la pianificazione di una reale e operativa attività formativa, soprattutto per quanto riguarda le giovani generazioni.
Eâ evidente che i percorsi formativi sopra enunciati diventano ancor più importanti per chi è preposto alle azioni di gestione dellâimpresa cooperativa.
Da recenti ricerche è emerso in maniera chiara che il principale fattore di competitività dellâimpresa vitivinicola è la risorsa umana.
Ebbene oggi il sistema vitivinicolo italiano sta pagando un deficit di risorse umane adeguate, soprattutto sul versante commerciale, di gestione e di marketing, enorme.
Stime parlano addirittura che quasi il 60% delle imprese imbottigliatrici italiane non hanno una rete commerciale, una direzione marketing, un responsabile export.
Se si vanno ad analizzare nello specifico le imprese cooperative la situazione non è migliore. Considerando il ruolo strategico fondamentale della cooperazione per tutto il sistema vitivinicolo nazionale diventa facile giustificare investimenti importanti nella formazione di figure professionali in grado di andare a formare una classe dirigente, quadri ed operatori capaci di sfruttare tutte le potenzialità della cooperazione vitivinicola nazionale.
A partire da managment in grado di garantire oggi una maggiore segmentazione dellâofferta secondo le esigenze del mercato, una migliore gestione dei costi di produzione evitando così di agire solo sulla leva del prezzo delle uve da riconoscere ai soci, una efficiente rete commerciale soprattutto sul versante internazionale, riconosciuto oggi come la maggiore opportunità di mercato per i vini del nostro Paese.
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