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Riforma della Pubblica amministrazione, siamo alle solite
La resistenza della Cgil, gli ultimatum da sceneggiata, ma il Paese chiede una svolta
29 maggio 2008 | Luigi Caricato
Riforma della pubblica amministrazione. Il ministro Brunetta aveva convocato i sindacati per presentare il piano industriale per il rinnovo della pubblica amministrazione. Si tenta insomma di far qualcosa in un'Italia ingessata, ma la Cgil dopo pochi minuti abbandona incomprensibilmente il tavolo di lavoro e saluta anzitempo il Ministro, tra lo stupore degli altri sindacalisti. Siamo alle solite.
Cari signori della Cgil, non sarebbe l'ora di smetterla con gli altolà , gli ostruzionismi, gli ultimatum?
La brutta figura rimediata il 28 maggio dovrebbe, spero, servire per qualche riflessione.
Non se ne può più di atteggiamenti che offendono l'intelligenza e il buon senso.
Non sarebbe l'ora di dire basta alle scelte dettate dall'ideologia?
Non sarebbe l'ora di imporre un definitivo alt! alle posizioni fini a se stesse?
I signori della Cgil forse non si rendono conto che la società sta cambiando.
Mentre il Paese arretra, certi atteggiamenti di chiusura non si comprendono. Eppure ne va di mezzo il futuro del Paese. E' tanto difficile da capire?
In giro si avverte il chiaro sforzo di ricucire lo strappo tra le parti, durato molti anni, troppi.
Un'Italia così tanto franmentata e afflitta dalle divisioni avrebbe bisogno di una classe sindacale capace di volare alto.
Sarebbe dunque l'ora di finirla una buona volta per tutte con le cerimonie fondate sulle posizioni di intransigenza e di totale assenza di dialogo.
Leggetevi intanto l'articolo di Dario Di Vico pubblicato sul "Corriere della Sera". C'è materia per riflettere: link esterno
I cittadini seri e onesti gradirebbero una Cgil diversa per un Paese diverso, con una classe sindacale nuova, che abbia davvero a cuore la civiltà del lavoro e che sia concretamente al fianco dei lavoratori e non invece, come al solito, al servizio dell'ideologia. Quando lo capiranno i dirigenti della Cgil?
Il Paese attende.
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