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APPUNTI E DISAPPUNTI DA UN’ESTATE INFUOCATA / 2
Benedetta l'acqua, anche nonostante gli sprechi e gli ingiustificati rincari di frutta e verdura.
Nulla è illimitato e gli abusi non mancano mai
13 settembre 2003 | Luigi Caricato
Sia sempre benedetta l’acqua. Eppure la si avverte bene fondamentale solo quando manca. La grande secca del Po ha destato stupore e preoccupazione. I sacerdoti italici hanno organizzato processioni e rispolverato vecchi riti e liturgie per invocare la pioggia con fede esasperata dalle contingenze.
In Calabria, la rabbia di un agricoltore ha forse contribuito a premere il grilletto in un agguato al presidente del Consorzio irriguo di Melito Porto Salvo. Questa almeno l’ipotesi degli inquirenti.
Intanto un’ulteriore beffa, già risaputa da tempo in verità, ma che ci incupisce ogniqualvolta si torna sull’argomento, riguarda i nostri acquedotti: sono ottimi colabrodo. Non contengono, registrano notevoli perdite. Si parla di un litro d’acqua su due. Lo rileva un rapporto del Comitato delle risorse idriche. Nessuno però grida allo scandalo.
L’Agenzia europea dell’ambiente denuncia gli enormi sprechi degli italiani. Il capo della Protezione civile Guido Bertolaso si illude di poter educare la gente a un consumo consapevole: “Dobbiamo abituarci a usare l’acqua come una risorsa comune e non illimitata” suggerisce invano. Consigli inascoltati. Forse è necessario utilizzare le maniere forti. La “capatosta” ha necessità di avvertire, netti e precisi, i duri colpi che ne sfracellino il cranio in mille frammenti. Solo in questo modo ci si rende più sensibili alle evidenze. La paura scuote gli animi, li responsabilizza. Ma non è detto che funzioni. Neppure l’obbligo del casco pare abbia sortito gli effetti desiderati. Quantomeno nel riottoso Sud. Forse le multe non vengono neppure elevate, tanta è l’abitudine a non osservare consigli o imposizioni.
Raggelante la notizia riportata sul finire di luglio. I giudici di pace accolgono 302 ricorsi su 302 sanzioni scattate ai danni di automobilisti indisciplinati. Teatro dell’insolita sceneggiata è Sala Consilina, in provincia di Salerno.
“Siamo tutti contenti” riferisce un avvocato sulle pagine del “Corriere della Sera”. Con arguta solerzia precisa: “è contenta la Polstrada che lavora, è contento l’avvocato che è pieno di clienti, è contento il giudice che sentenzia, è contento l’automobilista che non paga…”.
Così va il mondo. Ma non si tratta di un film.
Sale il prezzo di frutta e ortaggi. I consumatori restano in guardia. I rincari sono nell’ordine del trenta per cento, con punte del cinquanta. Così almeno i resoconti a luglio. Si denunciano gli aumenti record a voce unanime. Si cercano i colpevoli. Nessuno ha responsabilità dirette.
“E’ la congiuntura economica, l’inflazione” dicono. “E’ la siccità, anzi” e parte un contrordine.
“No, è in atto una pura speculazione” insorge la Confederazione italiana agricoltori. Ed è un batti e ribatti di voci e insinuazioni. Di certo si sa che i produttori di colpe ne hanno tante, ma non certo quella di arricchirsi, speculando con rincari ingiustificati. Non ne hanno la possibilità, pur volendo. Già, perché il caro prezzi a ben riflettere è una semplice montatura. Solo in minima parte è la conseguenza della siccità. Sarebbe curioso sentire al riguardo i rappresentanti di Confesercenti e Concommercio. Il silenzio è oro, sostengono i saggi. Meglio non sollevare polveroni. Infatti i prezzi sono poi calati, nonostante il persistere di una micidiale siccità.
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