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CON LAURA BOSIO IL MONDO DELLE RISAIE SI FA ROMANZO: "LA GENTE DI CAMPAGNA - DICE - E' RUVIDA, OSTINATA, DI POCHE PAROLE, MA, NONOSTANTE LA DUREZZA CON CUI DEVE FARE I CONTI OGNI GIORNO, SA RIDERE"
Con "Le stagioni dell'acqua", si entra nel vivo di un mondo lasciato colpevolmente ai margini, chiuso in se stesso e capovolto. Vi troviamo storie di contadini, di tecnici che si occupano di agricoltura e di ex mondine. Tra tutti i personaggi, a dominare sono le forti figure femminili e il paesaggio
09 giugno 2007 | Luigi Caricato
Laura Bosio i lettori di "Teatro Naturale la conoscono bene, dal momento che in più occasioni ne abbiamo scritto, ospitando anche altre due interviste.
Ora, all'uscita del suo ultimo romanzo, fresco di stampa per Longanesi, non potevamo trascurare un libro così prossimo al mondo rurale.
Le stagioni dellâacqua, rispetto agli altri tuoi romanzi, segna un momento di passaggio. Câè lâattenzione verso un mondo nuovo, quello delle campagne, degli agricoltori. Nel caso specifico, è lâagricoltura al femminile châè protagonista, attraverso le mondine e una serie di altre figure forti che fanno da sfondo alla storia che racconti...
Come mai la scelta di un tema così marginale e così periferico, seppure centrale e di fondamentale interesse nella vita?
Avevo in mente di scrivere un romanzo sul tema del lavoro, così centrale, come dici bene, nelle nostre vite, e così cruciale in questo periodo. Poi mi si è presentato il lavoro del riso, e il romanzo ha preso in parte unâaltra strada. Sono nata a Vercelli, terra di risaia, ma i miei non avevano a che fare con la campagna, e venticinque anni fa mi sono trasferita a vivere a Milano. Del riso, di quel lavoro così duro e così unico, in fondo sapevo poco, e ho sentito il desiderio di avvicinare quel mondo, di conoscerlo meglio, di scoprirlo, e probabilmente di scoprire anche qualcosa di me. Le campagne coltivate, le risaie, sono a pochi passi dalle città , dalle metropoli, ma la distanza che le separa è più grande dei chilometri effettivi. E invece da quellâangolazione âperifericaâ è possibile capire meglio la nostra storia, passata e presente. Perché quel mondo è stato e continua a essere una parte essenziale e vitale della nostra società , della nostra economia, nonostante spesso lo trascuriamo, o addirittura lo ignoriamo, oppure preferiamo guardarlo con occhi edulcorati, idilliaci, che non gli appartengono, o solo in minima parte.
Come negli altri libri finora pubblicati, è sempre la donna al centro del mondo. Si tratta di una scelta ideologica ben precisa, o di una pura casualità ?
Non so se sia una scelta ideologica, credo di no. Eâ solo che, essendo una donna, mi illudo di sapere ciò di cui parlo, almeno un poâ⦠E poi è impossibile parlare della campagna senza parlare delle donne. Prima di cominciare a scrivere Le stagioni dellâacqua ho passato più di un anno a fare ricerche, a leggere libri, a raccogliere racconti e testimonianze che, rimescolate e reinventate, sono confluite nel romanzo. Storie di agricoltori piccoli e grandi, di tecnici che si occupano di agricoltura, di ex mondine. E mi è capitato spesso di incontrare donne forti come quelle sono entrare, di diritto, nelle mie pagine.
Ne Le stagioni dellâacqua si ritrova la medesima attenzione per il paesaggio che si riscontra in Le ali ai piedi, anche se ora, va detto, è decisamente maggiore e più accentuata, anche perché le vicende narrate prendono corpo in modo preminente nel cuore pulsante della campagna. Quanta attenzione hai percepito, verso lâambiente e il paesaggio, non solo quello estetico, ma quello rurale e agricolo, nel momento in cui ti sei documentata per la stesura del romanzo?
Chiunque cresca, come me, tra le risaie si porta dentro unâimmagine: il mondo capovolto con cui si apre il romanzo, quando le risaie, come succede in questa stagione, sono allagate e diventano un immenso specchio dove la terra e il cielo si riflettono e si confondono. Nel romanzo questo mondo capovolto si riverbera sulle storie e sui destini dei personaggi, sullo sguardo verso le cose e la vita, uno sguardo âdalle radiciâ. Ed è uno sguardo che, appunto, capovolge, e ha in sé i germi del comico. La gente tra cui sono nata, la gente di campagna, è ruvida, ostinata, di poche parole, ma è gente che, nonostante la durezza con cui deve quotidianamente fare i conti, sa ridere. Il paesaggio, in questo romanzo, è finito quasi naturalmente in primo piano: è diventato un âpersonaggioâ che vive accanto agli altri personaggi. Forse il vero protagonista.
Il riso, questa pianta così internazionale e così necessaria per lâalimentazione di molti popoli, eppure così fragile e insieme saldamente antica, che impressione ti ha lasciato, studiandola e verificando tutto il mondo che gira attorno a questa coltura?
Il riso è fragile e forte, per crescere ha bisogno di molte attenzioni: si deve immergerlo nellâacqua per ripararlo dal freddo, poi, quando è cresciuto, bisogna curare che lâombra delle piante non gli tolga il sole, che non si ammali, che le erbacce non lo soffochino⦠Ma il riso è il seme e allo stesso tempo il frutto, dal seme del riso nasce altro riso. Non è un caso che sia lâalimento più diffuso al mondo. Senza il riso molta parte della popolazione mondiale non avrebbe di che cibarsi, non vivrebbe. Non vorrei eccedere con le interpretazioni, con le suggestioni, ma a me è sembrato anche un poâ il simbolo della nostra condizione. Il riso ha origini lontane, nel tempo e nello spazio, dalle prime coltivazioni in Asia al commercio attraverso la Porta del Pepe di Alessandria dâEgitto, dallâopera di canalizzazione del Rinascimento, cui collaborò anche Leonardo, alle riforme agrarie di Cavour. Intorno al riso sono nati molti miti e leggende. Eâ già di per sé un romanzo.
Credi che la gente comune riesca a percepire le grandi fatiche di chi lavora nei campi? O hai avuto la sensazione che nemmeno narrando le vicende umane e sociali di un contesto rurale sia possibile sensibilizzare la gente di città verso certe problematiche e aree di disagio?
No, come dicevo prima, penso che la fatica dellâagricoltura, la cura, la dedizione, la pazienza e lâestro che questo lavoro richiede non siano del tutto percepiti. Per me avvicinare questo mondo è stata unâautentica esperienza. Unâesperienza importante, che mi ha arricchito e da cui difficilmente tornerò indietro.
Laura Bosio, Le stagioni dell'acqua, Longanesi, pp. 276, euro 16
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