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STORIE DI PICCOLI E GRANDI UOMINI
Alcuni di loro hanno lasciato un segno di luce, nonostante abbiano incontrato la morte violenta. Altri hanno espresso solo disonore e insipienza. Altri mediocrità e grettezza, ma soprendono più di tutti i codardi
10 gennaio 2004 | Luigi Caricato
Onore a Giovanni Impastato. La Rai di questo inizio dâanno, in festa per i propri cinquantâanni, ha trasmesso sabato 3 gennaio un film straordinario, che andrebbe puntualmente riproposto di volta in volta per non dimenticare il sacrificio di un giovane che alla fine degli anni Settanta ha rappresentato la coscienza critica, purtroppo inascoltata, di un Sud malamente azzoppato dalla Mafia e dallâinedia di chi non vede e non sente. Il protagonista del film âI cento passiâ, di Marco Tullio Giordana, è la storia terribilmente vera di un personaggio tristemente vero ma radioso dentro e fuori, tale Giuseppe Impastato, ucciso dallâinsipienza e dallâingordigia di chi crede sia possibile solo il sopruso e il miserevole linguaggio della prevaricazione. Cinisi è il luogo della tragedia, ma anche il teatro del dissenso, magistralmente manifestato per opera di un giovane che ha fermamente creduto in un ideale di libertà a cui non poteva assolutamente sottrarsi. Il pensiero a volte può ferire più di ogni altra pericolosa e mortale arma. Solo che in questo caso il pensiero è stato â comâera dâaltra parte prevedibile â messo brutalmente a tacere dai soliti noti. La mafia alligna laddove vi è un terreno fertile in grado di accoglierla e farla propria. Non spaventa tanto la mafia come tale, ma la "mafiosità " della gente che la accetta in silenzio alimentandone il dominio sul territorio e nel tessuto umano. Onore dunque a Giovanni Impastato, giovane dai grandi ideali che molto avrebbe oggi da insegnare a chi muove battaglie strumentalmente, ma senza possedere nellâanimo il vero spirito di unâautentica libertà .
Disonore a Calisto Tanzi. Un 2004 allâinsegna del disonore. Gli avvocati che tentano di difenderlo ne richiedono la scarcerazione. Poveretto, perché lasciarlo in cella. Anche ai delinquenti più incalliti si concedono benefici a iosa, seppure iniqui. Mandiamolo perciò tra le mura domestiche, a ritrovare il senso perduto di una vita resa oramai carta straccia. A volte stupiscono le cadute dei grandi. Certo, qui lâaccezione di âgrandeâ è riferita in particolare alla fortuna che lâuomo Tanzi è riuscito a costruirsi negli anni. Ma ora la discesa verso il basso più fondo è tale da oscurare i meriti che ne hanno favorito lâascesa. A volte ci si chiede il perché vi siano persone incapaci di trovare il senso della misura. Ciò che più stupisce è soprattutto la piccolezza di quella genìa di individui che, a vario titolo, hanno favorito un crac così indegno e squallido, da rasentare lâinsipienza.
Il grande codardo. La cattura di Saddam ha reso festoso Bush. In questo modo un mediocre presidente, ovvero un piccolo uomo a capo di una grande potenza, è riuscito a riguadagnare il consenso perduto. Allâesercito dei pacifisti non interessa la cattura del meschino e gretto Saddam. Le proteste di piazza sono state solo il pretesto per manifestare lâodio verso lâAmerica. Ma la fine del tiranno iracheno è una notizia che fa in realtà piacere a chi ha cuore la sorte di un popolo devastato da anni di dittatura. La cattura di Saddam rappresenta la fine di un codardo, di un uomo piccolo piccolo che si credeva il discendente di Saladino.