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IL MARKETING DEL TURISMO DEL VINO IN ITALIA HA STRUMENTI OGGI PIU' EFFICACI. E’ TEMPO DUNQUE DI SCOPRIRE I SEGRETI DEL BUSINESS, CON L’IDEA DI VALORIZZARE IN MODO CREATIVO E STRATEGICO LA PROPRIA CANTINA

E' possibile creare guadagni e anche occasioni di visibilità utilizzando con saggezza i canali dell'intenso e variegato flusso turistico del nostro Paese? Con le conoscenze giuste è sicuramente possibile. Da qui l'esperienza, tradotta in un libro, di una nota e qualificata esperta: Donatella Cinelli Colombini

05 maggio 2007 | Luigi Caricato

C’è un libro ch’è da considerare a tutti gli effetti un autentico vademecum per chi voglia fare business utilizzando la grande risorsa, mai sufficientemente sfruttata, qual è appunto quella offerta – quotidianamente, e senza interruzione – dagli intensi e continui flussi turistici propri del nostro Paese.

Questo libro, scritto da Donatella Cinelli Colombini, ha per titolo Il marketing del turismo del vino, e, per sottotitolo, ancora più esplicativo, vi è un’indicazione altrettanto efficace: I segreti del business e del turismo in cantina. Qualcosa di molto pratico e utile.

L’espressione “i segreti” non è da sottovalutare, visto che certe acquisizioni non sono facili da reperire a buon mercato. Sono in pochi, infatti, a comunicare un sapere rendendolo di pubblico dominio con appena 20 euro, il prezzo di copertina di un libro assolutamente da acquistare – lo dico con molta franchezza – se si hanno per davvero a cuore le sorti della propria azienda.

Libro da acquistare peraltro con sollecitudine, perché non si può in nessun caso rimandare il momento della formazione.
Agire con professionalità, infatti, è, oltre che una convenienza, anche un dovere morale: l’economia, oltretutto, deve fare perno proprio su un sistema che sia in grado di funzionare coralmente e senza intoppi. Altrimenti gli sforzi di pochi non saranno mai sufficienti per imprimere la forza necessaria al cambiamento.

E’ il territorio, prima di tutto, che funziona come esca, non il vino, seppure di grande qualità, della singola azienda produttrice. Nel comunicato stampa predisposto per accompagnare il libro, ho fissato un passo importante, il seguente:
Montalcino vanta un fatturato vinicolo di 140 milioni di euro, di cui il 15% venduto in zona, generando 100 milioni di business turistico.
Il potenziale del turismo del vino, pertanto, si racchiude in questo esemplare modello da imitare altrove con la stessa determinazione e professionalità.

Niente nasce dal caso. Il successo di un territorio è il frutto di un investimento che non è fatto solo di somme di danaro, ma di un sapere che sta dietro ogni nostro gesto.
Ecco perché consiglio la lettura del libro. Perché la Cinelli Colombini ha la necessaria competenza per fornire le giuste indicazioni al lettore:
- nel 1993 ha fondato il Movimento del turismo del vino;
- ha inoltre ideato la giornata di “cantine aperte”;
- è docente sul tema gestione e organizzazione del turismo nelle cantine nei master post laurea di ben cinque università;
- ha avuto un’esperienza di 14 anni presso la fattoria dei Barbi a Montalcino;
- ha seguito, e segue, le aziende vinicole e agrituristiche di famiglia;
- è assessore al turismo a Siena,e altro ancora.

Donatella Cinelli Colombini

Insomma, ci sono tutti gli elementi per rendere credibile e spendibile il suo nome. La sua testimonianza – resa qui peraltro più accurata sia per la capacità comunicativa che la contraddistingue, sia per lo spessore delle annotazioni riportate – si struttura in modo tale da aprirsi a un vero e proprio vademecum con le istruzioni per l’uso.

Dopo una panoramica sul mercato del vino e le sue tendenze, dopo l’analisi dei flussi turistici in Italia e nel mondo, si entra nel vivo del tema con le dettagliate considerazione intorno alla cantina percepita e impostata come “destinazione turistica”. Non è in tal senso da trascurare il fatto che il settore del turismo enoico sia oggi in rapida evoluzione e che comprende circa 150 strade del vino, diecimila cantine per un business di 2,5 miliardi di euro e ben 4 milioni e mezzo di visitatori. Un settore, pertanto, potenzialmente assi ricco e prezioso, da non prendere sotto gamba.

Lo stesso scenario internazionale risente di una fase di grande espansione da diventare un fenomeno di costume, già solo pensando ai tanti film destinati al grande schermo che hanno finora fatto tendenza. Si pensi, per esempio, al Wine Village con cinque ristoranti e addirittura un safari park presso la cantina Spier a Stellenbosch, in Sud Africa. E qui apro una parentesi: la narratrice Bianca Garavelli ha pubblicato proprio di recente per Avagliano il bel romanzo, inteso e toccante, dal titolo Amore a Cape Town, in cui il vino, e anche la vigna, è protagonista per nulla secondario. Nel corso di una intervista che mi ha rilasciato per il settimanale “Il Corriere vinicolo”, in corso di pubblicazione, mi ha confidato che lei ha iniziato a interessarsi subito dei vini sudafricani, proprio mentre era comodamente seduta in aereo, durante il viaggio (“e direi che mi hanno proprio colpito: sono veramente buoni”, confida soddisfatta la Garavelli), segno che il turismo del vino non si ferma e si conclude nel luogo di produzione, ma va oltre, e anticipa e perfino segue lo stesso territorio. Sta qui dunque la capacità – da parte di chi si occupa di vino, ma anche di chi interagisce con gli altri soggetti coinvolti nell’offerta turistica – di rendere le potenzialità di un vino e insieme di un territorio un autentico tesoro sempre benedicente e florido.

Torniamo ora, dopo la breve parentesi, al libro.
Il lettore vi trova i suggerimenti per procedere con efficacia a un’accoglienza puntuale e meticolosa in cantina. Niente viene trascurato: percorso di arrivo, esterni, zona di accoglienza, percorso della visita, assaggio, punto vendita, servizio di accoglienza. C’è perfino un capitolo, quanto mai importante, sulla comunicazione verbale e non verbale, finalizzata ovviamente alla vendita di vino. Quindi le indicazioni necessarie alla costruzione di una gamma commerciale e del relativo listino (nazionale, estero, privati e vendita diretta), con l’attenzione al criterio da adottare circa gli sconti e l’amministrazione delle vendite.

Occorre dare atto alla Cinelli Colombini che l’argomento dichiarato nel titolo del volume è stato ampiamente affrontato, comprese le informazioni che rivolge intorno all’attività agrituristica delle cantine con camere, oltre poi al ruolo dei comuni nel turismo del vino.

Bene, per concludere, chi ha seguito queste mie annotazioni non troverà forse ciò che si illudeva di cercare in un articolo, solo qualche consiglio espresso in poche battute, giusto per ricavare qualche idea. Chi ha seguito fin qui la recensione al volume, ha invece l’opportunità di trovare di più, molto di più: un sapere sostanziato dalla pratica. Da qui l’invito a leggere il libro, così da apprendere la strada giusta, e più veloce, per giungere a valorizzare in modo creativo e strategico la propria cantina, non con improvvisazione, ma in un’ottica finalizzata a guadagni concreti e certi.



Donatella Cinelli Colombini, Il marketing del turismo del vino. I segreti del business e del turismo in cantina, Agra Editrice, pp. 160, euro 20



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