Articoli

CANI & CANI

“Io spero di essere tanto buono quanto spera il mio cane”. Così recita un cartello appeso alla parete di una cella del carcere di Mansfield, nell’Ohio. Esistono cani educatori, ma anche cani impauriti. Quelli di casa Windsor, neanche tanto dissimili dai loro padroni, vivono pure loro la ribalta della cronaca. Quelli invece umanizzati aspirano ad altro e forse rifiutano le sedute di psicanalisi. Pietà, pietà per i nostri poveri cani

03 gennaio 2004 | Luigi Caricato

Cani reali. L’Inghilterra curiosa e guardona anche questa volta ha avuto un argomento sul quale fermarsi a discutere. L’occasione l’ha fornita come al solito la Casa Reale. La famiglia dei Windsor è oltretutto assai generosa nel riservare ai suoi sudditi dei validi o inutili motivi per indugiare su episodi anche marginali, se non proprio insignificanti, ma pur sempre di grande impatto emotivo proprio perché riguardanti la famiglia reale. La notizia, puntualmente riportata dai media, non poteva certo essere trascurata: il bull terrier della principessa Anna, di nome Dotty, ha sbranato, ferendolo in modo grave, il corgi della regina Elisabetta, di nome Pharos. E’ stato necessario abbatterlo per le gravi ferite riportate. In realtà, dal momento che il bull terrier della principessa Anna è recidivo in fatto di aggressioni, avendo già morsicato due bambini, secondo l’ente britannico per la protezione animali sarebbe anch’egli da sopprimere. Cosa accadrà nel frattempo? Gli inglesi avranno ora di che discutere, tra un thè e un biscottino.

Cani impauriti. In coincidenza del passaggio dal vecchio al nuovo anno, il terrore di molti animali domestici sono le esplosioni ripetute e assordanti procurate dai botti fatti scoppiare dai propri padroni insensibili o dai vicini di casa. Il problema ch’è emerso in grande evidenza quest’anno – in Italia, ma chissà forse anche in altri Paesi – è stato quello di trovare una soluzione ai molti drammi che hanno coinvolto cani, gatti e perfino uccelli e criceti. Non soltanto gli umani hanno avuto, come ormai accade da decenni, seri guai con le ferite procurate dai botti di capodanno, anche le bestiole che convivono loro malgrado con questi umani hanno dovuto patirne le dirette conseguenze. Molti fuggono in preda al terrore e si feriscono, altri cercano di rintanarsi in qualche anfratto ma senza successo, talvolta precipitando però dai balconi, vinti dalla paura. La sensibilissima soglia uditiva degli animali amplifica ovviamente gli effetti sulla psiche, con esiti non sempre prevedibili. Ora, in conseguenza delle pazzie umane, anche i cani, fortemente impauriti, sono costretti a subire le intemperanze dei propri padroni. Poveri animali. Quanta pazienza nel sopportare la stupidità umana.

Cani umanizzati. Il ridicolo investe la specie umana fino all’inverosimile. Aver domesticato nel corso dei millenni alcune specie animali ha pure un senso, ma il cercare di renderle quanto più simili agli umani è davvero eccessivo. A Edimburgo la Royal School of Veterinary Studies ha realizzato un cd contenente una serie di lezioni in cui si insegna il comportamento animale e, nel caso, anche i modi di intervento per correggerne gli atteggiamenti aggressivi. Se sono stati già avviati nel frattempo dei corsi di psicanalisi per i possessori di animali domestici, a breve si avranno anche dei corsi rivolti agli animali per comprendere gli umani?

Cani educatori. Nello Stato dell’Ohio vi è la prigione di Mansfield che ospita cani randagi che si confrontano con carcerati pluriomicidi, stupratori, ladri e tossicodipendenti. La notizia non è recente, ma viene riportata in un curioso reportage a firma di Ettore Mo per il “Corriere della Sera”. L’idea di avvicinare questi uomini vinti dal male a una vita orientata al bene, è venuta a suor Paulenne Quinn nel 1981. La religiosa ne aveva promosso l’iniziativa dapprima nel penitenziario femminile di Washington, poi, visto l’inatteso successo, è stata estesa anche altrove.
L’obiettivo principale di questa insolita terapia di recupero è di alleviare in qualche modo la solitudine e l’inedia dei detenuti, ma anche di far crescere e maturare in loro una diversa visione della vita e una coscienza nuova. Secondo un studio condotto sull’efficacia e il senso dei cell dogs, pare che tra i detenuti sottoposti all’esperimento gli episodi di violenza all’interno degli istituti di pena siano risultati in netto calo, di almeno il 40 per cento. Nella prigione di Mansfield, intanto, vi è un cartello appeso a una parete in cui si legge: “Io spero di essere tanto buono quanto pensa il mio cane”. Chissà se l’esperimento potrebbe funzionare anche con i nostri politici in Parlamento. Non sarebbe di certo una cattiva idea ammorbidire i toni delle loro esternazioni. Potremmo utilizzare per l’occasione i molti randagi sparsi in ogni angolo d’Italia nel tentativo di recuperare i tanti casi umani. Ma almeno si usi un po’ di rispetto per le povere bestie umanizzate, tanto ubbidienti e tanto poco libere di esprimere compiutamente se stesse. Si trattino gli animali da animali. Pietà dunque, pietà per le fragili psicologie degli animali domestici, così gravemente compromesse dalle insidie di alcuni (o tanti?) bipedi raziocinanti senza più un briciolo di buon senso.