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L’ANNO CHE VERRA’. UNA STORIA INSOLITA, MA NEPPURE TANTO NUOVA
A Milano vive per strada, nella veste classica di barbone, un uomo dal passato insospettabile. Si chiama Alessandro e non è un barbone come molti altri. O forse tutti lo sono allo stesso modo? Chissà
27 dicembre 2003 | Luigi Caricato
Lâanno che verrà . Quale migliore augurio per un felice esordio nel nuovo anno se non quello di raccontare una storia insolita, ma neppure tanto nuova. A Milano vive per strada, nella veste classica di barbone, un uomo dal passato insospettabile. Si chiama Alessandro e non è un barbone come tanti altri, o almeno non lo è alla maniera di come molti intendono in genere un barbone. Il profilo che comunemente si traccia dei clochard è quello semplicistico e riduttivo di chi li vede in veste di esseri incolti, dal passato fragile e poco benevolo, senza comunque una identità forte che li sostenga e magari anche, più banalmente, li vogliamo per comodità inserire in quella frettolosa cornice di poveri reietti allâinterno di una società opulenta e ingrata. No, la figura del barbone è alquanto complessa e non sempre viene compresa da chi non lâha mai voluta avvicinare e capire.
Ricordo dieci anni fa, e oltre, di un barbone-poeta a Como, figura splendida e solare. Esponeva su fogli di diversa fattura e formato le proprie poesie, senza però venderle; ma lasciate invece lì, per terra, sotto un porticato, alla vista della gente, solo in lettura. Sono rimasto colpito dalla qualità dei testi, anche letteraria. Non le ho mai trascritte perché mi sembrava di interferire in qualche modo con la volontà dellâautore (forse, non so), violando una intimità che intendeva semmai mantenersi integra, pura, solare. Quei versi erano scritti non solo su fogli di carta, ma nella carne e nelle viscere di quellâuomo. Trasmettevano amore, ma un amore dolente, sereno, spontaneamente aperto alle sofferenze invisibili, quelle dellâanima, ma senza ombra di angoscia, o di stordimento.
Torniamo però alla storia del barbone milanese. A tracciarla è Claudio De Carli, allâinterno del dorso milanese del quotidiano âil Giornaleâ. âStoria del broker che lasciò tutto per fare il barboneâ, recita perentorio il titolo. âPer vivere in strada â si legge nel sommarietto â Alessandro, dopo una vita nel lusso, ha detto addio alla moglie, due figlie e a uno stipendio da 40 mila euro al meseâ. Con questa storia in molti si saranno chiesti il perché. Aveva tutto: la famiglia, il danaro, il successo. âPerché?â Eâ questa lâangosciante domanda di quanti non sono rimasti indifferenti a quanto riportato nellâarticolo. Lâuomo â scrive De Carli â âuna mattina si è svegliato gonfio di domande e non ce nâera una che avesse una rispostaâ. Ecco, prima che ciascuno di noi si fermi a pensare sullâanno che verrà , cercando di pensarlo secondo i propri desideri, rifletta almeno su questa storia, ma non per turbarsi, per avvilirsi; ma per interrogarsi piuttosto sulla strana (ma neppure poi tanto) storia insolita (e neppure poi così tanto nuova), che qui ho ripreso per riportarla allâattenzione di chi mi legge. Cerchiamo di comprendere il âperchéâ di una scelta. Eâ importante capire il perché qualcosa dentro di noi, a un certo punto della nostra vita, accade (e in maniera così tangibile da non potercelo nemmeno nascondere, per lo meno a noi stessi), fino poi a giungere al punto da non riuscire più a far finta di niente. Questo âperchéâ senza risposte è lâintangibile, è il segno di un qualcosa che a volte si materializza e assume forme insolite e impensabili. Non abbiate paura è un celeberrimo monito di Karol Woytjla, pontefice di assoluto splendore e profeta. Per lâanno che verrà cerchiamo di non smarrire il presente. Cogliamo il senso della storia, ma non solo di quella strettamente personale. Evitiamo di sfuggire al futuro che ci attende, ai tanti âperchéâ irrisolti dovremmo dare anche noi una risposta.
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