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PREGHIERINA DI NATALE: CLEMENTE MASTELLA, IO TI MALEDICO
E' ora di finirla con certa gente che occupa spazi che non merita. Basta con la politica fatta con i piedi. Si chiede un po' di dignità e rispetto verso chi crede ancora nella valenza etica di uno stato democratico. L'indulto generalizzato è la scelta più idiota e grottesca che si possa immaginare
16 dicembre 2006 | Luigi Caricato
Liberi tutti. Questâestate, quando tutti erano in vacanza, impossibilitati a opporsi e a scendere in piazza, a muovere opposizione nei confronti di un indulto troppo affrettato e indiscriminato, è stato facile, per il ministro Clemente Mastella, coronare un sogno e gridare, con soddisfazione: liberi tutti, ci penso io, il demonio cristiano salvatore delle anime perse.
Un sorriso smagliante Dietro il suo gesto, assai compiaciuto e sfottente, ho intravisto il dolore e il dramma di molte famiglie, le vittime di tante violenze e ingiustizie, offese e umiliate una prima, una seconda, una terza e chissà quante altre volte ancora da parte di quella che taluni si ostinano a definire Giustizia. A Mastella è bastato poco per sentirsi il salvatore dei carcerati. Ora e per sempre si sentirà un uomo realizzato: âho finalmente compiuto qualcosa di importante nella mia vitaâ sembra dire soddisfatto di sé, con un sorriso smagliante, tipico di chi sta troppo bene in salute e il cibo per nutrirsi non scarseggia.
Un vantaggio ulteriore. Non proveranno la medesima esultanza le vittime, anche quelle che non ci sono più perché defunte, assassinate da qualcuno che â oltre ai benefici assicurati, di unâuscita dal gabbio in tempi brevi, e senza che ci sia mai una pena certa â potrà finalmente godere di un vantaggio ulteriore: lâindulto.
Non lâindulto intelligente, quello serio e generoso, châè sempre benvenuto. No, non sia mai in Italia. Qui câè di mezzo lâindulto indiscriminato, concepito senza una logica, quindi del tutto irrazionale e iniquo.
Cosâè la coscienza? Mastella con lâindulto ci ha messo la faccia, forse anche la coscienza, ammesso che un politico possa averne una, di coscienza. Ma per le vittime, e i parenti e gli amici delle vittime, anche loro vittime indirette, per costoro no, nulla da fare. Mica sono stati consultati, per un parere. In Italia? Scherziamo, nel Paese in cui tutto è improvvisazione? Sentire il parere di chi è stato coinvolto in drammi personali prima di procedere con un indulto? Macché, mica certa gente merita attenzione e rispetto. Porta più vantaggi stare dalla parte dei forti, di chi il crimine lo commette.
Si difende sempre Caino. Sì, i forti sono loro, i criminali. Perché sono immersi nel puro spirito animale. Câè in loro, come negli altri, lâimpulso innato ad occupare spazi. Da una parte vi sono coloro che occupano il proprio personale spazio e accettano le regole della società . dallâaltra vi sono quelli che non si accontentano, o che non avendo tutti gli spazi desiderati, provvedono a sottrarli a chi ce li ha, senza distinzione, e talvolta anche per il solo gusto di sottrarli e non per una necessità reale.
Lâuomo è un animale territoriale e chi non sa difendersi è tagliato fuori, anche dalla democrazia. Sì, perché alla fine si difende sempre Caino, mica Abele.
Del resto, quando mai si è mosso un dito, un solo dito a favore di chi è vittima, di chi subisce oltraggi e violenze? Piuttosto, si tende a dire che la vittima, la vera vittima del sistema, è chi fa il male e delinque, chi insomma sottrae spazi altrui per imporre se stesso, la propria ingordigia, la propria fame di potere che intende soddisfare ad ogni costo.
Uno Stato indegno, seppure apparentemente democratico, ma concretamente indegno nella sostanza, perché non intende rispettare le vittime, merita allora di essere maledetto anchâesso, nella sua essenza più profonda, e anche negli uomini che lo rappresentano, soprattutto quelli che ne disonorano i valori di fondo, che calpestano lâuomo fingendo di averne cura.
Democrazia solo sulla carta è quella che si spaccia per democrazia, ma è tuttâaltro che tale, a ben osservare la realtà . Sì, forse câè qualche garanzia in più, questo è vero, ma in realtà a prevalere è sempre lâabuso e lâiniquità . A trionfare è sempre lâimpunità , quella riservata a chi compie crimini e delinque e assassina e sottrae il frutto delle fatiche altrui. Allora, quelli che subiscono gli oltraggi, le vittime che finora hanno taciuto, ma che nel cuore covano tanta rabbia, quelli, per intenderci, che tutta questa rabbia non intendono tradurre in protesta o in violenza, allora si agitano ed esternano delle sane maledizioni, tante e le più variegate possibili, perché è probabilmente lâunica arma, riservata ancora al cittadino, impotente e inascoltato, finché non si agisce sulle coscienze, o sulle loro opinioni, è lâunica arma dunque per poter esprimere il proprio personale dissenso.
Chi non vuole ministri alla Mastella, può soltanto maledirli e disprezzarli dal profondo del cuore, augurando loro tutto il male possibile e immaginabile, affinché diventino loro stessi vittime tra le vittime, e chissà , poi, se un giorno non arriveranno a comprendere, sulla propria pelle, che il male câè e con il male ci sono anche le vittime che soffrono, e quanto soffrono, sì, anche dopo e per sempre. Per sempre, sì, perché il male lacera dentro, il male uccide lâanima, anche quando si sopravvive a un crimine; e non câè nessun Dio, nessun Natale che possa risanare le ferite, che possa riportare la pace nel cuore, o che possa infine ridonare la vita a chi la vita non ha più.
La giustizia non chiama la vendetta, lâocchio per lâocchio, il dente per il dente, ma la certezza della pena, quella sì, la richiede con forza e determinazione, e la richiede anche per un senso alto e nobile di equità , per una ragione che i soggetti stessi che delinquono vogliono conseguire: ed è lâespiazione.
Perdio, Mastella! Come si può pensare a un indulto senza una progettualità dietro, senza che siano state ascoltate le vittime, in prima istanza?
Ma che cosa scorre dentro il suo sangue?
Ha unâanima, quel suo corpo così gonfio di se stesso?
Perché è stato così irriverente verso chi quellâindulto non lo ha mai voluto, e soprattutto non lo ha mai voluto in quel modo così osceno e così offensivo e così indegno?
Non prova un minimo di vergogna quando si alza al mattino e si guarda tutto sorridente allo specchio?
Un poâ di rispetto forse la gente lo merita. Lâindulto è stato impopolare, e soprattutto inaspettato. Certe decisioni delicate vanno prese con giudizio, con attenzione, e non di corsa, dâestate, peraltro, quando nemmeno si può dibattere.
Ma il prode Mastella è fiero di se stesso. Ed per questo che lo detesto e disprezzo e maledico. Dal profondo del cuore, scegliendo il tempo del Natale, a distanza di mesi, per manifestare tutto il mio sdegno, la mia indignazione.
Troppo facile. Io non stimo, nè tanto meno posso rispettare, persone che decidono con atti dâimperio, senza percepire la benché minima sete di giustizia di chi lâingiustizia lâha subita, sulla propria pelle. Per Mastella è tutto facile, e ha sempre un sorriso smagliante stampato sul volto. Eâ troppo facile, perché ha il potere rinchiuso nelle proprie mani, tanto da farlo sentire padrone del mondo e di tutti, decidendo per il Paese, senza nemmeno avere lo spirito, la buona creanza, di risarcire e confortare, come si dovrebbero, coloro, e sono tanti, che hanno subito danni gravi e perdite insanabili per colpa di chi i crimini li commette. Quante sono le vittime che ancora attendono un risarcimento dallo Stato? Allâordine del giorno non esiste tale voce tra le priorità .
âNon è colpa miaâ. Lâuomo Mastella invoca la pietas cristiana, ma che bravo ragazzotto. Io non câentro nulla, dice; è stato il Parlamento a votare lâindulto.
Troppo facile scaricare le proprie responsabilità . Lâindulto poteva essere certamente accordato, ma con criteri e logiche differenti, senza ignorare le vittime, e i parenti e gli amici delle vittime, e neppure ignorando la forte necessità di espiare il male commesso, da parte di chi, in carcere, vive senza nascondere, a se stesso e alla propria coscienza, gli atti indegni che ha compiuto.
Il perdono va dato a chi lo chiede, e non a chicchessia, senza che sia stato compiuto nemmeno un piccolo passo verso un percorso di recupero interiore. Câè uno spirito di giustizia, in ciascuno di noi, che non si può calpestare e svilire con un banale quanto disonorevole atto amministrativo. Lâindulto sì, era ed è da accordare sempre e a chiunque, ma solo quando è frutto di una conquista, di un cammino di espiazione, di una volontà di purificazione.