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CON IL DOPO MONDIALE SI INIZIERA’ A PARLARE DI VALORI ANCHE NEL CALCIO?

Sono emersi due volti del mondo del pallone. Da una parte c’è l’immagine positiva di uno sport che ha saputo unire ed esprimere gioia; dall’altra c’è, ancora vivo, il malcostume, non ancora risanato, dei tanti scandali che hanno svuotato di senso il campionato di serie A

15 luglio 2006 | Ada Fichera

Con la sensazione e l’atmosfera di festa che ancora attraversano “in lungo e in largo” la nostra nazione e con la soddisfazione che il raggiungimento di un traguardo “storico” può regalare, ci apprestiamo ad un breve, ma sentito, commento conseguente alla vincita della nazionale italiana ai mondiali di calcio di “Germania 2006”.

Possiamo affermare che senz’altro, in questi giorni, si sono mostrati due volti della realtà sociale.
L’uno è quello afferente all’immortale valenza dello sport: lo sport che unisce, che regala momenti di svago e di gioia.
La partita ha costituito in questi giorni un motivo di riunione per le famiglie, l’incontrarsi a casa di qualcuno per vedere la partita e quindi stare insieme piacevolmente, al di là dell’incontro calcistico trasmesso sul teleschermo.
Lo sport, e in tal caso i mondiali, hanno in un certo senso unito un paese che spesso si trova spaccato su molti aspetti.

In questo mese di partite, di commenti e infine di festeggiamenti, lo sport ha esercitato massimamente la sua funzione.
Contro un meccanismo ed un modo di vivere che spesso (come noi stessi abbiamo affrontato poche settimane fa) è ammalato e modificato nella sua stessa essenza, abbiamo assistito ad uno sport che si è espresso nella sua funzione sociale: in quei valori di parità, di opportunità, fair play, che forniscono un contributo decisivo all’educazione e alla formazione dei giovani, nonché alla vita democratica e sociale.
È questo di fondamentale importanza oggi, dato che lo sport oggi è divenuto uno dei fenomeni di massa più importanti all'interno delle nostre società. Raggiungendo tutte le classi sociali e tutte le fasce d’età della popolazione, lo sport costituisce ormai uno strumento essenziale di integrazione sociale e di educazione.

Un fiume di valori e passione che ha inondato un’Italia che per pochi momenti ha dimenticato le sue “magagne” in una calda sera d’estate.
Il 9 luglio del 2006, così come l’11 luglio dell’ormai lontano 1982, passerà alla storia del calcio, ma anche della popolazione e di una nazione che sa, e che deve, crescere in tutti i sensi.
Tuttavia, questo non ha fatto del tutto dimenticare a noi le difficoltà nelle quali si trova il calcio e in generale il mondo dello sport (calciopoli, doping, immoralità frequente...) e non basta certo vincere un mondiale (sebbene sia un’impresa valida e meritevole) per cancellare tali vicende.

Per questa ragione, ci rallegriamo ora, ma allo stesso tempo speriamo di vivere altri momenti come questo e di non essere più amareggiati spettatori di simili casi di cronaca e soprattutto di reale malcostume.

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