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CROCIFISSO UN GIOVANE DISABILE. A MONDAINO L’ENNESIMO CASO DI IMMORALE VIOLENZA

Per scherzo, si dice sempre così. Ma sono veramente le solite bravate? Il malcapitato ha riportato intanto delle lesioni e l’esperienza che ha provato avrà pure i suoi effetti sul piano psicologico. La barbarie e la viltà del gesto consiste nell’accanirsi contro i più deboli; sotto accusa anche l’indifferenza della gente

17 giugno 2006 | Ada Fichera

Ascoltare una notizia e rimanere scioccati. È un po’ quello che è successo in questi giorni, quando si è diffusa la notizia del giovane disabile crocifisso “per scherzo” a Mondaino, paesino malatestiano vicino Rimini.
Ebbene sì, avete proprio letto bene: è stato questo il destino di un disabile che, lo scorso 14 giugno, è stato legato ad una croce per una “bravata” di alcuni ragazzi residenti nelle vicinanze del paese.
Il giovane ha riportato alcune lesioni, oltre ovviamente ai segni che, a livello psicologico, un’esperienza simile può lasciare.
Ancora un episodio di inumanità, di irragionevolezza, teso ad offendere la dignità umana e soprattutto che mira a colpire, in tal caso, chi è meno fortunato.

Il caso ha anche un’aggravante: il fatto di avere usato la croce è infatti da reato di vilipendio.
“Assumere” la simbologia della croce è uno sfregio alla religione cattolica, che in essa ripone una assoluta sacralità.
Accanirsi contro il più debole e, allo stesso tempo, oltraggiare fino a questo punto una religione: non può trattarsi di una semplice e comune bravata. E del resto comune non è.
Sembra inverosimile, ma purtroppo è reale.
Nella nostra società, c’è chi si diverte legando alla croce una persona.

Ad aggiungere atrocità, e quindi indignazione, ad un atto che si commenta da solo, è l’indifferenza che pare sia stata dimostrata da alcune persone le quali, al momento dell’assurdo “gioco”, erano in un bar delle vicinanze e, pur vedendo, pare non abbiano fatto nulla.
Il ragazzo è stato infatti salvato dai carabinieri che casualmente passavano da lì con una volante per servizio.

Noia, follia,… Cosa può produrre una simile malattia sociale?
Non sappiamo, ma certo non esistono giustificazioni.
Divertirsi a scapito di qualcun altro… Possiamo chiamarlo divertimento, bravata?
Crediamo proprio di no.
“Volevamo solo giocare, fargli una foto con il cellulare e poi l’avremmo liberato”, dicono, “non volevamo fargli male”.
Come se questo non fosse già abbastanza.

Restano infine delle domande: ammesso che la giustizia faccia chiarezza sull’accaduto, quale sarà il futuro? A quanti casi-choc assisteremo ancora?
Il caso ci sorprende, ma quanti ormai ci colpiscono allo stesso modo?
Ogni giorno, al telegiornale o sui quotidiani, apprendiamo una notizia più assurda dell’altra.
Storie tristi, tanto incredibili quanto reali. Uno spaccato orribile della vita del nostro tempo, soprattutto quando ci si “ciba” di chi non ha nemmeno la forza di ribellarsi.

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