Articoli

BENVENUTO, PRESIDENTE NAPOLITANO! BUON LAVORO, IN NOME DELL'UNITA' NAZIONALE

Non si tratta di tornare indietro, rispetto all’evoluzione che la democrazia italiana ha conosciuto, grazie allo stimolo e al contributo di forze diverse. Occorre uscire dall'impasse e dalle contrapposizioni. Vedremo cosa sarà del Pese e di tutti noi

20 maggio 2006 | Ada Fichera

Se ne è parlato tanto, e alla fine, come previsto, in tanti, almeno fra quelli che hanno potuto, si sono sintonizzati per seguire il discorso di insediamento del neo-nominato Presidente della Repubblica Italiana Giorgio Napolitano.

Evento che si consuma quando al Parlamento, gremito in ogni ordine, sono circa le 17 del 15 maggio.
«È con profonda emozione che mi rivolgo a voi in quest’aula nella quale ho speso tanta parte del mio impegno pubblico apprendendo dal vivo il senso e il valore delle istituzioni rappresentative, supremo fondamento della democrazia repubblicana…» - ha esordito così il neo-Presidente, formale e rigoroso ma visibilmente emozionato.

Diciamo innanzitutto che, sebbene (siamo onesti) nutrivamo una certa diffidenza e perplessità nei confronti di Napolitano, il discorso d’apertura del suo mandato è stato senza dubbio soddisfacente.
Subito la citazione dell’aspra competizione elettorale di fronte alla quale «in tali condizioni più chiara appare l’esigenza di una seria riflessione sul modo di intendere e coltivare in un sistema politico bipolare i rapporti tra maggioranza e opposizione».

Per quanto fermo nel sottolineare giustamente l’importanza delle tradizioni cui l’Italia non può e non deve rinunciare, chiarisce, in maniera moderata e precisa, che non si tratta di tornare indietro rispetto all’evoluzione che la democrazia italiana ha conosciuto grazie allo stimolo e al contributo di forze di diverso orientamento. Tuttavia, alla luce del fatto che si sia instaurato un clima di pura contrapposizione e di incomunicabilità, è necessaria una cautela da parte di ambedue gli schieramenti, la quale deve considerarsi anche come segno di un’ancora insufficiente maturazione nel nostro paese del modello di rapporti politici e istituzionali già consolidatosi nelle altre democrazie occidentali.

In nome dell’unità nazionale, Napolitano trasmette un messaggio di fiducia, in risposta al bisogno di serenità e di equilibrio oggi così necessario agli italiani.
Continuità, ma anche memoria; memoria di un passato che merita e che ha scritto la storia del nostro Paese. Un ricordo che deve essere condiviso da tutti come premessa di una comunità nazionale.
Lodevole e molto apprezzato, è stato il riferimento ai diritti inviolabili dell’uomo e al principio di uguaglianza.
In proposito, il neo-Presidente ha affermato: «Il valore della centralità della persona umana viene a misurarsi con le nuove frontiere della bioetica».

Si va avanti “esaminando” i rapporti fra Stato e Chiesa, che pur in frequente collaborazione tra loro devono rimanere indipendenti e sovrani. Qui emerge puntuale l’apprezzato riferimento ai valori che devono costituire uno Stato così come la sua valida società: la giustizia, la libertà, la coesione sociale, la patria, la famiglia,…

Un ringraziamento al suo predecessore, il Presidente “uscente” Carlo Azeglio Ciampi, al quale lo accomuna la sua priorità per un lavoro orientato alla politica internazionale e per l’impegno europeistico.
Segue una menzione grata e doverosa di tutti i Presidenti che l’hanno preceduto, per poi passare ad una nota d’attenzione per i vari settori istituzionali e sociali: l’industria, l’istruzione, il mondo agricolo,…

Non manca una giusta ed energica condanna al terrorismo: «…è ora di mettere al bando l’arma del terrorismo suicida e di contrastare fermamente ogni rigurgito di antisemitismo» e di conseguenza continua con un sentito ricordo delle vittime in Iraq.
Ed ecco, in conclusione, il culmine, ed allo stesso tempo la parte che merita maggiore evidenza, dell’intero discorso: «Non sarò in alcun momento il Presidente solo della maggioranza che mi ha eletto».

Sono le 17 e quarantacinque in punto e l’applauso che arriva è il più trascinante; è il trentunesimo, almeno così dice qualcuno che, con pazienza e dedizione, li ha contati…
Ed è molto più forte, molto di più che il “semplice” «Sarò il Presidente di tutti» più volte ribadito nei giorni precedenti all’insediamento ufficiale. Sta tutto in quel «non sarò», «non sarò solo della parte cui appartengo. Avrò attenzione e rispetto per tutte le posizioni ideali e politiche che esprimete; dedicherò senza risparmio le mie energie all’interesse generale per poter contare sulla fiducia dei rappresentanti del popolo e dei cittadini italiani senza distinzione di parte».

Sono dunque trascorsi trentacinque minuti esatti dal suo inizio, e Napolitano finisce con: «Viva il Parlamento! Viva la Repubblica! Viva l’Italia!»
Al quale, con la speranza che il nostro apprezzamento dell’ottimo discorso sia confermato da un roseo futuro, ci piace rispondere con un “buon lavoro”. E…“Benvenuto Presidente!”

Potrebbero interessarti

Articoli

Il Premio Casato Prime Donne 2013 a Linda Laura Sabbadini

A poco più di un mese dal Decreto Legge sul femminicidio, il Premio Casato Prime Donne viene assegnato al direttore ISTAT Linda Laura Sabbadini che, per prima, ha rivelato le dimensioni della violenza sulle donne

03 settembre 2013

Articoli

Reputazione on line fondamentale per il turismo del XXI secolo

Tra difficoltà e diffidenze ecco come affrontare internet e le opportunità che offre

27 luglio 2013