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LA PSICHE, UN VASTO MONDO TANTO STUDIATO MA MOLTO MISTERIOSO

In Italia sta impazzando la “psico-mania”. Allo psicologo si rivolgono persone con i più svariati motivi; ma, spesso, si parla di soggetti insoddisfatti e stressati a causa di ritmi di vita che non tutti riescono a sostenere

22 aprile 2006 | Ada Fichera

Un numero sempre maggiore di italiani ricorre al lettino allo psicologo.
Test psicologici sulle riviste, psicologi e psichiatri ospiti di talk-show, reality-show e varietà televisivi, curiosità psicologiche all’interno dei siti web. Ormai è una moda, che coinvolge esperti e presunti tali.
La “psiche”: un mondo, sin dai tempi dei greci, tanto studiato quanto misterioso.
Come dicevamo, di psicologia si parla frequentemente sui giornali e in Tv, tuttavia, persiste una confusione generalizzata, e alquanto pericolosa, su quali siano i ruoli e le funzioni di psicologi, psicoterapeuti, psicoanalisti.
A confermare questa nostra iniziale sensazione è una recente indagine dell’ “Eurispes” che ha ampiamente sondato la sfera professionale di cui parliamo.
In Italia, c’è ancora poca cultura psicologica autentica, anche perché la figura dello psicologo è di formazione relativamente recente, almeno a livello istituzionale.
I tre eventi che hanno fondato la psicologia italiana sono tutti storicamente collocati nel 1905: l’istituzione delle prime cattedre di discipline psicologiche, con cui veniva sancito l’ingresso ufficiale della psicologia nell’Università italiana; il 5° Congresso Internazionale di Psicologia, svoltosi a Roma, con il quale la comunità scientifica internazionale riconosceva ufficialmente l’esistenza di un “movimento” psicologico italiano; la fondazione, ad opera di Giulio Cesare Ferrari, della Rivista di Psicologia, primo periodico scientifico del settore.
Per vedere regolamentate, in Italia, le professioni dello psicologo e dello psicoterapeuta dobbiamo attendere però la legge n. 56 del 18 febbraio 1989, con la quale sono stati istituiti l’Albo e l’Ordine degli Psicologi. È solo nel vicino ’89, che sono stati infatti stabiliti i contenuti della professione e i requisiti per esercitarla, poi ulteriormente definiti da successivi decreti.
Oggi, per diventare psicologo, dopo aver conseguito la laurea in Psicologia, è necessario superare l’esame di Stato per l’abilitazione alla professione di psicologo e iscriversi al relativo Albo professionale.
Ma, si sa, per la riflessione e lo studio della mente, sono sempre state particolarmente portate le donne. E quella di psicologo continua appunto ad essere una professione prettamente “al femminile”: in base al “Rapporto Almalaurea” 2005, le ragazze costituiscono l’84,8% di coloro che, nel 2004, si sono laureati in Psicologia.
Comunque, se è vero che la riflessione e la capacità di “leggere” negli altri sono certo qualità molto utili per svolgere al meglio questo mestiere, è pure vero che da sole non bastano: serve lo studio e buon percorso professionale.
Una delle maggiori credenze ancora radicate nel terreno di questa professione è costituita dal fatto che si tende a concepire il mestiere di psicologo come un’attività possibile solo per chi manifesti caratteristiche di sensibilità introspettiva e profondità, piuttosto che come l’esito di un percorso formativo. Magari col tempo, le giovani generazioni riusciranno a sfatare questa banale convinzione,…
Gli psicologi più giovani, in media, sono quelli siciliani, mentre quelli più maturi sono i laziali e i lombardi.
Comunque, stando agli ultimi dati, lo psicologo sembra essere una figura destinata ad occupare un ruolo sempre maggiore nella quotidianità, alla quale rivolgersi per avere un consiglio, una consulenza, un sostegno o per una vera e propria terapia.
Motivi personali o legati alle problematiche della scuola dei figli oppure a esperienze di lavoro stimolano maggiormente la domanda di psicologia fra i soggetti compresi nell’arco temporale dei 25/44 anni. La fascia d’età compresa tra 25 e 34 anni è poi l’unica che si rivolge allo psicologo prevalentemente per ragioni personali, mentre nelle altre fasce d’età la maggioranza dei contatti avviene per motivi diversi.
Spesso, lo psicologo non viene contattato direttamente dal soggetto in difficoltà, ma da persone a lui vicine, come i familiari, che magari hanno notato comportamenti insoliti o preoccupanti.
Nel caso di una ragazzina anoressica, ad esempio, la preoccupazione dei genitori o di chi le è vicino precede l’accettazione del problema da parte della ragazza stessa. In questi casi, sono i familiari ad attivarsi “trascinando” la ragazza dallo specialista o contattandolo in via preliminare.
Ecco allora che, stringendo un rapporto con lo psicologo, familiari e amici possono aiutare meglio chi ha bisogno di cure. In seguito, poiché diverse patologie coinvolgono la famiglia e le persone vicine ad essa, indubbiamente può accadere che le persone più prossime si curino a loro volta. Se il tessuto circostante diventa più sano, infatti, anche la situazione del soggetto può migliorare.
Tuttavia, rimane valido il principio degli stessi psicologi per i quali ciascuno dovrebbe andare in prima persona dallo specialista: se chi sta male non è disponibile, è infatti difficile che possa essere curato in modo indiretto, attraverso familiari, parenti e amici.
Attualmente, dallo psicologo arrivano persone con i più svariati motivi; ma nei casi più assidui, si parla di soggetti insoddisfatti e stressati a causa di ritmi di vita che non tutti riescono a sostenere. Ecco dunque insonnia, disfunzioni sessuali, tabagismo, diverse forme di dipendenza o problemi alimentari. Oppure, ci si rivolge allo psicologo in concomitanza di eventi traumatici, tragici: separazione, cambio di lavoro, abbandono.
Del resto, la nostra vita tende ormai ad essere sottoposta quotidianamente a ritmi frenetici e pressioni insostenibili, imprigionata in un vortice di impegni urgenti e responsabilità, fra tensioni in famiglia e sul luogo di lavoro, rapporti affettivi rarefatti, esigenze da soddisfare e pretese di essere sempre “all’altezza”. Tutto ciò può minare la nostra salute fisica e mentale, portando ad una sempre più forte richiesta di aiuto psicologico.
Resta, infine, da discernere tra coloro che hanno realmente bisogno dello psicologo e coloro (e sembra che siano molti) che ricorrono a queste professionalità più per moda che per effettiva necessità.
Concludendo, la psicologia è una materia che affascina e incuriosisce, forse più per ciò che evoca che per quanto si conosce realmente di essa. Proprio per il fascino e l’interesse che suscita è importante che i canali di comunicazione attraverso i quali si apprendono le notizie relative al settore siano quanto più moderati e chiari, per evitare di suscitare false illusioni o di creare idee distorte.

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