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VEGETARIANI E VEGANI: UNO STILE DI VITA CHE RISPETTIAMO MA CHE NON SEMPRE CAPIAMO

Un numero sempre più elevato di persone, secondo l'Eurispes, rinuncia a carne e derivati. "Nulla darà la possibilità di sopravvivenza alla Terra quanto l’evoluzione verso una dieta vegetariana" diceva Einstein. Oggi è una scelta dettata dalla moda o da ragioni salutistiche. E l'industria si adatta

15 aprile 2006 | Ada Fichera

Gli stili alimentari cambiano di pari passo con gli stili di vita. Uomini e donne che lavorano hanno meno tempo da dedicare alla cucina ed è dunque sempre più diffusa la tendenza a pranzare fuori casa, mentre fra i bambini sono sempre più numerosi rispetto al passato coloro che consumano i pasti nelle mense scolastiche.
In conseguenza di ciò, oggi si consumano pochi alimenti freschi, a favore di cibi pronti, snack, insaccati,…È ancora insufficiente dunque il consumo di frutta e verdura (e i notevoli rincari dei prezzi hanno peggiorato la situazione).
Con l’ingresso in massa delle donne nel mondo del lavoro si è inoltre diffuso un modello alimentare che prevede una colazione insufficiente, un pranzo veloce (spesso a base di panini o pizza) e cene troppo pesanti; Allo stesso tempo dilaga l’abitudine di frequentare il fast food e la tavola calda.
Una recente ricerca realizzata dall’Eurispes, nell’ambito del “Rapporto Italia 2006”, ha evidenziato come, nel corso del secolo scorso, si è assistito ad un mutamento rapido e radicale nelle abitudini alimentari degli italiani. Tale mutamento è stato caratterizzato, in primo luogo, dal passaggio da un rapporto con l’alimentazione basato sulla “logica del sostentamento” ad uno fondato sulla “logica del benessere”, che tuttavia non si dimostra immune da problemi, spesso gravi e di non facile soluzione. Il crescente ricorso alle diete e la diffusione del salutismo, ad esempio, sono figli di una società in cui i bisogni primari risultano in larga parte soddisfatti.
Ecco allora che, con sempre maggiore frequenza, incontriamo persone “vegetariane” o “vegane” e magari, pur rispettando tale loro scelta, non capiamo a fondo ciò che in realtà questa rappresenti o da cosa è stata originata.
Per individuare i primi vegetariani, è necessario tornare molto indietro nel tempo: il matematico Pitagora fondò una scuola che predicava una dieta non carnivora; Plutarco nel “Del mangiare carne” stigmatizzava la scelta di uccidere animali mansueti per nutrirsene; Leonardo da Vinci affermava «verrà il tempo in cui l’uomo non dovrà più uccidere per mangiare, ed anche l’uccisione di un solo animale sarà considerato un grave delitto»; Albert Einstein sosteneva invece “nulla darà la possibilità di sopravvivenza alla Terra quanto l’evoluzione verso una dieta vegetariana”.
Oggi, molti studiosi ritengono che rinunciare ad un’alimentazione a base di prodotti di origine animale sarebbe di grande aiuto nella lotta alla fame nel mondo.
A questo tipo di argomentazioni di vasta portata e di natura etica, si accompagnano le considerazioni relative ai benefici di un’alimentazione vegetariana per la salute dell’organismo. Su questo punto, il mondo medico e scientifico non è ancora pervenuto a pareri unanimi.
Da un lato, infatti, si levano gli appelli sempre più numerosi dei sostenitori dell’alimentazione vegetariana, che ricordano i rischi connessi ad un’alimentazione povera di frutta e verdura e ricca di proteine e grassi animali (come l’insorgenza di patologie quali i tumori e le malattie cardiovascolari).
Dall’altro lato, non mancano però i pareri contrari, come quello di Carlo Cannella, professore ordinario di Scienza dell’alimentazione all’Università “La Sapienza” di Roma, che sottolinea le gravi carenze che i regimi totalmente vegetariani comportano, soprattutto quelli che oltre alla carne rossa eliminano anche pesce, uova, latte e derivati, definendo un regime nutrizionale incompleto e mancante di calcio, ferro, vitamina B12. Il consumo del latte, considerato l’alimento più completo, viene ritenuto indispensabile da molti medici.
Se tutto il mondo medico concorda sull’opportunità di ridurre il consumo di carne a favore di quello di frutta e verdura, non esiste invece unanimità sugli effetti positivi di una dieta vegetariana, specie se rigorosa.
In ogni caso, in Italia, un numero sempre maggiore di persone, si è convertito in questi anni all’alimentazione vegetariana. Oggi, i vegetariani in Italia sono quasi 6 milioni (AcNielsen 2004) e si stima che, nel 2010, i vegetariani diventeranno più di 7 milioni e, nel 2050, 30 milioni (almeno così stima l’Eurispes).
La tendenza vegetariana ha conosciuto una forte impennata dopo l’esplosione della “mucca pazza” ed ha poi continuato a diffondersi sotto la spinta delle comunicazioni sempre più frequenti veicolate da esponenti del mondo medico e scientifico.
L’Associazione Vegetariana Italiana (AVI), fondata nel 1952, si sta battendo per la promulgazione di una legge che garantisca ai vegetariani di trovare alimenti loro destinati nelle mense pubbliche, e così il numero sempre più rilevante di vegetariani è divenuto oggetto di forte interesse anche da parte delle aziende.
Si stanno moltiplicando sul mercato i prodotti a base di verdura e cereali (sono ormai circa 500 in commercio) contraddistinti da una “V” verde, simbolo dell’Avi, per facilitare la ricerca e lo stesso fenomeno si verifica in un numero sempre maggiore di ristoranti e autogrill.
Sulla scia, come sempre, degli Stati Uniti, dove esiste, fin dal 1980, un franchising di cibo biologico nato in Texas e divenuto ormai di enormi dimensioni, ora esiste anche in Italia una catena di locali “animal-free” del Network vegetariano, che offrono piatti vegetariani.
L’industria prende dunque coscienza del fatto che i vegetariani rappresentano ormai un target molto interessante.
L’offerta si concentra soprattutto al Nord ed al Centro del Paese e Milano è la città con la percentuale più alta di ristoranti vegetariani.
Una fetta consistente del business appartiene agli Internet store, che vendono on-line in tutto il Paese a circa 5.000 amanti dell’alimentazione naturale.
Provando a tracciare un identikit dei seguaci dello stile di vita salutista ed ecologico si può affermare che si tratta più spesso di donne (70%) che di uomini, soprattutto di età compresa tra i 25 ed i 54 anni (62%) e con un livello di istruzione medio-alto (85%).
Occorre però fare una distinzione all’interno dell’ampio gruppo dei vegetariani. Ci sono i semi-vegetariani che mangiano tutto ad eccezione delle carni rosse, quelli che escludono le carni animali tranne il pesce e quelli che escludono tutte le carni.
Comunque, per chiarire, i vegetariani sono coloro che rinunciano alla carne, ma mangiano i prodotti degli animali come le uova, il latte e i suoi derivati. C’è invece un’altra categoria: i “vegani”, i quali rifiutano qualsiasi cosa provenga dagli animali e si nutrono di frutta, verdura, cereali, legumi, semi, soia,…I vegani rifiutano i derivati animali non solo nell’alimentazione, ma in qualunque ambito della vita, non utilizzano infatti capi di abbigliamento, accessori e altri oggetti ricavati dall’uccisione e dallo sfruttamento di qualunque tipo di animale: lana, seta, pelle, cosmetici con ingredienti di origine animale, macchine fotografiche con pellicola contenente gelatina di origine animale, farmaci contenenti le proteine del latte, ecc.
Se in un certo senso, sono scelte non solo di alimentazione, ma di vita; è allora vero che tali stili sono sintomatici della nostra società; cioè la maggiore diffusione di una cultura eco-biologica ha determinato, da un lato, l’insorgere di meccanismi di autodifesa dei consumatori, da un altro lato, benché rimangano purtroppo abbastanza frequenti i comportamenti alimentari scorretti, molti italiani mostrano di aver sviluppato un rapporto tendenzialmente più controllato con l’alimentazione, grazie alla sinergia ecologico-salutista che ha generato una nuova consapevolezza verso i molteplici fattori di rischio veicolati dal cibo.

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