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GIAMPIERO NERI: “LA NATURA ESERCITA SU DI NOI UN POTERE BALSAMICO. OSEREI DIRE: TAUMATURGICO”

Vi sono maestri che molti ignorano. Ecco le riflessioni di un grande poeta, autore di "Teatro Naturale". A lui peraltro dobbiamo il titolo della nostra rivista

06 settembre 2003 | Luigi Caricato

“Voce al pensiero” è un appuntamento mensile. In questa rubrica prenderemo di volta in volta in considerazione le figure più rappresentative del nostro tempo. Quelle che senza esitazione potremo considerare figure “portanti”.
Forse l’espressione di “maestri” suona troppo abusata. Ed è vero. Ma i personaggi che presentiamo in questo spazio d’elezione lo sono per davvero; hanno contenuti solidi, stile e professionalità nei rispettivi campi di azione.

Iniziamo da subito con due poeti. Con Giampiero Neri, in questo settembre 2003; quindi con Maurizio Cucchi, nella prima settimana di ottobre.
Iniziamo con loro perché i poeti, quelli veri, sono purtroppo maestri che i grandi mezzi di comunicazione, più o meno consapevolmente, ignorano o trascurano; e se la società li snobba, proprio perché poeti, noi riserviamo loro gli spazi che invece meritano. Già, perché “Teatro naturale” si discosta nettamente e senza alcun dispiacere dalle tendenze omologanti; ama le sfide e ai propri lettori propone il duo Neri-Cucchi per un progetto ben più ampio. Entrambi partecipano infatti con un proprio autonomo spazio ad una sezione della rivista denominata “Le stanze”; sezione che invitiamo a visitare, anche per conoscere meglio i nostri due graditissimi ospiti. Per noi curano una sorta di “weblog”, o “blog” come oggi si usa dire in gergo mediatico: un diario pubblico. E’ per questa ragione che ci sembra opportuno iniziare proprio da loro. Buona lettura, dunque.



INCONTRO CON GIAMPIERO NERI

La società attuale ha forse bisogno di farsi carico di una inversione di tendenza? C’è forse la necessità di imprimere un nuovo corso alla vita di ogni giorno, per renderla più gradevole? O si sta bene così come si vive, con tutte le ansie e le inquietudini che il “benessere” ci impone come contropartita? Probabilmente sì, questa inversione ci vorrebbe, se solo si considerano le molteplici forme di disagio che le cronache degli ultimi tempi vanno purtroppo registrando, anche in quelle comunità periferiche – la cosiddetta “provincia”, o meglio ancora: la “società rurale” (ma esiste ancora?) – che si pensavano invece immuni. Ma c’è qualcosa che manca, perché si possa concretamente agire per favorire questo passaggio al nuovo. Cosa?
Già, ai nostri lettori, che in genere orbitano a vario titolo in questa società rurale un po’ disgregata e senza più riferimenti forti, cosa si può proporre?
“L’informazione, senza alcun dubbio”. Neri è categorico.

Una informazione seria e attendibile
“Io mi occupo prevalentemente di poesia” spiega, quasi dovesse presentarsi per la prima volta. “Nel senso che le poesie cerco di scriverle” indugia. “In particolare – aggiunge – ho assunto come poetica, come programma del mio lavoro, la poesia intesa come ‘informazione’. Quindi, per mia natura sono particolarmente interessato ad acquisire e fornire informazioni. Credo che nel corso della vita ci si attenda e si cerchino sempre delle informazioni. Visto anche l’ambito della rivista, rivolto specificatamente alla natura e alla sua manifestazione principale ch’è l’agricoltura, credo che sia molto utile per il lettore di “Teatro Naturale” avere informazioni su quello che la natura produce, su quello che della natura si utilizza per vivere. Ecco allora che qualunque informazione seria, non piegata alla ricerca dell’interesse particolare, debba essere considerata come la benvenuta. Personalmente sono un consumatore di prodotti mediterranei, di verdura, frutta, olio in particolare, e pesci… Io per esempio vado su questioni concrete. Vorrei sapere quanto tempo deve stare in acqua una mela prima di poter essere mangiata senza pericolo, perché non vi siano ancora tracce di pesticidi. Ho detto mela, ma la considerazione vale per ogni altro frutto, e naturalmente anche per la verdura. Non sono questioni di scarsa rilevanza. Vorrei inoltre essere informato anche sulle nuove tecniche, quelle che assicurano all’agricoltura una produzione più ricca e artificiosamente generosa, di tipo intensivo. Ho notato per esempio che le fragole sono quasi tutte di dimensioni assai maggiori di quelle che ricordavo io ai tempi della mia giovinezza. A cosa è dovuta questa dimensione così sbalorditiva? Purtroppo, a questa grandezza del frutto non corrisponde una equivalente bontà del profumo e del gusto. Dovrei citare a questo proposito un verso di Cucchi, che dice: ‘Anche le nespole non sapevano di niente’”.

Ritorno alla terra
Sì, il disagio della quotidianità nasce forse da lontano, dalla perdita di riferimenti un tempo invece certi e facilmente riconoscibili: la fragola che sa di fragola, e che conservi forme e dimensioni normali. Il disorientamento parte dunque dalla perdita di naturalezza e semplicità. In questi ultimi decenni ci si è adeguati con troppa disinvoltura a ritmi vertiginosi ed esasperanti. Occorre perciò recuperare quei riferimenti troppo spesso trascurati e resi oggi indefiniti. Si parla tanto in questi ultimi anni di ritorno alla terra, di ritorno ai valori della natura. Sarà vero?
E’ vero. E’ un’esigenza forte, palpabile, per nulla illusoria. “Questo fenomeno – spiega Neri dalla sua casa milanese – è una chiara risposta all’eccesso di meccanizzazione della vita. Quindi, istintivamente, prima di abbandonare in maniera definitiva la nostra ‘naturalità’, la nostra ‘vita nella natura’, cerchiamo di tornare a viverla il più e il meglio possibile. Tutto ciò – prosegue –avviene nell’avvento dei robot, dei cani meccanici, delle macchine che si autogestiscono. La presenza di un animale vivo ha quasi un potere balsamico per noi; vorrei dire anche: taumaturgico”.

Un’epoca di transizione
Eppure dagli anni Cinquanta in poi gli stessi intellettuali hanno rifuggito quel mondo tutto natura, che poggiava saldamente sui canoni della civiltà rurale.
“E’ vero” incalza Neri. “Siamo d’altra parte in un’epoca di transizione, piuttosto difficile e ardua. Il mondo rurale si presenta ancora con un suo aspetto di dispendio e di fatica, che appare sproporzionato rispetto ai risultati economici che si possono conseguire; ma, a mio parere, è vicino il momento in cui il rapporto industria-agricoltura verrà presto rovesciato a favore di quest’ultima. Anche perché si potranno fare mille macchine al giorno, ma non sarà mai possibile far crescere un albero violando la sua identità; almeno”.

Un ruolo primario
Il legame di Giampiero Neri con la natura è forte e determinante, necessario per comprendere la sua stessa opera poetica. A lui ci siamo ispirati per il nome della rivista. “Teatro Naturale” è infatti il titolo di un suo libro, pubblicato nella celeberrima collana mondadoriana ‘I poeti dello Specchio’.
“Il mio costante riferimento alla natura non è un pretesto” spiega Neri. “Vorrei anzi rivendicare il ruolo primario che ha per me l’osservazione naturale, e la natura, nel mio lavoro di poeta. E’ proprio osservando la natura che mi sono accorto della stretta parentela che ci unisce, in sostanza, al mondo naturale, al mondo animale; sicché, parlando di animali, ho inteso parlare di uomini”.

Nuova immagine di ruralità
Dalla natura all’agricoltura il passo è breve. Ma esiste la consapevolezza di questo stretto legame? “Direi di sì” ammette Neri. “Ne sono convinto dalla stessa fortuna di alcune trasmissioni televisive sul tema. Personalmente le seguo sempre con piacere e interesse. Mi sono reso conto che anche qui, come in altri ambiti, si siano fatti notevoli progressi tecnologici. L’immagine rurale è molto cambiata, tende sempre di più ad assomigliare a quella di una realtà molto specialistica. Anche la fatica, che pure persiste nell’attività agricola, si è ridotta di molto, se la paragoniamo a quella di cinquant’anni fa”.

Chiarimenti intorno agli Ogm
Esiste però l’incognita degli Ogm, degli Organismi geneticamente modificati. “Si” riconosce Neri. “Proprio per questa difficoltà di capire abbiamo bisogno di acquisire sempre maggiori informazioni. E’ ovvio che il dibattito avvenga fra competenti; ma anche chi non lo è sente il desiderio di essere informato, almeno per sommi capi, delle buone ragioni di una posizione e dell’altra”.

Nessuna estraneità
Il poeta Giampiero Neri, pseudonimo di Giampietro Pontiggia, non è del tutto estraneo all’agricoltura, vanta infatti dei solidi legami con il mondo rurale.
“Perché la mia famiglia d’origine, per parte di madre, commerciava in vini nell’area della Brianza. Non era produttrice, perché la nostra terra non è vocata propriamente al vino, direi piuttosto ad altri frutti, mi riferisco in particolare alle prugne, alle pere, come ricorda il Gadda in La cognizione del dolore.

Ignoranza o egoismo
Ma agricoltura non è soltanto produzione di cibi, significa anche sensibilità ambientale, tutela e salvaguardia del paesaggio. “A questo proposito – precisa Neri – ci sono due tipi di distruttori dell’ambiente. Quelli che distruggono per ignoranza di quel che distruggono, e forse sono i meno colpevoli; e quelli che distruggono invece per egoismo personale, per egocentrismo. Quest’ultimi vorrebbero distruggere e deturpare la natura con costruzioni assurde, che rovinano la naturalità del paesaggio. Gli esempi sono sotto gli occhi di tutti. E’ inutile elencarli. Occorre maggiore rigore. Le coste per esempio devono essere lasciate così come sono in natura. Non è il caso di costruire delle ville distruggendo la naturalità di un paesaggio ancora integro. In Italia – aggiunge Neri – mi pare che in fatto di normative non siamo da meno rispetto ad altri Paesi in Europa. Abbiamo una serie di utili salvaguardie. Forse il problema è che a normative così precise e dettagliate non corrisponda poi una opportuna verifica, un controllo altrettanto puntuale”.

Un invito alla lettura di Marais
Per chiudere, un libro che il poeta Giampiero Neri consiglierebbe ai lettori di “Teatro Naturale”? “L’anima della formica bianca” risponde senza alcuna esitazione.
“Si tratta di un libro sulle termiti. E’ bellissimo. L’autore è Eugenio Marais. Adelphi, invece, è l’editore che lo ha pubblicato e fatto conoscere in Italia. E’ un libro di straordinario interesse scientifico, ma anche letterario. L’autore, il sudafricano Marais, era uno scienziato con l’animo di poeta”.

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