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ANDARE A VIVERE ALL'ESTERO? UN ITALIANO SU TRE EMIGRA

Dove vanno i nostri connazionali? E perchè espatriano? Ecco un interessante quadro della situazione sulla base di una recente ricerca dell'Eurispes. Un fenomeno ch'è, nel medesimo tempo, una denuncia del solito problema che coinvolge il Paese: l'occupazione.

25 marzo 2006 | Ada Fichera

L’emigrazione. Un fenomeno antico e, al tempo stesso, un costume oggi molto più diffuso di quanto si pensi.
Un tempo gli emigranti italiani “volavano” verso la Germania, l’Australia, gli Stati Uniti,…
E oggi? Dove vanno a vivere i nostri connazionali che decidono di trasferirsi in altri paesi? E soprattutto, perché lo fanno?
Da un’indagine “Eurispes” dello scorso 20 febbraio, realizzata attraverso l’elaborazione dei dati del Ministero dell’Interno, sembra che non ci siano tante novità rispetto al passato (soprattutto riguardo alle zone d’origine e alle motivazioni riportate).
Al 2005, sono più di quattro milioni gli italiani residenti all’estero e più della metà di questi proviene, come da sempre, dalle regioni meridionali e dalle isole.

Sicilia, Campania, Calabria, Puglia,…Terre bellissime e ricche di talenti, eppure spesso abbandonate in seguito a problematiche molto serie.
Le cause che determinano la crescente mobilità degli italiani verso l’estero sono diverse.
Per quanto riguarda i singoli individui e le famiglie, influiscono la condizione, le aspettative e, in molti casi, le esigenze, anche basilari, di vita.
Più in generale, agiscono diversi fattori: le esigenze e le spinte del mercato dei beni e dei servizi, la disponibilità di infrastrutture, soprattutto di trasporto, la grande crescita economica, i forti squilibri demografici, economici e sociali fra le vari parti del mondo e tra le varie aree all’interno di uno stesso paese e, infine, il progresso tecnologico.

Sono ancora una volta le esigenze lavorative a costituire il nucleo motivazionale dell’emigrazione unite alla vivacità culturale e alle maggiori opportunità per i figli.
Non è difficile infatti ascoltare commenti del tipo: «all’estero, ci sono più possibilità di lavoro rispetto all’Italia!».
A queste, seguono una maggiore sicurezza, un clima politico migliore, un maggiore contatto con la natura.
Ma vediamo dove vanno gli emigrati italiani.

Il paese che affascina maggiormente i dirigenti, gli organi direttivi, gli artisti, nonché gli imprenditori, è la Spagna, che è anche la meta preferita dagli insegnanti, dagli impiegati e dai non occupati.
Gli operai e le casalinghe, invece, prediligono la Svizzera; mentre coloro che lavorano in proprio hanno una spiccata preferenza per gli Stati Uniti d’America.
Gli studenti sono invece attratti dall’Inghilterra; infine, la meta scelta dalla maggior parte dei pensionati è la Francia.

A decidere di andare all’estero, oggi, è un italiano su tre.
I più disponibili allo spostamento sono ovviamente i giovani, più pronti ad un cambiamento e spinti dalle opportunità di studio e di lavoro; ad essere maggiormente riluttanti sono piuttosto le donne dai 30 anni in su.
Gli emigrati sono persone costrette a cercare lontano ciò che gli possa permettere di vivere e che certo non hanno, almeno all’inizio, vita facile. Lo testimoniano i frequenti racconti di chi ha vissuto in prima persona la realtà, a volte tanto dura, dell’emigrante.

Avversità da sconfiggere con la forza e con la dignità, con la vivacità e le grandi potenzialità che hanno gli italiani. La difficoltà della lingua, il duro lavoro, le discriminazioni subite, il pensiero alla casa lontana,…
Un tratto comune è la volontà e la tenacia nel “farsi strada”.
Uomini e donne con la valigia contenente poche cose, ma piena di speranza e di risorse personali.
Sono questi esempi notevoli che devono spingere l’Italia a crescere.
Da questa breve ma significativa indagine, infatti, emerge nuovamente un dato significativo e molto grave per il nostro paese: l’importanza del fattore occupazionale.
Non a caso, ad oggi, la gran parte degli italiani indicano come la maggiore sfortuna dell’Italia la precarietà lavorativa.

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