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CON IL TRIONFO DELLA BANALITA', PERCHE’ DEVONO STUDIARE O IMPEGNARSI I GIOVANI? A CHE PRO?

Tra i compensi record ai partecipanti ai reality e l'ingiusto meccanismo del televoto, ecco la Tv della mediocrità e dell’ignoranza. La diseducazione imperante impone una severa riflessione. È dilagante un certo sconforto da parte di chi guarda al proprio futuro

18 febbraio 2006 | Ada Fichera

Come persone che hanno studiato, che faticano ogni giorno per conquistare poco a poco uno spazio professionale in più, come individui che hanno anche sacrificato molto altro per imparare e per crescere, non possiamo che sentirci offesi.

Offesi da una società che valorizza solo ciò che è bello e che fa audience, che monetizza tutto ciò che “incanta” con la sua cornice dorata, che promuove solo la cultura del più furbo e la facilità del successo misurato, in termini di sacrificio, a costo zero.

Numerose sono le domande che “attanagliano” la nostra mente: Perché impegnarsi? Perché studiare?

I contratti firmati dai partecipanti all’ennesimo reality sono davvero indecenti. E ancor più indecente, è il fatto che tali retribuzioni vengano anche pubblicizzate.

Pure se non condividete in pieno quanto stiamo dicendo, fermatevi un momento a riflettere.

Vi sembra normale…e soprattutto vi sembra corretto che per fare “vita da fattoria” si diano ad alcuni volti noti del nostro paese cifre che vanno da trecentomila euro a un milione di euro? Sì, non avete capito male, stiamo dicendo un milione di euro, per intenderci i vecchi due miliardi di lire. Compensi record, per cosa? Quale merito si cela dietro tali personaggi? Nessuno, o meglio, nessuno così importante e così valido da giustificare simili cifre.

È un insulto a chi lavora, è uno sfregio per chi studia.

Guadagni senza limite per il trionfo della mediocrità. Dalle stalle alle stelle, per molti, il passaggio è rapido e soprattutto prolifico.

Che dire dunque del messaggio che trasmette una simile organizzazione? Per avere successo bisogna essere belli, astuti e bisogna avere le conoscenze giuste, non occorre davvero altro. Trovate questo educativo per un adolescente che guarda la Tv?

Quando poi si tenta di pubblicizzare un meccanismo che vuole esaltare la dedizione allo studio e all’impegno giorno per giorno sul piano professionale, ecco avanzare impietoso il televoto. Incredibile e diffuso mezzo che non premia quasi mai il più bravo o il più studioso, ma il più simpatico o la più carina.

Che senso ha, allora, far studiare decine di ragazzi in una scuola di spettacolo, farli giudicare da esperti ed emeriti professionisti e poi consegnarli al televoto? Anche qui, la cultura, lo studio e l’impegno perdono a favore di un viso “telegenico”, che come si dice in gergo “buchi lo schermo”.

Voltando pagina però, ci poniamo una domanda opposta: a che serve comunque studiare se poi tanti giovani, pur con molteplici titoli, e pur non offrendosi a questo “mercato”, non riescono, oggi, a trovare un adeguato posto di lavoro?

È dilagante un certo sconforto da parte di chi guarda al proprio futuro. Un tempo si diceva che un buon titolo di studio assicurava una brillante carriera. E oggi che questo non lo assicura più niente e nessuno?

Tali problemi ci fanno riflettere, ma soprattutto ci spaventano per le conseguenze sulla massa.

Tuttavia, tra messaggi scorretti dei media e assurde abitudini della società, noi rimaniamo a far parte di quelli che credono ancora nello studio.

Le principali motivazioni che devono addurre i ragazzi a studiare restano la formazione umana dell’individuo, la comprensione e la cognizione del passato senza la quale non possiamo capire il presente, la costituzione di una coscienza e di una spiritualità, la maggiore capacità di comprendere anche se stessi.

Siamo concordi nel dire, infine, che è difficile (lo è anche per noi) entrare in questa forma mentis, è complicato accettare questo, ormai ben consolidato, modus vivendi. Tuttavia, nella società in cui viviamo, non crediamo, a malincuore, di avere altra scelta…

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