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GIAMPIERO NERI: “LE BANCHE NON SONO PIU’ A MISURA D’UOMO, MALGRADO CERTE PUBBLICITA’ DICANO L'ESATTO CONTRARIO”
Abbiamo ascoltato il nostro “padre putativo”, il celebre autore del volume “Teatro Naturale”, da cui abbiamo mutuato il nome della rivista. Lo abbiamo fatto su di un tema di grande attualità: le banche. Dopo il caso Fiorani e Consorte, è la volta buona per riflettere sulla inquietante realtà. La riflessione di Neri è il frutto di quarant’anni di vita professionale svolta ad alti livelli nel sistema bancario
14 gennaio 2006 | Luigi Caricato
In attesa dellâannunciato volume in cui sarà raccolta lâintera opera poetica di Giampiero Neri, tra gli Oscar Mondadori, ascoltiamo volentieri un suo giudizio circa lâinfelice situazione dellâattuale sistema bancario in Italia.
Neri, pseudonimo di Giampietro Pontiggia, ha lavorato in banca per quattro lunghi decenni. Un mestiere ereditato, visto che il padre Ugo era stato a sua volta procuratore di banca.
Lo stesso fratello Giuseppe, il noto scrittore prematuramente scomparso il 27 giugno 2003, dopo alcuni anni di sofferto impiego in un contesto che gli era intimamente estraneo, ha poi esordito in narrativa proprio con il romanzo dallâemlematico titolo âLa morte in bancaâ.
Dopo i noti casi di malcostume, di cui siamo purtroppo testimoni impotenti, non potevamo certo trascurare la voce di chi, come te, nelle banche ci è stato per quarantâanni a lavorare. Perché è accaduto tutto ciò? Eâ forse diventato un luogo abietto la banca?
Lâerrore umano è alla radice delle nostre azioni, ma in tutta coscienza devo dire che questi scandali sono soltanto cose di oggi; e si può capire il perché. Lâimportanza della banca â che una volta aveva un compito, anche molto più limitato, di raccolta e di distribuzione della ricchezza, attraverso prestiti per chi ne aveva bisogno per allargare il proprio giro di affari e i propri interessi â è diventata oggi qualcosa dâaltro e di diverso. Con lâavvento del mercato comune, della mancanza di frontiere sono passate di mano i gruppi proprietari di banche e hanno così cambiato volto. Si è instaurato un principio per cui lâeconomia viene prima di tutto, mentre cinquantâanni fa non era così, câera anche lâetica insieme allâeconomia. Lâetica aveva un suo peso, molto preciso: imponeva certi confini allâagire bancario. La situazione è molto cambiata, comâè cambiato il mondo, in fondo.
I cambiamenti del mondo sono ora positivi, ora negativi. Da una parte il progresso con i suoi vantaggi, dallâaltra la caduta morale della società . Cosa ne deduci? Vi è ancora spazio per lâottimismo?
Sono fondamentalmente ottimista, però sul fronte dellâetica lâarretramento cui stiamo assistendo mi preoccupa molto.
Nel libro biografico di Pietro Berra (Giampiero Neri. Il poeta architettonico, 2005) hai dichiarato che la banca non ti è stata matrigna...
Assolutamente no, io ci ho vissuto quarantâanni e tuttâoggi vivo con la pensione della banca, châè dignitosa. Ho terminato con il grado di procuratore, quindi impegnavo la banca con la mia firma, non ero lâultimo arrivato, e questo grazie al mio amico direttore Morbioli. Tra lâaltro, proprio in questi giorni riflettevo sulla società McDonaldâs, la quale aveva aperto il suo primo conto in Italia presso la Banca Commerciale Italiana. Ebbene, quel conto lâavevo aperto io, cosa di cui mi glorio ancora adesso. Non è (sorride) una grande operazione che ho fatto, però in qualche modo sono contento di averla fatta. Ho saputo ora che la McDonaldâs dà lavoro a dodici mila dipendenti; ecco, questo mi fa piacere.
Se tu dovessi ricominciare daccapo, ritorneresti a lavorare in banca oggi, così come sono strutturate?
Questa è una domanda molto difficile. Io credo di no. Credo che questa nuova idea di banca mi sia estranea. Io avevo rapporti con la clientela di tipo personale. Adesso questo tipo di rapporti mi sembra che non abbia più un significato. Si va più per numeri, per presentazioni di bilanci, di situazioni patrimoniali, insomma: câè sempre meno spazio per lâuomo. La banca non è più a misura dâuomo. Questo lo possiamo dire, malgrado la pubblicità si prodiga in questo senso.
Si tende a vendere un prodotto e unâanima che non câè...
Sì, che non câè, che non câè...
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