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GIOVANI OGGI, UNA GENERAZIONE DAVVERO "SENZA MAESTRI"?
Si avvicina il Natale e, sorpresa sorpresa, il regalo più desiderato dalle ragazze italiane è un intervento dal chirurgo estetico. Non stupiamoci. La voglia di "rifarsi" per meglio apparire è il frutto del tempo. Intanto da più parti si sente la necessità di lanciare un appello: "L'Italia - si legge - è attraversata da una grande emergenza che non è anzitutto quella politica o economica ma si chiama educazione…"
10 dicembre 2005 | Ada Fichera
Diceva Don Giussani: âSe ci fosse unâeducazione del popolo, tutti starebbero meglioâ. E per molti versi aveva proprio ragione!
Il Natale alle porte ci pone davanti a notizie certo poco piacevoli, considerato che, il regalo maggiormente desiderato dalle ragazze italiane è (pensate) un intervento dal chirurgo estetico.
E se moltissime ragazze sotto lâalbero vorrebbero trovare un permesso o ancora meglio un bel âgruzzoloâ per potersi concedere al bisturi, non possiamo che riflettere su tutti quei fattori che hanno dato origine ed hanno innescato questo costume sociale, questa mentalità ed il loro conseguente business.
Sarà la già tanto discussa e diffusa mania di bellezza, sarà che in questo periodo il tanto parlare dei nuovi calendari sui quali sono ritratte tante star come emblema di perfezione in posti fantastici e spesso in altrettanto fantastici montaggi,â¦ma la voglia di ârifarsiâ, così come la priorità quotidiana di apparire, sono un dato a dir poco allarmante.
Di fronte allâennesimo diffondersi di tendenze nuove e senzâaltro modaiole, la memoria, ritornando leggermente indietro nel tempo, ci porta in questo momento al 17 novembre scorso, quando sul âCorriere della Seraâ è stato pubblicato un appello di intellettuali e personalità delle più varie sensibilità politiche, cattolici ma anche laici. Stiamo parlando di Giovanni Bazoli, presidente di Banca Intesa, di docenti come Giulio Sapelli e Stefano Zamagni, il vicedirettore del Corriere della Sera Magdi Allam, i direttori Dino Boffo ( Avvenire ), Maurizio Belpietro ( Il Giornale ), Franco Bechis ( Il Tempo ), Ferruccio de Bortoli ( Il Sole 24Ore ), Giuliano Ferrara ( Il Foglio ), Antonio Polito ( Il Riformista ), Giancarlo Mazzuca ( Quotidiano nazionale ), Mauro Mazza ( Tg2 ), Carlo Rossella ( Tg5 ), Paolo Liguori ( Tgcom ) e il vicedirettore di Libero Renato Farina.
Un appello che si pone come una denuncia sociale e allo stesso tempo come un allarmante dichiarazione.
Nellâappello si può leggere: âLâItalia è attraversata da una grande emergenza che non è anzitutto quella politica o economica ma si chiama educazioneâ¦Non è solo un problema di istruzione o avviamento al lavoro. Sta accadendo una cosa che non era mai successa prima: è in crisi la capacità di una generazione di adulti di educare i propri figli. à diventato normale pensare che tutto è uguale, vivere come se la verità non esistesseâ¦Lâincertezza dei ragazzi è figlia di una cultura che ha sistematicamente demolito le condizioni e i luoghi stessi dellâeducazione: famiglia, scuola, Chiesaâ.
Se ad essere in crisi è la facoltà degli adulti di educare i figli, certo non si può stare a guardare.
Ed è forse proprio per questa ragione, che molti nomi noti del panorama culturale del nostro Paese hanno preso la decisione di denunziare una frequente e diffusa tendenza delle famiglie italiane.
Con le dovute eccezioni, infatti, si inizia ad avvertire già da tempo un lassismo nei confronti dei figli, una mancanza di modelli e di punti di riferimento per le giovani generazioni ai quali spesso non resta che emulare lâultimo vip uscito da un nuovo programma televisivo.
A volte, si ha la sensazione che manchi, a molti ragazzi, un esempio da seguire in famiglia.
Se il Presidente della Repubblica Italiana Carlo Azeglio Ciampi, lo scorso 6 dicembre, ha giustamente dichiarato che la televisione troppo spesso è âcattiva maestraâ, dobbiamo anche osservare il perché i giovani seguano un modello del piccolo schermo, prima di seguirne invece uno in casa.
Interessante anche il commento unito ad un singolare parallelismo, il quale in proposito avanzava Francesco Alberoni, lo scorso 5 dicembre, sempre sul âCorriere della Seraâ: ââ¦le guide, nella nostra epoca, non sono i filosofi e gli studiosi, ma i cantanti rock, mentre i modelli sono i divi dello spettacolo, gli attori, i presentatori, i comici. Quindi non è vero che i giovani non hanno più maestri. Hanno solo maestri diversi che insegnano loro altre cose. I cinesi invece hanno conservato una pedagogia autoritaria in cui gli ordini non possono essere discussi ...Una pedagogia incompatibile con le nostre tradizioni di libertà , ma che ci costringe a riflettere criticamente sul nostro sistema educativo, visto che dobbiamo affrontare la loro concorrenza, e che essi ci stanno superando nelle alte tecnologie e stanno conquistando posizioni eminenti nelle migliori università del mondo. Un compito spiacevole, ma che dobbiamo svolgere se vogliamo sopravvivere e non farci asservireâ.
I sintomi sociali avvertiti di certo stanno a metà strada tra un S.O.S. ed âunâavanceâ che ha il volto anche di una provocazione (non per questo immotivata!). Questi comunque potrebbero, talvolta, come noi auspichiamo, trasformarsi in uno stimolo al miglioramento, ad una crescita e dunque alla via per una guarigione della famiglia. Considerato poi, che qualsiasi società dovrebbe costruire ogni giorno il suo domani sui giovani e per i giovani, sarà allora la ripresa, allo stesso tempo, di ognuno di noi.
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