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BELLI & FAMOSI. LA VOGLIA E' TANTA. A VOLTE BASTANO PURE POCHI SECONDI DI VISIBILITA' PER SODDISFARE L'EGO
Per alcuni l'immagine è tutto. Infatti tra l'essere e l'apparire oggi molti opterebbero per la seconda ipotesi. C'è tanta voglia di protagonismo. La generazione sotto i trent'anni ha un solo obiettivo: mettere piede negli studi televisi
15 ottobre 2005 | Ada Fichera
Essere o apparire? Ã un bel dilemma, al quale gran parte dei giovani italiani risponderebbe apparire.
Ebbene sì, gli âunder 30â dâItalia sono sempre più ansiosi di apparire, e soprattutto di apparire in televisione.
Una vera priorità , nei casi più âgraviâ proprio unâossessione, rappresentata da quella più generica voglia di essere sempre belli, di essere âfamosiâ, anche solo per pochi secondi di apparizione in tv.
Lâennesimo sondaggio sui giovani, realizzato dalla rivista on line âMarketing&Tvâ, rivela unâimmagine inquietante della generazione sotto i trentâanni. Certo il quadro ci era già chiaro da tempo, quindi sono queste, novità , che poi novità non sono; piuttosto ci rattrista e desta preoccupazione il fatto che la situazione non migliori, ovvero che non ci sia nemmeno un fioco barlume di ripresa.
La televisione e i mass-media in genere, non solo riescono a calamitare lâattenzione di molti anche, ed anzi in particolar modo, con argomenti alquanto stupidi e vuoti, ma costituiscono oggi una delle più grandi seduzioni insieme ad uno dei maggiori desideri dei ragazzi italiani.
à già ben noto come donne e uomini, di frequente, non âresistonoâ al passare degli anni e di fronte alle prime rughe âdichiarano battagliaâ sempre prima.
Una volta, le signore si rivolgevano al parrucchiere per mascherare i primi capelli bianchi e la tintura bastava loro per sentirsi più giovani. Adesso, sono sempre più numerose le donne dai 25 anni in su, così come gli uomini dai 18 in poi, che si rivolgono al medico per cancellare le primissime rughe, esaltare il volume delle labbra, eliminare la peluria dal corpo e mantenere sodi gli zigomi per avere un volto âda ragazziniâ.
Di chi è la colpa? Forse la colpevole è la televisione stessa, mediatrice di messaggi sbagliati e distorti.
Così, nella programmazione e conseguente contro-programmazione delle tv, pubbliche o private che siano, non è difficile trarre fuori il seguente messaggio: il giovane ambizioso non ha bisogno di anni di studio e pratica per raggiungere il successo, per realizzarsi basta una stagione a raccontare i propri problemi familiari in una delle tante trasmissioni pronte ad accogliere storie e storielle (sembra davvero passato di moda il detto âi panni sporchi si lavano in casaâ!), oppure basta la permanenza anche breve in uno dei molteplici reality (si può scegliere tra case, fattorie, scuole di spettacolo, isole... fate un poâ voi...!). State tranquilli, del resto, che, allâinterno di programmi del genere, gli sarà regalata una visibilità totale in spazi sempre più ampi del palinsesto televisivo, il quale ormai, più che un palinsesto, pare essere diventato una dimensione parallela alla vita di tutti i giorni, o, come scriveva Marco Valsecchi su âHide-outâ, una sorta di âmondo nel mondoâ.
A volte, emerge pure qualche talento, per carità , ma attenti perchè questo sarà ben lungi dal trionfare, perché, inclemente ed ingiusto, ecco entrare in scena il meccanismo del famigerato âtelevotoâ, che difficilmente, e assai di rado, premia il più meritevole.
Non era allora irragionevole, la proposta venuta fuori da unâindagine, anchâessa condotta da âMarketing&Tvâ, su un campione di presidi delle scuole italiane che, lo scorso 9 maggio, avanzavano lâintroduzione di unâora a scuola dedicata ad insegnare ai bambini come e quando vedere la tv.
Lo studio è stato condotto su 200 direttori didattici di scuole elementari della penisola: il 50% degli intervistati vuole che ci sia almeno unâora di didattica televisiva a settimana, contro un 45% di âscetticiâ.
Lâesigenza di una riflessione seria emerge anche dalle parole del Prof. Pier Marco Araldi, docente di Sociologia della Comunicazione: "Intervenire nel campo della didattica dei media è necessario e positivo, ma a patto che lâattività sia ad ampio respiro e in relazione con le altre materie".
Urge, infatti, educare ad una visione più critica della tv, ma sarebbe necessario inoltre rivolgere lâinteresse verso qualcosa di più costruttivo, ridimensionando infine le priorità quotidiane; altrimenti, tra bei personaggi, televendite e sogni di gloria, la nostra società si ridurrà come un pacco ben confezionato: con nastri e fiocchi fuori, ma privo di contenuto alcuno allâinterno.
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