Articoli

GLI IRRIDUCIBILI SCHIAVI DEL CELL

Dilaga la “cellulare-mania”. Odio e amore per un fenomeno tecnologico divenuto ormai un “costume” sociale. Secondo il sociologo Enrico Finzi, nell’immaginario personale e collettivo degli italiani è ormai una sorta di “estensione dell’io”, con dirette conseguenze sul piano psicologico e relazionale

01 ottobre 2005 | Ada Fichera

Piccolo, utile, super-tecnologico o semplicemente funzionale ed essenziale. Di cosa stiamo parlando? Del telefono cellulare. Grande protagonista delle nostre giornate lavorative e non solo, indispensabile in molte circostanze e in caso di necessità, impensabile per i nostri “antenati” (senza dover andare comunque troppo indietro con il tempo).

Ormai, il cellulare è diventato, per gran parte della popolazione, un oggetto del quale non si riesce a farne a meno. Uscire la mattina ed aver dimenticato il cellulare? Per molti, equivale ad essersi in parte “rovinati” la giornata: e se ricevo quella telefonata importante che tanto aspettavo? E se resto per strada con l’auto e non posso chiamare qualcuno in soccorso? E se mi servisse proprio quel numero che ho in rubrica nel telefonino? O ancora peggio, se ricevessi quel messaggio tanto atteso e non potessi rispondere fino a stasera?

“Drammatici” interrogativi, che ora “a freddo” ci fanno sorridere, ma a chi non è capitato di porseli con ansia?
A tal punto, ci si chiede: come facevano “i nonni”, senza questo prezioso strumento tecnologico, a tenere i contatti familiari, a lavorare, a prendere appuntamenti e anche a corteggiare le ragazze? La domanda comune nel nostro tempo è infatti diventata: hai il suo numero di cellulare?

Sul settimanale “Panorama” del 23 settembre scorso, il giornalista Matteo Durante, alla luce di nuovi dati emersi da inchieste aventi come cardine costume e società dei nostri giorni, rifletteva su usi e abusi del cellulare e, riguardo ai “vecchi tempi” scriveva: "era letteralmente impossibile: che strazio non poter prolungare le parole dolci davanti al portone nel messaggio della 'buona notte'. (…) - e ancora - impossibile staccare il cellulare e farne a meno, muoversi liberamente senza che il telefonino diventi un prolungamento della mano o l’eco della voce".

Così la pensa la maggioranza degli italiani, interrogati al riguardo dall’istituto di ricerca “Astra” per un’indagine commissionata dalla “Nokia”. Dalla ricerca, condotta su oltre due mila “cavie” rappresentative della popolazione italiana sopra i 16 anni, emerge un ritratto del rapporto tra gli italiani e il loro cellulare.
L’aspetto sociale, sintetizzato dal sociologo Enrico Finzi che ha presentato la ricerca, è che il telefonino nell’immaginario personale e collettivo degli italiani è ormai una sorta di “estensione dell’io”, ha dirette conseguenze sul piano psicologico e incide in modo significativo nei rapporti di relazione. “In primo luogo, le passioni suscitate dal telefonino - spiega Finzi - sono numerose e intense, perché solo un quarto degli intervistati lo considera uno strumento da usare e niente più. Per tutti gli altri scatta nei confronti del cellulare un rapporto di tipo sentimentale”.

Tutto ciò comporta una serie di conseguenze sul piano sociologico. Secondo l’indagine, infatti, l’impatto del telefonino sulla vita degli italiani è stato generalmente positivo, ha cioè apportato un miglioramento: ha reso più frequenti i rapporti con i propri familiari, ha permesso di essere individualmente percepiti come più vicini, ha incrementato il giro di amicizie di ognuno, ha fornito maggiore sicurezza di sé e ha, pensate, addirittura agevolato il successo con l’altro sesso.

Oltre a questo, esiste però una componente dannosa intorno al cellulare, che non possiamo escludere in un ampio “dibattito” dedicato al telefonino.
Senza citare l’aperta questione sulla dannosità delle onde emanate dai telefonini, molti degli intervistati hanno dichiarato che, a causa del cellulare, la propria vita è peggiorata perché ci si sente “eternamente reperibile e troppo a disposizione di tutti”. Altri hanno dichiarato di scrivere meno a causa del cellulare, di avere fatto scoperte sgradevoli su altre persone, di essere più emotivo, più ansioso, di avere meno tempo per sè, di avere rapporti meno profondi con gli altri.

Certo è, che, in effetti, la reperibilità costante è, più o meno, una minaccia alla propria indipendenza, alla propria autonomia.
Vi sono anche italiani che, rasentando diremmo la patologia, dichiarano di non spegnere mai il cellulare e di tenerlo acceso 24 ore su 24. Qui siamo già sconfinati nella dipendenza.
È quanto, quest’estate, ci ha reso noto il “Corriere della Sera”, in un peculiare articolo dal titolo “Il manager va in vacanza, ma non troppo”, in cui si diceva che, solo l’8% degli italiani si era reso irreperibile durante le ferie, mentre, per tutti gli altri, lo “strumento principe” anche in vacanza è stato il cellulare, dunque, anche se in ufficiale riposo, a causa del nostro piccolo protagonista, molti di noi hanno continuato a lavorare.

Se il cellulare è usato da tre italiani su quattro, c’è comunque una fascia marginale della società, composta soprattutto da anziani, spesso donne o poveri o casalinghe, residenti per lo più in piccoli comuni e con un basso livello di istruzione, che il cellulare non solo non lo usano, ma proprio non lo possiedono.

In conclusione, il cellulare è senz’altro un’invenzione di rilevante utilità; va però assumendo connotazione negativa e, come prima si diceva, patologica, quando ci sono persone che non riescono a lasciare spento il cellulare (e non per casuale e involontaria distrazione come spesso si vorrebbe giustificare) nemmeno in poche ma importanti situazioni.
È così, quando i più impenitenti e incalliti cellulare-dipendenti “riescono” a farlo squillare anche durante una discussione importante, o peggio durante quell’ora scarsa della S. Messa domenicale o nel momento più interessante ed accattivante di un convegno o di una prima a teatro.
In tali casi, l’odioso trillo si tramuta, escluso rari motivati casi, da dipendenza a cattiva educazione.
Sì allora, al cellulare ed alle sue molteplici funzioni (foto, filmati, agenda, calendario, collegamento internet, e quant’altro…), ma con moderazione, intelligenza e discrezione!

Potrebbero interessarti

Articoli

Il Premio Casato Prime Donne 2013 a Linda Laura Sabbadini

A poco più di un mese dal Decreto Legge sul femminicidio, il Premio Casato Prime Donne viene assegnato al direttore ISTAT Linda Laura Sabbadini che, per prima, ha rivelato le dimensioni della violenza sulle donne

03 settembre 2013

Articoli

Reputazione on line fondamentale per il turismo del XXI secolo

Tra difficoltà e diffidenze ecco come affrontare internet e le opportunità che offre

27 luglio 2013