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L’INPS CERCA DI SPOLPARE GLI AGRICOLTORI CON MODI DISCUTIBILI. E’ ORA DI DIRE BASTA

L’Istituto di previdenza ha fatto pervenire alcune migliaia di lettere raccomandate per omessi versamenti contributivi. Perché accadono simili anomalie? Come è possibile difendersi da atteggiamenti così riprovevoli? Nonostante siano infondate la quasi totalità delle contestazioni, si persiste con una politica miserevole

03 settembre 2005 | Luigi Caricato

Una minaccia. Le lettere raccomandate dell’Inps sono giunte, micidiali, come minacciosi avvertimenti. Migliaia di lettere hanno percorso in lungo e in largo la penisola portando rabbia e sdegno tra la gente, con bestemmie e male parole e maledizioni, tante (le maledizioni più terribili, immagino e spero), tanto che ci si augura che queste vadano con tutta l’anima a buon fine.

Non si può star tranquilli in questo assurdo e grottesco Paese. Così grottesco e assurdo, giacché tutto può capitare con tanta impudicizia e senza che mai qualcuno paghi per gli errori commessi. Ma questi, io credo, non sono errori. Vi si legge l’espressa volontà di nuocere. C’è una precisa e ben definita strategia: portare nelle dissestate casse soldi, soldi, soldi, tanti soldi.

Omesso versamento. Si tratta di un’accusa pesantissima, rivolta indiscriminatamente ai cittadini onesti che si ritrovano a essere in questo modo bersaglio ingiustificato da parte di un ente che con simili irriverenti atteggiamenti perde ogni credenziale, semmai ne avesse qualcuna.

Ma chi sono? Fuori i nomi. Chi sono e quanti sono coloro che giocano un ruolo così deplorevole in un’epoca in cui tutto dovrebbe essere a misura del cittadino. Perché nell’anno del Signore 2005 accadono ancora questi folli atti di depravazione? Non esiste ancora un serio archivio?

Per fortuna non è sceso il silenzio. Il presidente della Cia, la Confederazione Italiana agricoltori, ha reagito. Giuseppe Politi ha scritto infatti al Presidente dell’Inps Giampaolo Sassi per esprimere il proprio disappunto e manifestando una viva (ma non dura) protesta.

Dimissioni! Per reagire all’assurda iniziativa dell’Istituto di previdenza non bastano però le lettere, occorrono gesti netti, duri, di severa condanna. Recapitare migliaia di raccomandate accusando di omessi versamenti i cittadini è un atto indegno, inqualificabile. Chi ha versato le somme dovute può non aver conservato le ricevute, può averle perse, può non trovarle. E allora, cosa succede? Chi ha deciso l’assurdo invio sa bene cosa può accadere. La strategia è ben chiara, per questo sarebbe opportuno chiedere a viva forza le dimissioni dei responsabili.

Dai toni duri e severi ai modi gentili e garbati. Ciascuno di noi ha un proprio linguaggio, ecco cosa ha scritto il presidente della Cia Politi al presidente dell’Inps Sassi: ““Le imprese agricole come Ella ben sa, risentono oggi più di ieri, e più di altri settori produttivi, di una situazione economica penalizzante che ne riduce costantemente i risultati economici: sarebbe stata una buona ragione per evitare la spedizione delle lettere raccomandate con le modalità adottate dall’Istituto, e cioè senza un efficace controllo preventivo delle risultanze dei Vostri archivi, e per di più in agosto, mese in cui le attività agricole fervono ed i nostri uffici, causa le ferie, non possono lavorare a pieno regime”.

Dai modi gentili e garbati ai toni duri e severi Una sola parola: dimissioni dei responsabili!