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SI PUO' RAGGIUNGERE IL SUCCESSO RESTANDO NELL'AMBITO DI UN'AZIENDA FAMILIARE? IL RAPPORTO TRA GENITORI E FIGLI NON E' SEMPRE FACILE, MA ACQUISIRE UN RUOLO SI PUO'

Da questa settimana ha inizio un ciclo di incontri con giovani eredi di aziende agricole a conduzione familiare. Il nostro intento è di sondare gli umori e raccogliere i pareri di chi, in vista del futuro, dovrebbe prendere le redini di una attività familiare già consolidata. Siamo partiti da Bertinoro, in Romagna, con Jacopo Melia della Fattoria Paradiso, nipote del grande Mario Pezzi

04 giugno 2005 | Luigi Caricato

Jacopo Lupo Melia Pezzi è nato nel 1979 a Bologna ed è contitolare assieme al nonno Mario di Fattoria Paradiso, la storica azienda vitivinicola e agrituristica nota per i rinomati vini cru che produce in terra romagnola. Con lui iniziamo una serie di incontri con protagonisti assoluti i giovani imprenditori agricoli di domani.

Esamineremo a partire da questa intervista una pluralità di casi. Con Jacopo Melia Pezzi, in particolare, la situazione è da considerare decisamente favorevole. L’ambiente lo ha favorito e premiato. Ora però tocca a lui lasciare un segno importante.

Chiedo i percorsi di formazione che ha seguito e mi dice ch’è oramai prossimo a terminare il corso di laurea in viticoltura ed enologia all’Alma Mater Studiorum di Cesena.
Chiedo se è molto attivo nell’ambito dell’associazionismo di settore e mi risponde che fa parte sia dei giovani produttori vitivinicoli della Romagna, sia dell’Agivi, l’associazione che raccoglie i giovani viticoltori d’Italia.

In che modo ha contribuito nel far guadagnare ulteriori consensi di pubblico e di critica all'azienda di famiglia? Con la creazione dello "Strabismo di Venere", mi risponde: un blend di Albana secco, Sauvignon Blanc e Vionier che sta peraltro riscuotendo un notevole successo in America (a New York, a Las Vegas) e pure in Giappone.
E' anche sua, inoltre, la sperimentazione del passito "Frutto Proibito", con l’etichetta di Tonino Guerra. Il vino è stato definito dai media come “la sublimazione dell’Albana”. I risultati non sono dunque mancati. Jacopo Melia Pezzi ha conseguito nel 2004 la Star Wine Competition di Filadelphia, piazzandosi fra i tre migliori vini bianchi da meditazione. Non è poco.

Lo

A questo punto c’è da chiedersi: sono in pochi o in tanti coloro che si ritrovano in questi primi passaggi chiave che abbiamo segnalato?
Se sono in tanti bene. Chiediamo loro se si sentono pienamente soddisfatti dell’ambiente che hanno trovato in famiglia...
Purtroppo, da un nostro precedente giro di testimonianze, abbiamo notato che non sempre le condizioni sono favorevoli. Soprattutto nelle aziende agricole, più che in altre imprese. Noi continueremo intanto con la nostra inchiesta. Con altre puntate sul tema.
Il prossimo appuntamento è fissato per luglio. Sarà ospite di “Teatro Naturale” un giovane produttore d’olio extra vergine di oliva. Un comparto economico in cui il ricambio generazionale in verità è assai più complesso. Vedremo comunque le risposte che verranno. Per ora leggete le propositive dichiarazioni di Jacopo Melia Pezzi. Buona lettura.

Graziella e Jacopo Pezzi

Uno tra i problemi irrisolti delle piccole e medie imprese, soprattutto se aziende agricole, è il ricambio generazionale. Il passaggio del testimone non sempre avviene in modo corretto o nei tempi giusti. Il risultato, anzi, è per molte aziende disastroso, in quanto, senza una formazione confacente, le nuove leve non potranno mai acquisire le competenze necessarie per fronteggiare la realtà. Come avete risolto in Fattoria Paradiso?
Nel mio caso specifico come al solito il merito di una situazione così favorevole è stato dei nonni Mario e Rina Pezzi. I “patriarchi”, come li amo definire. Loro mi hanno inculcato negli anni l’amore per la vigna e per la cantina, come già avevano fatto a suo tempo con mia madre Graziella. E’ questo atteggiamento che alla fine premia, perché coinvolge emotivamente l’intero nucleo familiare. Fin da piccolo sono infatti andato con mio nonno in vigna e in cantina. Essere presenti è fondamentale: unisce, non divide. Ho cominciato così con il cimentarmi con ogni lavoro che mi si presentasse davanti, dal più semplice e più umile al più delicato e complesso attraverso la mia diretta partecipazione ai consigli aziendali, ma anche alle discussioni a tavola, fino poi a giungere alle varie decisioni da prendere anche in prima persona. Mia nonna poi mi ha dato nozioni sulla gestione amministrativa e contrattuale. Sono state acquisizioni decisive, utili. Le soluzioni ai problemi legati strettamente al passaggio del testimone credo dunque che possano esserci per tutti, ma solo con una partecipazione attiva e continua, corale, intimamente condivisa con il resto della famiglia. Nessuno può sentirsi estraneo rispetto alla vita aziendale.

La sua presenza attiva in azienda è stata dunque pressoché immediata?
Sì, è iniziata piuttosto presto. Ho assorbito da subito nozioni e concetti di fondamentale importanza e centralità per il mio attuale lavoro all’interno dell’azienda. E’ stata, la mia, soprattutto una pratica quotidiana; mi ha fornito per certi versi il giusto sprone a far meglio. Nel frattempo mi sono perfezionato negli studi e ho intrapreso numerosi viaggi; ho visitato altre realtà aziendali e partecipato a conferenze e convegni. L’aver avuto l’opportunità di frequentare grandi personalità nel campo dell’economia, della finanza e della cultura mi hanno senz’altro facilitato nell’acquisire un ruolo meglio definito. La strada della formazione – lo dico ai miei coetanei – è importante, soprattutto se condivisa da chi ci sta vicino. Anche il confronto con altri giovani imprenditori mi è servito molto.

A questo suo atteggiamento si unisce ovviamente la passione, l’unico motore in grande di muovere il mondo...
Già, la mia passione per la campagna si è tradotta in dedizione per l’agricoltura e, nel contempo, in un grande e crescente interesse soprattutto per la coltivazione della vite. E’ proprio per questo, e forse solo per questo, che ho deciso di continuare l’opera di valorizzazione del “vigneto Italia” intrapresa da mio nonno Mario e poi da mia madre Graziella. Sento l’orgoglio di appartenere a una importante famiglia di agricoltori capaci e innovativi, ecco tutto.

E il confronto generazionale a cui sembra non ci si possa sottrarre?
Lo scontro generazionale esiste per tutti, fa parte della natura umana. C’è stato, certo, ma filtrato dal rispetto, dalla stima che porto alla mia famiglia e dall’orgoglio di appartenenza.
Sono ambizioso, caparbio, desidero continuare questa attività prendendo spunto da tutto ciò che di buono c’è stato e continua a esserci nella conduzione dei miei nonni prima e di mia madre poi, la quale peraltro ha già mediato per me rendendo più facile il mio vero inserimento in azienda dopo i miei primi passi accanto al nonno, oltre che la realizzazione di alcuni miei progetti. E’ proprio con lei che vorrei ora continuare a rendere più moderna, più dinamica e strutturata questa realtà imprenditoriale.
Staccare i due ruoli, quello di madre e presidente e quello di figlio e socio, è fondamentale. Con un po’ di esercizio io e mia madre ci stiamo riuscendo. Scherzando, durante il lavoro o i consigli direttivi, ci chiamiamo “socio” proprio per puntualizzare questo concetto.
Quindi, ripeto, molto rispetto per chi ha esperienza e conosce la strada. Un po’ di pazienza e di diplomazia, dall’altra parte, senza mai demordere!

E con quali obbiettivi, in particolare, intende proseguire in azienda?
Il mio principale obbiettivo, oltre a quelli già detti, resta un ambizioso piano aziendale di produzione e marketing, capace di spaziare dall’organizzazione commerciale all’ampliamento dell’azienda per arrivare agli investimenti sulla produzione, sempre all’insegna dell’altissima qualità, continuando la collaborazione con l’Università. Il tutto, ovviamente, con l’obbiettivo della massima valorizzazione della Romagna enologica nel mondo, uno sforzo notevole di marketing, innovazione e ricerca.

E cosa ha fatto per l’esattezza finora?
Ho messo a punto un progetto di filiera teso alla massima valorizzazione della produzione dei vini che sono divenuti un punto di riferimento del territorio. Sono oltre cinquanta gli ettari dedicati ai nuovi vigneti inseriti in una magnifica cornice paesaggistica all’interno dei cento ettari complessivi della tenuta.

Un'ultima domanda. Mario Pezzi è unanimemente considerato l'artefice della rinascita enologica in Romagna. Eguagliare ciò che suo nonno ha realizzato nel tempo è un'impresa più che impegnativa. Quali sono dunque i suoi obbiettivi futuri?
Un ulteriore contributo alla qualità delle uve credo sia rappresentato da un ingente investimento nell’innovazione tecnologica per il sistema di impiantistica dei vigneti e nella ricerca di nuove varietà. Se i vigneti sono l’anima dell’azienda, il cuore ospitale è la cantina. E’ qui infatti che dedicherò una parte degli investimenti raddoppiando nel corso dei prossimi due anni i locali destinati ai processi di vinificazione e affinamento, naturalmente acquistando strumenti di vinificazione all’avanguardia.
Metterò la stessa determinazione anche nella distribuzione dei prodotti attraverso un percorso selettivo nella ricerca della clientela, al fine di posizionare sempre meglio sul mercato i prodotti storici e quelli nuovi dell’azienda. Sto creando una nuova squadra composta da qualificati professionisti che hanno deciso di partire con noi per un bel viaggio, sposando le nostre idee, il nostro entusiasmo e la voglia di distinzione. Ho consiglieri eccellenti: mio nonno, mia madre e l’illustre winemaker Carlo Ferrini. Mi sento tranquillo.
Da sempre la mia famiglia ha fatto della qualità un punto di partenza e mai di arrivo.

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