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CONTRO I SINDACATI. IL CORAGGIO DI OSARE

Un intervento dello scrittore Guido Ceronetti, figura tra le più luminose e lucide nel buio che ci circonda, ha posto un “alt!” dialettico e perentorio allo strapotere dei sindacati in Italia. Ha torto? Ha ragione?

18 ottobre 2003 | Luigi Caricato

Voce al pensiero. Finalmente si erge libera e lucida una voce contro. Nel magma evanescente e insozzato dell’oggi, l’hic et nunc dell’orribile ha avuto il benservito da una figura pur minuta nel fisico, ma possente. Ceronetti, per quanti lo ignorano, è l’autore di alcuni libri forse poco conosciuti e apprezzati dal lettore comune (ammesso che esista un lettore comune in un Paese che conosce solo ben poche migliaia di lettori veri), ma senz’altro di straordinario fascino e seduzione – ricordo solo alcuni titoli: Il silenzio del corpo, La pazienza dell’arrostito, La vita apparente, L’occhiale malinconico per Adelphi; Un viaggio in Italia, Aquilegia, Deliri disarmati per Einaudi.
La libertà di parola a volte viene purtroppo compromessa da atteggiamenti che ne scoraggiano il ricorso. Il coraggio, si sa, non è di tutti. “Tengo famiglia” è l’espressione più comune eppure mai pronunciata; appartiene tuttavia ai più, fino a essere radicata nel midollo. E’ nel Dna di coloro che si lamentano senza mai avere la forza di agire, quindi è nella maggioranza delle persone.
Per i sindacati – scrive dunque Ceronetti su “La Stampa” di domenica 12 ottobre – “il parlamento non conta nulla, vogliono che tutto passi per i loro tavoli, e vanno a trattare come dei Borgia, il ricatto dello sciopero è il loro sicario perpetuo. Non possono in realtà accettare ipotesi di riforme perché sono muraglioni di acquisito intoccabile, inorriditi dal mutamento di leggi o costumi che può dargli scacco”.

Il coraggio di osare. Guido Ceronetti è un intellettuale vero, non di quelli “organici”, integrato presso i vari partiti. Si può non condividerlo nei suoi strali verso una società che tuttavia esprime balordaggine a più non posso, ma non lo si può certo tacciare di appartenenza a gruppi di potere. E’ un uomo libero come pochi. Non è a destra e neppure a sinistra, né tanto meno al centro: è un uomo che pensa, che non rinuncia alla libertà.
Così dunque ha esordito domenica scorsa nella sua rubrica in prima pagina, dal titolo Lanterna rossa: “Uno scioperone come quello annunciato per il 24 ottobre dall’oracolo Sindacato è, dal punto di vista razionale, una perturbante insensatezza, e da quello morale è – come in altre simili occasioni – abbastanza rivoltante”.
Non pago, insiste rivoltando il coltello tra le piaghe di una società fin troppo sorniona e narcotizzata: “La gente – scrive – vi si sottomette perché imbacuccata ormai in una passività senza limiti, rispetta chi dà ordini, ingoia tutto purché non ci siano deviazioni di percorso, mai. Da nascita a morte, tutto dritto e uguale sempre”.
Ed ecco infine le conclusioni dello scrittore Guido Ceronetti: “Bisognerebbe, il 24 ottobre, lavorare tutti. E mai dimenticare la luce che sempre emana dal più grande dei pensatori politici: ‘…gli uomini quanto più autorità hanno peggio la usano e più insolenti divenatno’ (Niccolò Machiavelli, Istorie fiorentine)”.

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