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UN EVENTO SENZA PRECEDENTI. MILIONI DI FEDELI HANNO INVASO IL VATICANO
Dopo l'edizione straordinaria di "Teatro Naturale", a seguito della morte del Papa, resta il ricordo indelebile dell'uomo e l’eredità spirituale che ha lasciato ai giovani. Un pontificato senza risparmio di energie, vissuto come una missione a tutto campo, ha lasciato segni profondi nei cuori di cristiani e non. A noi resta il sorriso di un uomo già santo
16 aprile 2005 | Ada Fichera
Un qualcosa che va oltre la curiosità , oltre il voler dire il classico âio câeroâ¦!â , oltre quel desiderio di appartenere che spinge a seguire lâoperato della massa. à quel sentimento che ha condotto, nel giro di poche ore, milioni di persone in Piazza San Pietro, che ha fatto trepidare, pregare, commuovere, e persino piangere, il mondo.
Sì, il mondo. Difficile dire con esattezza quanti siano stati a dare lâultimo saluto a Giovanni Paolo II, a dirgli lâultimo grazie per il suo âPontificato senza risparmioâ, per quei 26 anni senza mai avere sottratto energie ad un operare visto ed interpretato sempre come missione e mai come un peso.
Lo vogliamo ricordare così: sempre con il sorriso sulle labbra, sempre con quella fede immensa, la stessa con la quale ha affrontato la malattia e per la quale non ha mai esitato ad intervenire, sin da quel suo âNon abbiate paura di aprire le porte a Cristo!â.
Una vita di certo difficile, minacciata più volte: dai due regimi, dallo storico attentato, da quel morbo lungo e doloroso che sfianca, che sfinisce, tuttavia interamente affrontato con profondo senso cristiano.
Avere davanti lâimmagine di un uomo tanto esemplare e carismatico, rende certo non facile il compito di tratteggiarla.
Una valanga mediatica si è abbattuta, ormai da giorni, sui lettori e sugli spettatori riguardo alla dipartita del Santo Padre e, di conseguenza, a quanto ha fatto in questo lungo periodo in cui âha portato la Chiesa nel Terzo Millennioâ e nel quale con paterna saggezza ha guidato i suoi figli indicandogli la âretta viaâ.
Questo non sarà lâennesimo approfondimento su quanto abbiamo appena accennato; già in molti, e fra questi anche firme autorevoli, hanno provveduto a fare ciò.
à invece quello speciale rapporto con i giovani, con i Suoi giovani, che sarà al centro della presente riflessione.
Tanti penseranno: ââ¦anche di questo però si è parlato moltoâ¦â. Sì è vero, infatti il punto qui non è il voler ulteriormente ribadire questo particolare e per certi versi unico feeling tra Giovanni Paolo II e le giovani generazioni, ma il porre alcune possibili ragioni a domande che forse in molti hanno avanzato osservando con gioia e commozione le immagini del Papa mentre felice si âintrattieneâ con i ragazzi di ogni parte del mondo.
Perché? Cosa ha attirato in questi anni i giovani? Cosa ha fatto nascere un simile trasporto ed entusiasmo?
Innanzitutto, è stato il fatto che il Papa-papà , come in molti lo definiscono, è andato personalmente a stanarli. à riuscito a scovarli ad uno ad uno, lì dove silenziosi facevano forse altro, lì dove ognuno viveva a modo suo e dove costruiva ogni giorno il suo futuro, quel futuro riguardo al quale il Papa ha insegnato che non sarà il solo appagamento materiale a dare la felicità .
Il Papa li ha cercati, ed è questo essere stati cercati che ha fatto sì che ognuno spalancasse le porte a Cristo, come Lui diceva.
Del resto si sa nessuna porta si apre se nessuno viene a bussare!
Il Santo Padre non li ha convocati sedendosi in attesa che recepissero il messaggio e venissero, ma ha avuto il coraggio e la determinazione di spingersi anche oltre le frontiere più estreme per cercarli in ogni Paese che andava a visitare.
à stato Lui, inoltre, ad inventare le Giornate Mondiali della Gioventù (G.M.G.).
Nel 1987 a Buenos Aires, nellâ89 a Santiago de Compostela, nel â91 a Czestochowa, nel â93 a Denver, nel â95 a Manila, nel â97 a Parigi, nel 2000 a Roma, nel 2002 a Toronto, ed ecco che le emozioni regalate dal Pontefice coinvolgono sempre più il popolo dei Papa-Boys, ormai disposti a qualsiasi sacrificio per stare con Colui che per molti appare come un nonno, un nonno di tutti, che ora insegna ed ora ascolta, che non esita a raccontare le sue avventure giovanili, che scherza con loro e come loro.
Un Papa che parla lo stesso linguaggio, che non ha paura dei media i quali invece diventano suo primario mezzo di evangelizzazione. Un Papa che canta con i suoi âpredilettiâ, che agita le mani imitandoli, in un mix di simpatia e tenerezza che si fondono in una semplice ma evidente grandezza.
Lo avvertono questo i giovani, e ascoltano felici ed anche orgogliosi quellâappello ad essi rivolto: âVoi siete lâavvenire del mondo, la speranza della Chiesa! Voi siete la mia speranza!â
E di recente, che quella voce era diventata solo un soffio, che quella forza era una volta per tutte ormai decaduta, sono stati loro ad autoconvocarsi sotto quelle finestre per pregare, per fare sentire a quellâanziano e morente Padre che loro erano lì, lì dove Lui li ha sempre voluti, vicini al suo soffrire e indirettamente vicini alla Croce.
Giovanni Paolo II ha sentito la forza di quella presenza, di quelle preghiere, ed il loro essere in quella piazza ha fatto di certo la Sua gioia. Una felicità manifestata nella Sua ultima frase, ricostruita e pronunciata a fatica, ma che ha il potere devastante di mille discorsi: âVi ho cercato. Adesso voi siete venuti da me, e vi ringrazio!â.
In essa è riassunto lâintero senso di quanto questo Papa ha voluto seminare nel tempo.
E si sa, i semi prima o poi germogliano e diventano frutti, e questi ultimi oggi cominciano ad affiorare nel mare della banalità e dellâovvietà che spesso caratterizzano i nostri tempi.
Un Papa che si é fatto amare per il suo essere condottiero, per quel guerreggiare pacifico con le armi dellâamore.
Quella lotta quotidiana che ha insegnato ai ragazzi ad essere fieri della fede, a combattere per la giustizia e per la fratellanza e per difendere la dignità umana.
Un Papa che non porgeva lâanello da baciare, ma che apriva le braccia per abbracciare.
Adesso che Giovanni Paolo II ci ha lasciati, un senso di gelo ha agghiacciato i nostri cuori; âquel chiassoâ, come Egli stesso lo definì, che ha caratterizzato le GMG si è ora trasformato in un insopportabile ma reale silenzio; la tristezza ed il senso di vuoto si sono conquistati ampio spazio e sembra difficile doversi abituare a questa incolmabile e definitiva assenza.
Ma sarà anche adesso e, forse anzi più che in altri momenti, che le parole del Papa ci verranno in aiuto: âla morte non è la fine della vita, ma passaggio di vita in vitaâ.
Fiduciosi che, come ha detto il Card. Ratzinger nellâomelia dei funerali, âil Papa sta alla finestra della casa del Padre, ci guarda e ci benediceâ, sarà adesso compito fondamentale mettere in pratica i suoi messaggi, le sue preziosissime parole. Solo in questo modo, e con lâaiuto che dallâalto certo il Santo Padre non farà mancare, potranno operare le Sue adorate âsentinelle del mattinoâ.
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