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Roberto Ota e l’addio agli olivi Bianchera

E’ stato tra i protagonisti della rinascenza oliandola nell’area giuliana, e ha lasciato un segno molto importante nella definizione di un nuovo approccio all’olivicoltura, aperta a una visione nuova

08 settembre 2012 | Luigi Caricato

In Italia non mancano gli olivicoltori, ma ogni territorio ha i suoi punti di riferimento. Roverto Ota è stato anche un vignaiolo, ma essere olivicoltore in una terra estrema come l’area della Venezia Giulia, è qualcosa di un po’ speciale, significa veramente crederci con il cuore. Soprattutto se poi si diventa un trascinatore e uno tra i maggiori protagonisti del territorio.

Roberto Ota purtroppo è scomparso, e visto che la provincia di Trieste la frequento da lungo tempo, sin dalla fine degli anni Novanta, e soprattutto a partire dal 2000, non posso non omaggiarlo, ricordandolo per tutto il suo impegno.

Ota ha studiato agraria a Lubiana e al suo ritorno si è interamente dedicato alla tenuta di famiglia e di conseguenza all'agricoltura, dove ha introdotto metodi di lavoro moderni, in particolare nell’ambito olivicolo. “Il suo olio – spiega l’oleologo Natascia Riggi – è conosciuto e riconosciuto in lungo e in largo”. La Riggi ha scritto la sua tesi di laurea ascoltando e acquisendo nuovi sapei dall’apporto di Roby, così lo si chiamava qui. “L'agricoltura – prosegue la Riggi –non è mai stata interpretata da Ota come fine a se stessa, ma come parte integrante del contesto sociale, espressione diretta della comunità in cui si vive”.

Sì, fare agricoltura pensando non solo a se stessi, ma alle buone cause utili per tutti, ecco qual era la visione dell’agricoltura di Roberta Ota, aggiungo io. E 'stato uno dei leader delle organizzazioni di agricoltori ed era molto impegnato nella vita culturale, politica e amministrativa della sua comunità: San Dorligo della Valle – Dolina.

Ciò che mi sorprende è che lo si ricorda senza dolore, nonostante la sua scomparsa prematura. Forse perché – come suggerisce la Riggi – è stato “un agricoltore che ha sempre lavorato con gioia nei suoi vigneti e oliveti”, tanto che tale gioia è riuscita a trasmetterla all’intera comunità?

Su Roberto Ota si è espresso anche il professor Lanfranco Conte, della vicina Università di Udine, il quale in un noto blog ha commentato come la sua “scomparsa sia una grande perdita per il mondo dell’olio e non solo. Ora mancherà il suo scrivere una riga al giorno nel suo quadernone, metro del passare lento del tempo. Ora avrà tutta l’eternità per registrare giorno per giorno quanto accade nel mondo”.

 

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