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PERCHE’ ANDARE A VOTARE? STATE IN GUARDIA, NON FATEVI INFINOCCHIARE

In prossimità delle elezioni regionali vi hanno corteggiato, come in ogni occasione simile. Non siate però i soliti ingenui che prima votano e poi si lamentano per averlo fatto. I politici non sono mai attendibili, mai. Tranne quando si appartiene al carrozzone di turno e allora sì, i privilegiati ci saranno e vaffanculo al mondo. Ma ha senso perdere la propria dignità e libertà per un pezzo di pane?

02 aprile 2005 | Luigi Caricato

Titolo e sommarietto sono volutamente duri, ma non per questo esagerati. A strigliare i politici non si sbaglia mai: lo meritano. Rappresentano ontologicamente il male, tutti, in modo indistinto ne esprimono lo squallore in tutta la nuda verità; perché anche coloro che fanno politica con animo sano e pulito (e ce ne sono, non si creda il contrario), dovranno comunque giustificarsi agli occhi altrui. La politica è cosa sporca e chi la pratica, soprattutto a certi livelli, anche il più puro non ne esce di certo pulito. Pulito nel senso che pur non facendo o rappresentando il male, di male ne resta in ogni caso permeato fin nelle midolla; perché è sufficiente la sozzura dell’ambiente a sporcare in modo irreparabile le coscienze. Un po’ come il medico patologo, trascorrendo tante ore della propria vita a sezionare cadaveri si impregna inevitabilmente del fetore dei corpi in decomposizione. Il medico legale non è l’assassino che ha ammazzato, è estraneo al male, è vero, ma quel male comunque compiuto da altri lo riceve in ogni caso addosso e se ne intride nel profondo di sé. Forse – e qui probabilmente esagero – fa meno raccapriccio un tavolo sul quale si seziona un cadavere, piuttosto che i luoghi e gli scenari infamanti della politica. Ho esagerato.

Sto esagerando? Certo, perché no? Meglio essere provocatori, meglio esasperare la propria avversione per il mondo politico che non accoglierne beati la putredine morale che questo mondo esala. Non ho mai avuto grande stima dei politici, sia chiaro: per me rappresentano l’ipocrisia e la perversione. Con ciò tuttavia non ho mai esitato nell’esprimere il mio diritto di cittadino attraverso l’esercizio del voto: l’ho fatto perché comunque è un dovere morale pensare in positivo e provvedere a costruire un edificio comune, dalle basi solide, nel quale vivere ispirandosi a valori condivisi ed edificanti. Partecipare al voto è un modo reale e concreto per dare senso e vita a una democrazia. E’ vero, è così. Ispirandomi a tale principio ho votato tante volte, anche se ora sono stufo e già a partire dalle elezioni europee ho disertato le urne, mentre ora, con le regionali alle porte, mi chiedo il perché debba andare a votare.

Già, perché votare? Ha senso farlo nelle condizioni attuali? Siete anche voi presenti alle invereconde scene del lungo e penoso film che lo squallore quotidiano di una campagna elettorale infinita, dura e senza esclusione di colpi, vi sta offrendo senza sosta? Che vista penosa sulla politica italiana, che squallore. Alessandra Mussolini rivolgendosi a Francesco Storace dichiara senza mezzi termini: “lo farò a pezzi”. Il Consiglio di Stato dà ragione alla Mussolini e alla sua lista Alternativa sociale, ammettendola alla corsa elettorale. Nonostante le anomalie riscontrate nella raccolta delle firme. Accade anche questo in Italia, con un sonoro vaffanculo alla legalità da parte di un alto organo dello Stato, all’insegna del tutto è permesso. Lo squallore non finisce comunque qui. Una sinistra che per decenni ce l’ha menata con l’antifascismo oggi, pur di salire al potere e scalzare il nemico, si fa sostenitrice dell’ala più estremistica della destra italiana, proprio laddove vi sono elementi che hanno militato nel movimento extraparlamentare. E allora diciamo basta a queste messinscene, non se ne può più. Meglio riflettere a lungo se andare o non andare a votare. A che pro, poi? Votare chi? Destra, sinistra, cosa? Se da una parte qualcuno si sveglia al mattino e non avendo nulla da dire cerca di spararla così grossa, ma così grossa da dire “siamo in una dittatura”, cosa possiamo attenderci di buono? Basta dunque con queste vomitevoli storielle da bar dello sport, siamo seri. In Francia il ministro Hervé Gaymard si è dovuto dimettere per essersi fatto pagare dai contribuenti l’affitto di casa. “Ho sbagliato e me ne vado” e si è così dimesso; “perché ho il senso dello Stato”, ha riferito successivamente. Un po’ di senso di dignità insomma esiste, quanto meno oltralpe; e in Italia, vi ricordate quei personaggi del mondo politico coinvolti in uno scandalo analogo? Sono ancora con le mani in pasta, perché da noi è una nota di merito ottenere i privilegi e servirsene a danno della comunità. Ho esagerato anche in questo caso? Ma certo. E’ infatti ritenuto “qualunquismo” il denunciare le anomalie di una comunità politica senza il senso dello Stato. E qualunquismo è pure esprimere e manifestare indignazione.

Alcune pillole di saggezza (o di cattiveria?) Siete dunque indecisi se andare o non andare a votare? Ecco allora alcune dritte, in modo da fortificare o sciogliere i vostri dubbi. Sono tratte dal volume Dell’indifferenza in materia di società, del filosofo Manlio Sgalambro (Adelphi, 1994): “L’uomo politico rappresenta l’ultimo tipo di uomo, se lo si considera in rapporto al valore”. E ancora: “In ogni atto di ossequio alla società in cui vivo vi è timore e tremore. Io vivo, sì, in uno stato di società, ma per me tale stato è come lo stato di natura hobbesiano. E le mani benedicenti dei miei governanti mi sembrano artigli pronti a stritolarmi”.

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