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TRA GIOIE E DOLORI, LE CANGIANTI TINTE DEGLI EVENTI

La cronaca degli ultimi giorni ci ha fatto dapprima esultare e poi rabbuiare in un rapido alternarsi di sentimenti. Spesso il nostro Paese fornisce la sensazione di essersi vestito di cinismo e indifferenza. Di fronte a tristi vicende riscopriamo però un’Italia che sa ancora commuoversi e riconoscere i valori veri

12 marzo 2005 | Ada Fichera

La gioia per una giornalista rapita e liberata, il dolore e il cordoglio per un agente del Sismi ucciso mentre svolge il suo lavoro.
Sono solo alcune delle sensazioni che hanno caratterizzato questi giorni così complessi e gravati dal peso di una cronaca che ha inevitabilmente assorbito le cangianti tinte degli eventi che, in modo ricorrente, si sono succedute.

Le notizie riguardanti la liberazione della giornalista del “Manifesto”, Giuliana Sgrena, e la morte del valoroso Nicola Calipari sono state infatti protagoniste, unitamente all’apprensione per il Santo Padre ricoverato al Policlinico “Gemelli” e alla notizia di un’altra morte, quella di un conduttore e giornalista tanto noto quanto amato, quale Alberto Castagna.
Una settimana difficile, per molti versi tragica.
Di certo, ogni settimana si verificano nel mondo fatti drammatici, di cui magari non si fa menzione, che quindi non “godono” dei titoli sui giornali, dunque, tanto drammatiche quanto ignorate.
Per portarne un esempio recente e quanto mai attuale, basti pensare alla drammaticità della “vita” quotidiana del Darfur, nel continente africano, che fino ad una settimana fa molti non conoscevano, ma che adesso, dopo la campagna di sensibilizzazione portata avanti durante la settimana sanremese del Festival, in molti seguono e offrono un proprio personale e concreto contributo.

Perché allora parlare, o meglio continuare a parlare, solo di alcune tristi vicende?
La domanda sarebbe altresì giusta e sensata, ma la cronaca, per motivi logistici, non potrebbe, e non riuscirebbe, a seguire le storie drammatiche di un intero pianeta e, purtroppo, moltissime, seppur meritevoli ed esclusive, sono destinate a riempire la “prima pagina” dell’immenso “quotidiano” della “non-notorietà”.

Cosa hanno di diverso le vicende che hanno tenuto l’Italia con il fiato sospeso?
La diversità sta nel fatto che le persone in esse coinvolte sono un po’ speciali; speciali per la loro normalità.
Sì, è un giro di parole al primo impatto un po’ strano, ma è quello che meglio rende ciò di cui parliamo; persone rese esemplari nel fare normalmente il proprio lavoro. Un esempio per tutti, l’agente Nicola Calipari, morto da eroe mentre svolgeva, nella piena osservanza del suo dovere e delle regole da esso previste, quello che era il suo mestiere.

Non si segue qui la scia delle polemiche, quasi sempre finalizzate a sollevare casi politici, né si scende nei dettagli di vicende sulle quali sarà fatta luce da chi di competenza, ma si vuole sottolineare “quell’essere unico, mentre si fa nient’altro che ciò che sembrerebbe ovvio e scontato”, quell’unicità espressa nella ferialità e nel riserbo del proprio dovere.
Ma scontato non è nè l’assolvere il proprio dovere come lo ha fatto Calipari, né che una giornalista venga rapita e tenuta prigioniera per un mese.
Ovvia non è una liberazione conclusasi in “far west”, così come non lo è il Papa che concentra tutte le sue forze, per tornare al suo compito, per essere il grande comunicatore di sempre, e che cerca di recuperare quel fiato e quelle parole, così incisive e così preziose per tutti noi, che la malattia, in modo impietoso, gli ha momentaneamente sottratto.

Non è banale, infine, un’esistenza come quella degli ultimi anni di Alberto Castagna, esempio e monito per tanti che purtroppo si trovano in situazioni analoghe; un uomo vissuto trovando in sé la voglia di vivere e la forza di ricominciare ogni giorno, qualità attraverso le quali ha conquistato l’affetto di un pubblico che in lui ha riconosciuto sia queste sia quella facoltà di far sorridere anche parlando di esperienze non facili e tutt’altro che allegre.

Ideali di patria, di dovere, di verità, ed ancora inviti alla riflessione, alla pace, alla generosità, all’amore per la vita che nelle sue mille sfaccettature riesce a nascondere misteriosi segni di positività, di bontà, di valore e di comunità.
E testimoni di questo lo sono i fiumi di folla che si sono avvicendati, negli ultimi giorni, sotto il “Gemelli” per fare coraggio ad un malato ma grande Papa, al “Vittoriano” per rendere omaggio ad un eroe, al funerale di un uomo famoso; ma che in tal modo sono riusciti di certo a manifestare il calore e il rispetto per persone così speciali ma così normali.

Sono questi eventi che danno un segnale, che costituiscono una scossa per chi prova a dare “man forte” ad una visione che vuole far primeggiare un cinismo e un’indifferenza che spesso tenta d’infiltrarsi nei tessuti più profondi e nascosti della società. Quella stessa società che riesce ancora a commuoversi e a sensibilizzarsi di fronte all’accadere di simili fatti.

Il punto in conclusione è allora, non oscurare quel buono di una società che, in primo luogo, è costituita anche di persone così speciali e che, in secondo luogo, sa soprattutto “colorarsi” di questi gesti, che sa farsi silenziosa protagonista di una commozione vera e sincera e che, nonostante tutto, conosce e riconosce quei valori primari e soprattutto umani che peraltro non sono e, non devono, essere destinati a smarrirsi al chiudersi di un semplice e documentato giornale.

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