Articoli

IL FUTURO DELL'AGRICOLTURA SEMBRA ATTRAVERSATO DA UNA PROFONDA CRISI. E' COSI'? ECCO COME LE NUOVE GENERAZIONI PERCEPISCONO QUESTO MONDO

Nostra inchiesta con uno sguardo particolare rivolto al Sud Italia. Molti gli interrogativi. Chi erediterà per esempio la tradizione e i segreti di un settore economico così difficile eppure altrettanto essenziale? C'è necessità di forze nuove, di competenza e professionalità

26 febbraio 2005 | Ada Fichera

Un mondo “da salvare” o meglio “da salvaguardare”. È il mondo agricolo, ovvero quel settore legato profondamente ai fattori climatici ed economici, quell’universo dove le risorse umane finalizzate al lavoro si connotano come “filo” fondamentale di quella complessa, ma primaria, rete che è l’imprenditoria rurale.
Già, le risorse umane per il lavoro… Sono proprio quest’ultime che, ultimamente, destano tanti sospetti quanti allarmi.

È giusto parlare di leggi, di situazione finanziaria, di commercio dei prodotti, di tecniche di coltivazione, ma resta altresì essenziale pensare al futuro cui il mondo dell’agricoltura va incontro.
Chi erediterà la tradizione e i segreti di un settore così difficile, ma altrettanto essenziale? Quale futuro l’aspetta?
Essendoci più volte posti questi interrogativi, abbiamo realizzato un’inchiesta sul tema “Cosa pensano i giovani dell’agricoltura? Quali aspettative si ripongono attualmente nel mondo rurale?”

Spesso si dice che, soprattutto al Sud, l’universo rurale è in crisi, che è un ambito ormai estraneo agli adolescenti, che tristemente sarà difficile avere in questo settore un ricambio generazionale,…
Quanto di tutto questo corrisponde a verità e, quanto no?
Abbiamo innanzitutto rivolto le presenti domande, ed altre, al Presidente dell’Ordine degli agronomi di Catania, il dottor Leonardo Fiorista.


INTERVISTA A LEONARDO FIORISTA

Qual è la situazione attuale del settore agricolo al Sud, in particolar modo in termini d’inserimento della nuova generazione?

Al momento, sono state avanzate una serie di norme, già in vigore, che tendono ad invogliare i giovani ad entrare nella gestione delle aziende agricole.
Oggi ci sono molte aziende agricole arretrate nel loro sistema, dunque si vuole abbassare l’età media degli agricoltori.
Le norme che sono entrate in vigore riguardano ad esempio l’obbligo di tenere la contabilità, l’obbligo dei registri dei trattamenti, dei registri parassitari, l’obbligo dello smaltimento dei rifiuti attraverso società specializzate...
Perché allora queste nuove norme faciliterebbero ed incrementerebbero l’ingresso dei giovani nel settore? Perché il giovane ha una competenza diversa, visti i tempi in cui vive, cioè un’epoca costituita dalla costante presenza della tecnologia, della cultura del marketing e della gestione aziendale.
Ecco dunque, che c’è la necessità che il giovane subentri alle vecchie generazioni e questo diviene sempre più importante al Sud, dove l’agronomo è ancora spesso inteso come vecchio agricoltore, come il cosiddetto semplice “contadino” che coltiva la terra.
L’agricoltura non si può fare più come una volta, c’è il bisogno dei giovani, i quali sanno adoperare un computer ed hanno maggiore competenza e professionalità.
Oggi l’agricoltore deve essere allo stesso tempo un capo d’azienda ed ecco allora il giovane agricoltore, che va ad unire una competenza strettamente legata al settore ad una conoscenza in termini di gestione aziendale, leggi e marketing. Difficilmente, infatti, un agricoltore della vecchia generazione o di una piccola azienda riuscirebbe a lavorare tenendo conto di tutte le novità di cui abbiamo appena parlato.

Oltre a queste nuove norme in vigore e a questo nuovo andamento gestionale, ci sono, o ci sono stati, recentemente, provvedimenti per invitare i giovani ad operare per l’agricoltura?

Ultimamente sono usciti vari bandi, fra cui uno proprio per i giovani imprenditori. Quest’ultimo ad esempio metteva a disposizione del “vincitore” una cifra corrispondente a 20 mila euro, per invogliare i giovani, che si affacciavano a questa realtà, ad “entrare in azienda agricola”; questi fondi da impiegare sull’azienda avevano la finalità di far subentrare il giovane, con una maggiore sicurezza, nella gestione dell’azienda.
Secondo me, questi fondi non solo danno un’ulteriore sicurezza al neo-agricoltore, ma soprattutto mettono alla prova le capacità del giovane di saper investire la somma e di “far quadrare” infine i conti, dunque lo responsabilizzano in un certo senso, dato che è senz’altro alle sue prime esperienze.

Qual è di preciso, alla luce di queste novità, la linea verso la quale si orienta il futuro dell’agricoltura meridionale?

Senza dubbio, soprattutto al Sud, si vuole evitare il “dilettantismo” e, si cerca di andare avanti verso un’agricoltura molto più professionale.
Si pensi, in proposito, al fatto che attualmente, un’azienda agricola, per esser reputata tale, deve corrispondere a dei parametri ben precisi; questo, poiché ci sono dei limiti, ovvero delle dimensioni minime, ad esempio di ettari di terreno, al di sotto dei quali non si può considerare un’azienda tale.

Come pensa che gli adolescenti avvertano il mondo agricolo? Oggi ci sono delle teorie comuni molto contraddittorie fra loro: da un lato si dice che lo sentano estraneo, come un’epoca giunta ormai al suo tramonto, che essi non vogliano scommettere sull’agricoltura; da un altro lato però, talvolta, si parla di un recentissimo “ritorno all’agricoltura”. Quanto c’è di vero…?

In realtà, c’è la paura dei giovani in ricordo delle difficoltà degli “anziani”, per esempio delle “cattive annate” o dei sacrifici “nel tirare la cinghia” quando magari il commercio non rispondeva alle speranze riposte inizialmente.

Una paura legata anche alla crisi attuale dell’agricoltura del sud, che quindi rende tutto più insicuro?

Sì certo, legata anche a questo, ma a tutti i fattori che abbiamo appena menzionato. Però non è proprio “tutto nero” come spesso si dice, perché ci sono anche dei lati che i giovani stanno ricominciando ad apprezzare: la libertà di poter gestire un’azienda lavorando in maniera autonoma e, soprattutto senza monotonia; la possibilità di condurre una vita più sana operando in mezzo al verde, respirando un’aria molto più pura; è un lavoro di certo più piacevole rispetto allo stare chiusi in industria.

Quali sono i problemi maggiori cui l’agricoltura deve far fronte?

I problemi del sud sono maggiori, rispetto al nord, anche se quest’ultimo ha comunque i suoi problemi. La difficoltà più grande è quella dei trasporti, relativa ovviamente alle distanze, perché al momento viene trasportato tutto via terra, dato che non siamo attrezzati con “alta velocità”, con trasporto navale o altro.
Dobbiamo dire però, che al contempo ci sono anche dei fattori migliori qui giù, uno per tutti è costituito dalle condizioni climatiche, molto più clementi che al nord.


Pensa che oggi si sia un po’ messa da parte la cultura dell’agricoltura, a scuola ad esempio?

Sì, e questo credo che sia uno dei motivi principali della diffidenza e dell’ignoranza delle nuove generazioni in materia. A scuola se ne parla poco o niente, si tratta di ambiente, ma in modo molto generico, e non basta…Credo comunque che è un tipo di cultura che si deve tramandare sin da molto piccoli in famiglia. Ecco oggi manca questa tradizione familiare, che invece un tempo era molto forte e che, tutt’ora rimane molto importante!

Come vede il futuro dell’agricoltura? C’è un “ricambio generazionale” e se sì, come si dovrebbe operare per garantirlo?

Ci sarà e ci deve essere il ricambio generazionale. Questo avverrà quando si capirà che si devono “rinaturalizzare” i terreni fertili, che ci vuole una certa selezione, cioè selezione delle superfici e delle imprese.
In conclusione, posso affermare che c’è comunque grande sforzo per far entrare i giovani nel mondo del lavoro rurale.


LA VOCE AI GIOVANI

In seguito alla preziosa testimonianza del dottor Fiorista, notiamo che, infatti, qualcosa, nell’antico settore dell’agricoltura, si sta muovendo e, ce lo confermano anche i dati di uno studio dell’Inail del 2004, che informano sul fatto che, grazie agli incentivi e alle agevolazioni dell’Unione Europea, saranno oltre 50.000, i giovani che nei prossimi anni avvieranno una nuova attività agricola puntando soprattutto su innovazione tecnologica e biotecnologie.
Un dato confortante se si considera che, secondo una ricerca dell’Istat di qualche mese fa, il 94 % delle aziende agricole non avrebbe avuto un successore.
Nel febbraio del 2004, solo nel 4,1% delle oltre 2 milioni di aziende agricole presenti nel nostro Paese, la conduzione era affidata a giovani sotto i 35 anni e, di questi, un quarto era donna, il 70% era diplomato e il 35% laureato. Un gruppo molto qualificato che ha dimostrato di occuparsi non solo di derrate alimentari, ma anche di nuove attività nel campo dei beni paesaggistici, ambientali e di tutela dell’habitat.
Detto tutto questo, la più ovvia delle conclusioni è: ma i veri protagonisti dell’inchiesta, cosa pensano dell’agricoltura e del lavoro in questo settore? A riguardo, sono molti i dati interessanti e le opinioni che emergono.
Ecco allora che, Antonio, 17 anni, mi dice: "L’agricoltura è un settore molto importante, fondamentale per il nostro sostentamento. Benché l’agricoltura sia poco sentita da noi che viviamo in città, - continua - è questa essenziale, dato che, in caso contrario, non potremmo usufruire dei necessari prodotti che ci fornisce".
Qual è la radice - chiedo - di questo distacco, secondo te? "Oggi credo che si debba accrescere la coscienza rispetto al guadagno a tutti i costi. Prodotti geneticamente modificati tendono a nuocere alla salute, dunque va bene modernizzare le tecniche di coltivazione, ma senza che questo possa compromettere la vita dei consumatori. Riguardo al problema secondo il quale, noi adolescenti, ci sentiamo lontani dal mondo dell’agricoltura, credo che sia normale, per noi che viviamo presso la società dell’urbanizzazione, considerare l’agricoltura, la quale a tal punto diventa oggetto 'lontano' dal nostro modo di essere, come qualcosa da cui rifuggire. Attualmente molti miei coetanei vedono questo come un settore di serie B, come un lavoro dove al molto rischio ed alla molta fatica richiesti, spesso corrispondono poche soddisfazioni".

Intervisto, poi, Susanna, anche lei diciassettenne, che alle stesse domande che avevo rivolto al suo coetaneo, risponde: "L’agricoltura costituisce la base primaria di qualsiasi nazione e per tale ragione è importante conoscerne anche la tradizione e la sua storia. Oggi - prosegue - è vista come qualcosa di retrivo e come ciò di cui si occupa l’ignorante, ma questo, a mio modo di vedere, è falso, perché se si lavora bene, l’agricoltura può dare un buon profitto, come qualsiasi altra prestigiosa attività. Certo è un investimento rischioso, ma il rischio penso che ci sia in qualsiasi lavoro e quindi, ci vuole sempre quella giusta dose di coraggio che ci spinge a scommettere su ciò in cui crediamo. È sbagliato, infatti, tralasciare un settore come quello rurale, perché oggi ci siamo ridotti a comprare i prodotti dall’estero, quando invece, si potrebbe lavorare al meglio, con impegno e passione, per i nostri prodotti, valorizzandoli".

La paura e i rischi di cui più volte abbiamo fatto cenno, dunque, sono certo ampiamente avvertiti dai giovani che guardano all’agricoltura, ma non sarebbe troppo avventato, alla luce di quanto vi abbiamo proposto, affermare che “i lavoratori del futuro” ignorano o talvolta “snobbano” l’attività di tale settore?

Potrebbero interessarti

Articoli

Il Premio Casato Prime Donne 2013 a Linda Laura Sabbadini

A poco più di un mese dal Decreto Legge sul femminicidio, il Premio Casato Prime Donne viene assegnato al direttore ISTAT Linda Laura Sabbadini che, per prima, ha rivelato le dimensioni della violenza sulle donne

03 settembre 2013

Articoli

Reputazione on line fondamentale per il turismo del XXI secolo

Tra difficoltà e diffidenze ecco come affrontare internet e le opportunità che offre

27 luglio 2013