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IL GIOCO DEL LOTTO E LA MALEDIZIONE DEL “53”. OVVERO, QUANDO INCOMBE LA TRAGEDIA TRA SILENZIO E INDIFFERENZA

Oramai è la sindrome del numero ritardatario. La rincorsa non conosce freni sulla ruota di Venezia. Molti, incuranti di quanto accade, si affrettano a puntare tutto ciò che posseggono, a costo di perderci i risparmi, la casa e perfino la vita, propria e altrui. E lo Stato dov'è?

29 gennaio 2005 | Ada Fichera

La sindrome “53”. Non è una nuova malattia, né una particolare forma influenzale, né una patologia tropicale proveniente da chissà quale paese, ma è quella “sindrome” che ha colpito i giocatori del Lotto, i quali sono ormai ossessionati dal fatto che il noto 53 sia latitante da circa 180 estrazioni. Ossessione sì, forse in taluni casi anche più di un’ossessione, ma una vera e propria patologia che ha fatto registrare purtroppo, inquietanti ed altrettanto drammatici casi di cronaca.

La situazione, infatti, preoccupa sempre più. A causa delle innumerevoli puntate sul numero “incriminato”, sono tantissime le famiglie ridotte sul lastrico, giunte ai divorzi e alle separazioni, o peggio persone arrivate al suicidio.
Sì, non è un racconto di fantascienza, né un film; per quanto il caso ha i tratti dell’inverosimile, tragicamente sono tutti veritieri gli episodi che hanno visto anche suicidi, in seguito all’aver sperperato tutti i propri risparmi su un numero che ha una probabilità su cento di uscire.

Una decina di giorni fa, una donna di Carrara di 57 anni si è uccisa, schiacciata dal rimorso di aver dilapidato tutti i risparmi di famiglia giocando al Lotto sul 53. La donna, madre di due figli, si è gettata in mare davanti alla spiaggia di Marinella, vicino La Spezia, ed è annegata.

Un altro caso (sarebbero moltissimi i casi da citare) è quello che ha visto protagonista un assicuratore di Signa, in provincia di Firenze, il quale, dopo aver ucciso la moglie e il figlio, si è sparato, perché non riusciva più a far fronte ai debiti commessi per giocare proprio sul 53 del Lotto.

Storie di “ordinaria follia”, disperazione, non si sa di preciso come definirle, resta il fatto che sono casi che preoccupano, sono sentore di come la società davvero sta attraversando un periodo denso di difficoltà, di problemi, di controversie, di disagio.

Per gioco, e forse qui non è più opportuno definirlo in tal modo, si può arrivare ad uccidere e ad uccidersi? E, ancor prima, come si possono sperperare i guadagni di una vita per tentare la fortuna, in un numero che ha probabilità così esigue di uscire?
Qual è il meccanismo misterioso che aleggia nella mente di queste persone e che le spinge a tutto questo?

Lo psichiatra Massimo Biondi, direttore del Dipartimento di Scienze Psichiatriche e medicina psicologica dell’Università “La Sapienza” di Roma, ha detto, in una dichiarazione rilasciata all’Ansa, che, per ciò che riguarda queste persone, il Lotto è l’evento precipitante e scatenante, ma non è la vera causa, l’origine motivante di suicidi ed omicidi, così come di qualsiasi altro tipo di squilibrio neuro-comportamentale.

Ci sono quindi altre motivazioni, che scatenano tanti atti drammatici. Troppe tragedie si continuano a consumare, rimanendo spesso non spiegate e irrisolte, in nome di un disagio mentale represso e poi esploso di fronte ad un evento preoccupante, che piomba improvvisamente nella vita dei soggetti coinvolti.

Altro fattore che desta angoscia e sgomento, è quello afferente al coraggio, che guida a rischiare così tanto, nella speranza di vedere moltiplicare i propri soldi.
Voglia di avere sempre più, infelicità, difficoltà nel cercare qualcosa che va al di là del materiale, seppur importante, denaro, mancanza di un atteggiamento sempre più assente nella nostra società: essere contenti con quello che già si ha, ovvero accontentarsi!
Si ha quasi la sensazione di una deriva, che nell’augurarci che sia solo una semplice ed infondata sensazione, speriamo non provochi altre inutili e irragionevoli vittime!

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