Articoli 29/10/2011

Coldiretti e le terre di tutti

Coldiretti e le terre di tutti

Sempre in cerca di emolumenti, la nota associazione di categoria non si tira mai indietro. Neppure questa volta, con la scusa di contribuire al ripiano dei conti pubblici, si mette in pista per una possibile gestione di una seconda riforma agraria


La Coldiretti si è candidata a gestire una seconda riforma fondiaria con l’intento di reperire circa 6 miliardi di euro da utilizzare per contribuire al ripiano dei conti pubblici. Solo che la riforma di 60 anni fa riguardava 600 mila ettari espropriati ai grandi proprietari assenteisti e assegnati a braccianti senza terra.

Oggi si vorrebbe farla sui 300 mila ettari di proprietà dello Stato per venderli a chi la terra già ce l’ha. Ci sono voluti 30 anni per portare a termine le operazioni di vendita previste dalla riforma fondiaria. Non sono, dunque, iniziative che permettono di fare pronta cassa. E questo all’Unione Europea è noto.

Se lo Stato non sa che farsene delle proprie terre, non ascolti la Coldiretti, ma le conceda in affitto a lungo termine a imprese sociali di giovani autoctoni e immigrati. Potrà, in questo modo, assicurare un beneficio alla collettività attuale e mantenere integro un patrimonio inestimabile per le generazioni future.

 

di Alfonso Pascale

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Commenti 3

Donato Galeone
Donato Galeone
01 novembre 2011 ore 15:17

La candidatuea della Coldiretti di voler gestire una "seconda riforma fondiaria con la terra di tutti" come annunciato da Alfonso Pascale, ed il commento di Riccardo Sgaromella sulle "sante parole" del Dott.Pascale, integrato dal secondo commento di Pino Masuelli che esprime meraviglia perchè - ancora - ci siano in giro spprovveduti che in epoca di globalizzazione fanno di questo pensare, mi hanno risollecitato un commento aggiuntivo.
Un commento più propositivo - mio avviso - e di sostegno alle imprese agricole promosse da giovani, già richiamate dal Dott. Pascale. Dare in concessione, ai giovani, i terreni dello Stato per la durata di almeno trenta anni in affitanza. Vale a dire, un patto generazionale dei terreni dello Stato concessi ai giovani imprenditori agricoli molto mirato:
a)alla "ricomposizione fondiaria" possibile in Italia e nella dimensione economica valida per dare occupazione e reddito annuale;
b)alla crescita complessiva del nostro Paese anche con l'agricoltura e le attività ad essa connesse,in un momento facili illusione col fare "solo cassa";
c)alla possibilità di uno sviluppo produttivo del nostro patrimonio pubblico, da salvaguardare e migliorare per riassegnarlo, dopo i trenta anni di affitto, alle "future generazioni".
Favorire la riconposizione fondiaria possibile, quindi, più che necessaria, in Italia, per favorire quella dimensione economica minima d'impresa prossima alla media europea (15-20 ettari). Consideriamo che i dati provvisori del 6° Censimento Agricoltura, pubblicati il 5 luglio 2011 hanno rilevato che solo nel Lazio le SAU condotte in varie forme giuridiche aziendali dalle Amministrazioni e Enti pubblici o Comuni, che gestiscono proprietà collettive, sono 86.876,58 ed in Italia 714.499.15 ettari.
Ecco quindi il mio commento (a mio avviso propositivo) che tramite la cortesia di Teatro Naturale meriterebbe ulteriori approfondimenti e potrebbe avviare, con Coldiretti ma unitariamente alla Cia e Copagri, Organizzazioni Professiionali che rappresentano prevalentemente i piccoli e medi produttori agricoli, congiuntamente all'associazionismo cooperativo ed alla Organizzazioni dei lavoratori agricoli di CGIL-CISL-UIL, un serio confronto che promoverebbe "lavoro produttivo e non assistito" perchè il perdurare di quest'ultimo sostegno (ammortizzatore) al mancato reddito da lavoro, è apripista delle povertà.
Donato Galeone

Piero Nasuelli
Piero Nasuelli
30 ottobre 2011 ore 18:35

La Coldiretti con la proposta enunciata si candida forse alla "gestione" dei terreni di proprietà degli enti pubblici territoriali come Comuni, Province, ASL ecc..?
Non posso credere che ci siano in giro degli sprovveduti che in epoca di "globalizzazione" fanno di queste "pensate", se non ci sono secondi fini, cosa di cui dubito, questa è la dimostrazione del livello intellettuale e di preparazione tecnico-economica di uno che si ritiene essere uno dei principali rappresentanti degli interessi degli agricoltori.
Poveri noi !!!

riccardo sgaramella
riccardo sgaramella
29 ottobre 2011 ore 06:14

parole sante dottor pascale. Se coldiretti mette le mani sui terreni demaniali, quei terreni serviranno solo ad aumentare i tenimenti degli amici degli amici