Articoli 01/10/2011

Lotta alle frodi nell’agroalimentare. E’ solo una esibizione muscolare?

Lotta alle frodi nell’agroalimentare. E’ solo una esibizione muscolare?

Sembra proprio vero che di questi tempi non esista più il senso della misura. Si esaltano sistematicamente tutte le iniziative relative a sequestri di merce di dubbia legalità, con un risalto spropositato, e con eccessi di entusiasmo, il più delle volte non sempre giustificati. E ciò accade anche quando i procedimenti di verifica non sono ancora conclusi. C'è da chiedersi se sia una strategia comunicativa davvero vincente


Strano paese l’Italia. Di fronte ai tanti irrisolti problemi dai quali è sistematicamente investito il Paese, alcuni enti istituzionali anziché risolvere i problemi reali, con atti concreti e risolutivi, cercano piuttosto di esibire i muscoli, con il chiaro obiettivo di dimostrare che tutto sia sotto controllo, e che si stia operando per il meglio e per il bene di tutti. Quindi, animo in pace, le Istituzioni stanno effettivamente militando a difesa dell’agroalimentare italiano. Per lo meno in alcuni segni esteriori tale attività di netto contrasto alle frodi la si avverte in maniera evidente, soprattutto nel corso degli ultimi anni. Le dichiarazioni sono altisonanti. Infatti, secondo i vari dispacci diffusi da alcuni uffici stampa istituzionali, tutto sembra essere sotto controllo. I sequestri di merce sembrano ricorrenti, e così, pare, anche le sanzioni comminate. Noi, di conseguenza, che siamo per natura sempre fiduciosi nelle pubbliche istituzioni, ci crediamo senza se e senza ma. Ci crediamo quanto meno per il bene del nostro Paese; e anche se in effetti nutriamo qualche dubbio sull’efficacia di alcune dichiarazioni altisonanti, quanto meno ci sforziamo di credere che tutto quel che ci riferiscono sia vero.

In Italia dovremmo essere al sicuro, ci sono infatti non uno, ma tanti organismi di controllo che studiano, analizzano, verificano, agiscono. Tutto bene, se non fosse per il fatto che leggendo i vari comunicati stampa diffusi nelle varie occasioni di sequestri effettuati in giro per l’Italia, l’immagine complessiva che se ne ricava non sia poi così edificante per il buon nome del nostro Paese.

La percezione immediata è che ci siano troppi furbi in giro, pronti a imbrogliare pur di portare a casa un più disinvolto guadagno. Ma è davvero così? Che vi siano i furbi è fuori questione, ci sono sempre stati, e anzi sarebbe il caso di riportare i loro nomi in un elenco speciale, in modo che il fenomeno frodi e sofisticazioni si riesca in qualche modo a tenere sotto controllo, circoscrivendolo e limitandone gli effetti disastrosi. I controlli per fortuna ci sono, e ne siamo molto felici, eppure, nonostante ciò, qualche legittimo dubbio sull’efficacia delle comunicazioni effettuate a seguito di tali controlli, con i relativi sequestri di merce, per me esiste. Esiste concretamente, tanto che una seria riflessione al riguardo ritengo debba essere urgentemente fatta, di concerto con tutti i soggetti delle varie filiere produttive.

Il fatto che emerga un quadro generale non molto edificante, fatto di continui sequestri largamente pubblicizzati, e perfino chiosati con commenti di giubilo ed euforia, non so quanto giovi alla nobile causa di chi intenda tutelare il nostro sistema agroalimentare. Ho come l’impressione che si pubblicizzino frettolosamente le varie azioni di controllo, in molti casi amplificandone le gesta, in modo che tutti, all’esterno, possano rendersi effettivamente conto che si stia operando per il bene della comunità, e con successo, agendo da veri paladini del giusto, a difesa della genuinità e della purezza dei prodotti agroalimentari, quindi per il bene dei consumatori e delle aziende oneste. E’ proprio così?

E’ giusto che si proceda in maniera eclatante, attraverso la diffusione di comunicati stampa che esaltino puntualmente le varie operazioni degli organismi di controllo? Io, con tutta sincerità, nutro qualche serio dubbio. Mi chiedo sempre se sia proprio il caso di creare inutili quanto controproducenti allarmismi, in particolare quando le comunicazioni risultano espresse in modo affrettato e rapido, senza che vi sia stata una successiva verifica circa la corrispondenza al vero di quanto riportato nelle varie comunicazioni destinate ai media. Insomma: un conto è trasmettere la notizia di qualcosa di certo e definitivo in senso assoluto, altra cosa è diffondere la notizia di qualcosa destinato a essere ancora verificato. La sensazione generale è che si tenda a dire “siamo bravi, agiamo per il vostro bene”, ma si trascuri il fatto che ciò che effettivamente conta siano i risultati concreti, non tanto i pronunciamenti dell’ultima ora.

Ciò che più sorprende e suscita forti dubbi, è che spesso e volentieri si ignorano i procedimenti successivi alle comunicazioni fatte immediatamente dopo gli avvenuti sequestri, e ciò con tutta franchezza non sta bene, perché non si possono ignorare aspetti che sono invece importanti e decisivi. Tale carenza comunicativa mi sembra molto grave e perfino inaccettabile. Tutto, pertanto, si limita alla notizia eclatante letta sui giornali o ascoltata in tivvù mesi prima. La percezione che si ha a seguito della diffusione di certe notizie eclatanti non giova certo alla buona immagine del settore agroalimentare. Dall’esterno si percepisce un mondo marcio, dove tutti speculano spensieratamente, ma non è così. Le attività fraudolente sono sempre esistite e sono state un serio problema da affrontare, ma non costituiscono un fenomeno consostente come si è portatia credere. Non sta affatto bene, dunque, che si faccia una comunicazione approssimativa, soprattutto se a fare questa comunicazione è direttamente una pubblica istituzione.

Lo ripeto dunque per maggiore chiarezza, onde evitare equivoci: il vuoto comunicativo che ritengo inaccettabile riguarda ciò che accade dopo l’avvenuto sequestro di merce; e, credetemi, per una corretta comunicazione, conta soprattutto il dopo, più che il prima o i vari passaggi intermedi. Sì, perché quel che avviene dopo è la versione definitiva, di cui si è certi e di cui si può riferire senza il rischio di incorrere in errore. Ed è proprio per questo motivo che una certa disinvoltura nell’esibire i muscoli e apparire bravi, da parte di alcune Istituzioni, mi lascia francamente piuttosto perplesso e deluso. Sarebbe opportuno organizzare un tavolo di lavoro per predisporre una linea di condotta unitaria, nel tentativo di frenare gli impulsi sensazionalistici che non fanno certo bene al nostro sistema agroalimentare. Nessuno tuttavia si lasci catturare da idee strane, cadendo in falsi equivoci: le notizie, quando ci sono, vanno comunicate sempre e in ogni caso, perché non si può e non si deve tacere nulla, ma è necessario farlo sempre con la massima prudenza e con grande tatto, evitando di aggiungere colore a tali notizie, o, peggio, rendendole narrazioni incomplete o parziali, se non addirittura fantasiose.

Un’altra questione invece trascurata riguarda anche in questo caso il dopo. Cosa accade infatti a chi commette effettivamente un atto fraudolento? Quasi nulla, al punto che chi agisce in modo illegale può perserverare nell’illecito senza temere serie conseguenze. Ed è proprio qui che invece le Istituzioni debbono intervenire, facendosi coraggio a se stesse: puntando a pene severe, oltre che a una certezza della pena e delle sanzioni comminate; in modo da impedire, in tal modo, che i soggetti dediti abitualmente a truffe e sofisticazioni insistano nei loro intenti fraudolenti.

E’ tanto difficile rendere possibile un simile auspicio? O forse è più comodo ripiegare sulla solita esibizione muscolare, con comunicati stampa eclatanti, giusto per dire: “ci siamo, stiamo lavorando per voi"? 

 

di Luigi Caricato

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Commenti 1

Vincenzo Lo Scalzo
Vincenzo Lo Scalzo
01 ottobre 2011 ore 09:23

Luigi, di fatto succede proprio quanto tu temi! Mi unisco, per quanto valga, al tuo appello. Ci siamo passi, ma chi sta lavorando?
"E’ tanto difficile rendere possibile un simile auspicio? O forse è più comodo ripiegare sulla solita esibizione muscolare, con comunicati stampa eclatanti, giusto per dire: “ci siamo, stiamo lavorando per voi"?