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COSA PENSANO REALMENTE GLI ITALIANI DELL’UNIONE EUROPEA? PROVATE A IMMAGINARE

L’Eurispes ha condotto un’indagine per chiarire la nostra posizione. Può, il nostro Paese, avere un ruolo di primo piano all’interno del Vecchio Continente? E cosa succede, predomina l’ottimismo o lo sconforto? Ci credono di più i giovani o gli adulti? Una cosa è certa: il peso assunto finora dall’Italia appare insufficiente

15 gennaio 2005 | Ada Fichera

Potrà, l’Italia, avere un peso sufficientemente rilevante all’interno dello scacchiere europeo? Proseguirà il periodo economico particolarmente sfavorevole che sta attualmente attraversando?
Sono questi ed altri gli interrogativi che si pongono gli italiani, a tre anni dall’ingresso della nuova moneta e a poco più di sei mesi dall’introduzione della nuova carta costituzionale, e sono tutte domande lecite, che hanno il loro fondamento, ma che divengono soprattutto specchio di quanto l’opinione pubblica sia consapevole e matura nei confronti dei temi riguardanti l’integrazione economica e sociale a livello comunitario.

È quanto emerge da un’indagine Eurispes realizzata, tra il 25 novembre ed il 2 dicembre 2004, riguardo all’opinione degli italiani in rapporto al processo di integrazione europea. L’indagine è stata illustrata da Gian Maria Fara, presidente dello stesso, il 20 dicembre scorso, nell’ambito del convegno “L’Europa che vogliamo”, organizzato dall’Associazione politico-culturale “Comunità a Roma”.
I sentimenti predominanti nei confronti dell’integrazione europea sono l’ottimismo e la fiducia, infatti, in linea generale, tre intervistati su quattro sono ottimisti o fiduciosi nei confronti del processo di unificazione. È se si analizzano singolarmente le fasce d’età degli intervistati, dividendo quindi la popolazione per generazioni, che notiamo delle discrepanze di notevole interesse.
La visione ottimistica va, di fatto, a ridursi, indagando tra i giovani, e soprattutto la fascia dai 18 ai 24 anni, all’interno della quale, soltanto il 32% degli intervistati si dichiara ottimista e, il 37% fiducioso, verso l’integrazione europea alla luce dell’attuale situazione socio-politica.
I giovani italiani sono poco fiduciosi nella politica dell’Unione Europea. Un maggiore ottimismo si evidenzia nel Sud e nelle Isole, mentre nel Nord-Est solo il 15,2% degli intervistati si mostra particolarmente favorevole a tale prospettiva.

Il pensare in positivo, a riguardo, sembra essere strettamente legato al livello d’istruzione ed alla posizione professionale del singolo. Il giudizio favorevole e ottimistico cresce quasi del 13%, passando, dai possessori di licenza media, ai laureati. Da tale ricerca, si è visto che, gli operai e i disoccupati hanno minore fiducia verso l’integrazione, mentre gli impiegati, gli imprenditori, gli studenti e i dirigenti mostrano maggiore ottimismo.
Che dire poi di un altro argomento “caldo”, e cioè l’allargamento dell’Unione Europea alla Turchia e alla Russia?
Dai dati dell’indagine è possibile rilevare che, i favorevoli all’ingresso della Turchia nell’Unione Europea, sono il 34,2%, dunque più numerosi rispetto a coloro che giudicano tale evento in modo negativo, considerato che questi ultimi costituiscono il 28,5% degli intervistati; va aggiunto comunque che il 37,3% risulta essere indifferente.
Maggiore consenso viene invece registrato per l’ingresso nell’Unione Europea della Russia; infatti, il 42,5% degli intervistati è favorevole, contro il 20,3% che, al contrario, esprime un parere negativo.


Circa l’approvazione della Costituzione Europea, gli italiani sono poco consapevoli ma ottimisti per il futuro.
Molti intervistati, il 62,4% del campione, hanno dimostrato di essere al corrente dell’approvazione della Costituzione Europea, avvenuta il 18 giugno 2004; una percentuale che scende però tra le classi di età giovanili. Infatti, il 50% dei giovani tra i 18 e i 24 anni e il 59,1% di quelli appartenenti alla fascia tra i 25 ed i 34 anni, sanno che nel giugno 2004 è stata approvata la Carta costituzionale Europea.
Inoltre, dall’indagine, è emerso che soltanto un intervistato su tre, il 31,7% del totale, conosce il numero esatto degli attuali paesi membri della comunità, ovvero 25. Solo il 18% degli intervistati fra i 18 e i 24 anni ha risposto alla domanda, essendo a conoscenza dell’argomento.

In merito poi all’impatto derivante dall’approvazione della Costituzione Europea, è possibile rilevare come il 74,4% dei cittadini abbia dichiarato che essa porterà benefici a tutti i paesi dell’Unione. È un caso però singolare, questo, perchè tale percentuale di ottimisti scende al 62,6%, se si guarda ai possibili benefici che potrebbero direttamente ricadere sul nostro Paese. Il 36% degli intervistati ritiene che gli interessi italiani si difendono al meglio agendo in comune attraverso l’Unione Europea, mentre il 26,1% condivide l’affermazione secondo cui un buon legame con questa è necessario ma poco vantaggioso. Soltanto il 15,6% considera che l’Unione europea stia creando più problemi che vantaggi. È il 56,5% degli imprenditori a ritenere che, gli interessi italiani si difendono in maniera ottimale attraverso l’Unione Europea, mentre soltanto il 24,5% degli studenti, il 34,6% dei pensionati e 13,2% degli operai condivide tale affermazione.
Riguardo al maggiore “imputato” di questo “processo all’Europa”, aperto dall’Eurispes, e cioè l’euro, esiste un atteggiamento positivo, che si apprende con rilevante sorpresa, da parte dei cittadini rispetto ad alcune conseguenze portate dall’integrazione di esso, come ad esempio uno sviluppo della conoscenza, della ricerca e del progresso scientifico; una maggiore autorevolezza dell’Europa rispetto al resto del mondo; una migliore difesa dei diritti; una più efficace lotta contro il crimine.

Gli italiani sono critici invece per quanto riguarda la creazione di nuovi posti di lavoro: il 60% dei cittadini ritiene infatti che il processo di integrazione non abbia contribuito a rendere migliore la situazione; ancora più alta, la percentuale di coloro i quali ritengono che tale processo non ha portato ad un miglioramento in termini di prosperità economica e benessere sociale, che corrisponde al 65,6%.

In conclusione, il peso assunto dall’Italia all’interno dell’Unione Europea sembra ancora insufficiente: infatti, più della metà dei cittadini, il 54,3%, ritiene che il nostro Paese abbia un ruolo poco o per nulla rilevante, contro il 15,5% che gli attribuisce un ruolo autorevole.
Quali sono allora i valori e gli elementi su cui si dovrebbe fondare principalmente l’Unione Europea?
Secondo gli intervistati, sono: per il 18,2% l’uguaglianza, per il 17,5% la libertà, per il16,5% la famiglia, per il 16,4% la cultura, per il 10,8% il credo religioso ed infine per il 10,7% la tradizione.

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