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LA LIBERTA' D'ESPRESSIONE NON PUO' SOGGIACERE ALLE DIFFERENZE TRA LE CIVILTA'
Le polemiche sulla celebrazione del Natale nelle scuole e sul "rispetto" dei musulmani dimostrano l'inadeguatezza culturale di taluni pseudo educatori. Manca loro la cultura per capire che l'integrazione non può comportare l'annullamento delle identità di un popolo
11 dicembre 2004 | Ada Fichera
Eâ con tristezza e con una buona dose di rabbia e di amarezza che, in questi giorni, si è appreso quanto stia accadendo in Italia riguardo alla convivenza con gli immigrati che hanno, come è ovvio, una cultura, una tradizione ed una religione differenti dalle nostre.
Dopo i casi di un poâ di tempo fa, in primo luogo quello che scatenò la polemica sui crocifissi nelle scuole, ed in secondo luogo il caso della scorsa estate in cui venne proposta una classe per soli immigrati che professassero uno specifico credo religioso ed una tradizione storica differente, i quotidiani ci informano attualmente sugli ennesimi episodi che tentano imporre condizioni assurde ed illogiche in nome di una decantata libertà , termine alquanto improprio ed illecito se si esaminino le reali componenti della problematica avanzata.
In molte scuole di Vicenza, come riporta il âCorriere della Seraâ del 3 dicembre scorso, si è deciso di non festeggiare a scuola il Natale, con le solite recite e facendo in classe il tradizionale presepe, per rispetto dei bambini che professano un diverso credo religioso; in una scuola elementare di Rebbio, in provincia di Como, si è deciso di sostituire la parola âGesùâ di una canzone natalizia con la parola âVirtùâ per non urtare la sensibilità di quanti sono di religione musulmana. Altro caso, menzionato da âLa Repubblicaâ dello scorso 5 dicembre, si è verificato a Treviso, dove in una scuola anziché organizzare la tradizionale recita natalizia, gli alunni si cimenteranno in una recita su Cappuccetto Rosso, per rispetto dei compagni musulmani.
Sono questi, episodi che turbano, se solo ci si ferma un attimo a riflettere sulla preoccupante situazione che degenera sempre più in Italia. E non è solo un fatto di fede, non câentra lâesser cattolici o meno, cristiani praticanti o no, siamo ad un punto che, augurandoci che non sia di ânon ritornoâ, si presenta non solo delicato, ma difficile da accettare e, soprattutto, da concepire.
Al di là della fede cattolica che possano avere i piccoli alunni delle scuole dâItalia resta di fatto che celebrare il Natale è una nostra radicata e millenaria tradizione, che si innesta nella solenne celebrazione della nascita di Gesù, perché vogliamo o non vogliamo, anche se il cattolicesimo non è più religione di stato, resta di fatto che lâItalia è da sempre un paese di tradizione cattolica, che ha sempre celebrato, nelle sue molteplici forme, la Natività .
Ciò che si capisce ancor meno di queste iniziative è il fatto che, quanti pensano a questi provvedimenti, credono di risolvere i problemi di integrazione socio-culturale in modo drastico e privo di senso e, sollevano le polemiche che necessariamente si presentano puntuali di fronte a questi fatti.
à giusto infatti che gli alunni di religione differenti da quella comunemente professata nel nostro Paese vengano rispettati, non essendo costretti a recitare in uno spettacolo scolastico che non rispecchia le loro credenze e tradizioni, non essendo obbligati a pregare come noi, ma non si può minimamente pensare e tanto meno proporre di annullare una nostra tradizione, peraltro la più diffusa, in nome di una libertà che a tal punto non è assolutamente libertà .
Tali risoluzioni finalizzate a riservare la libertà dei musulmani che vivono in Italia, dunque nostri ospiti, finiscono in tal modo per annullare la nostra libertà , la libertà di fare un presepe, di celebrare una nostra festività , di âmanifestareâ come nella tradizione del nostro âbel paeseâ per una ricorrenza che segna una data importante nella cultura e nella ordinaria vita degli italiani come popolo.
Non è eliminando le recite, i presepi, gli alberi di Natale, che faremo sentire a casa gli immigrati che vivono qui in Italia. E lo sanno bene anche loro, tantâè vero che i bambini musulmani della scuola di Rebbio, hanno affermato di non sentirsi assolutamente non rispettati se in classe avessero cantato un testo con la parola Gesù o se lo avessero cantato i loro compagni di classe italiani.
Talvolta i bambini ragionano in modo molto più assennato e logico dei grandi!
Il problema non è eliminare tutto questo, perché questo è dare la libertà ai bambini musulmani e toglierla ai bimbi cattolici e italiani. Si sa quando si tratta di libertà , è sempre molto difficile gestire le situazioni, poiché si dice: "è dove finisce la mia libertà , che inizia la tua". Sì, giusto. Ma dovâè di preciso che finisce la mia? Eâ complesso da stabilire.
à dunque ovvio che la situazione alla luce della multiculturalità che va dilagando in Italia, non è affatto facile, ma proprio per tale ragione bisogna riflettere a lungo e valutare tutto nel momento in cui si decide di intervenire.
Nessuno vuole emarginare i musulmani, nessuno vuole obbligare qualcuno a compiere gesti che gli creino disturbo, che mettano in soggezione, azioni in cui non credono ed in cui non debbano essere costretti a credere. Non si può e non si deve inculcare una cultura ed una tradizione a chi ne ha unâaltra e vuole come è lecito conservarla, però non si comprende perché, in nome di questa tanto chiacchierata libertà , questâultima si debba concedere ad un gruppo ristretto privandone, operando in tale direzione, la gran parte.
Mettiamoci nei panni di un bambino di scuola elementare. Perché io bambino italiano, sono privo di godere della gioia di fare lâalbero o il presepe con la maestra ed i miei compagni come vuole la mia tradizione e come hanno fatto tutti coloro che appartengono alle generazioni precedenti? Perché non posso fare la recita davanti ai miei genitori ed ai miei nonni ed avere la piccola gioia quotidiana di vederli commuovere e rallegrarsi al mio recitare? Perché non posso vivere contornato da quel calore che mi può dare un addobbo natalizio, o un presepe allestito aspettando il âBambinelloâ?
Secondo lâavanzata realtà , perché ho alcuni compagni musulmani che dunque me lo vietano, anche se indirettamente, perché non si sentono a loro agio.
à questo che si vuole in nome dellâintegrazione sociale degli immigrati? Non credo. E soprattutto non credo che questo li integri, perché anzi così si alimenta solamente lâintolleranza verso chi mi priva di fare ciò che altrimenti potrei fare liberamente!
Ogni nazione ha le sue tradizioni, i suoi usi e vanno conservati, anzi salvaguardati, anche perché è questo che ci rende importanti.
Viviamo in una nazione democratica, ed in Italia vige la libertà di religione, allora questa va lasciata a tutti. Non si vuole essere razzisti, estremisti o inospitali, ma siamo anche un poâ schietti: qualcuno in Iraq, in Afghanistan, o in qualsiasi altro paese si è posto il problema di rispettare le feste religiose cattoliche? O qualcuno si è adoperato a non comportarsi come ad un italiano disturberebbe? Pare proprio di no.
Noi italiani permettiamo agli immigrati di pregare e di vestire come la loro religione comanda; così come non li priviamo di questo in nome del rispetto delle altre credenze, così vogliamo essere liberi di celebrare il Natale e qualsiasi altra ricorrenza come vogliamo e come abbiamo sempre fatto!
Ci sono molti provvedimenti che si possono prendere per agevolare il quotidiano dei musulmani, così come di tutti coloro che professano altre religioni, per farli sentire, come credo tutti vogliamo, a casa.
Si potrebbe decidere di fare ad esempio le note prove della recita natalizia durante lâultima ora di lezione concedendo, a chi non vuole recitare la Natività , unâuscita anticipata da scuola. In tal modo i bambini di altre religioni non sarebbero costretti a fare una recita che non vogliono e neanche a seguire le prove di uno spettacolo avente una trama in cui non si riconoscono; si potrebbe concedere a questi bambini di assentarsi da scuola senza dover portare la tradizionale giustificazione scritta nei giorni che sono festivi per la loro religioneâ¦E poi siamo onesti davvero i bambini di altre religioni si turbano vedendo delle statuine ed una capanna?
Alla luce della delicata situazione internazionale non sarebbe infatti educativo sradicare nei nostri bambini proprio quelle tradizioni riguardo alle quali invece vanno istigati a conservare gelosamente, perché nostro patrimonio, perché fattori della nostra istituita identità .
Anche per chi non crede, ad esempio, il presepe, pur rappresentando la nascita di Gesù Cristo, resta messaggio di pace e solidarietà , non è affatto un insulto alla sensibilità di chi non è cattolico.
Siamo certi allora che è questo il tipo di libertà che apporta miglioramento a quanti vivono in Italia non essendo italiani? Siamo certi che questa è la vera libertà e che, invece, non si sta sbagliando orientandosi verso il concetto di limite, di divieto e di un alterato, velato ed alquanto insidioso nichilismo?
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