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I MEDIA CHE VORREI. GLI ITALIANI E IL COMPLESSO MONDO DELLA COMUNICAZIONE

Sono diventati strumento di essenziale utilità. Televisione, Tv satellitare, radio, giornali, libri, internet, cellulari. Sono tutti pazzi per i mezzi di comunicazione di massa. Ma cosa pensano esattamente di questi gli italiani? E quale tipo di cambiamento o di miglioramento apporterebbero?

04 dicembre 2004 | Ada Fichera

Ne facciamo quotidianamente uso, talvolta ci intrattengono, altre volte sono strumento di essenziale utilità. Sono i mass media, i quali ormai entrati nella vita d’ogni giorno di tutti noi, prepotentemente si fanno mezzo di comunicazione, oggetto di dibattito, ordinario veicolo di scambio d’opinione e di arricchimento socio-culturale.

Televisione, tv-satellitare, radio, quotidiani, settimanali, libri, internet, cellulari fanno parte della nostra giornata e nel bene o nel male influiscono nel suo andamento, soprattutto in termini di qualità e di tempo. Ma cosa pensano di questi gli italiani? E quale tipo di cambiamento o di miglioramento apporterebbero ad essi?
È ciò di cui si è occupato un sondaggio d’opinione realizzato, nel luglio del 2004, dal Censis, dall’Ipsos, e dall’Ucsi, in collaborazione con Mediaset, Mondadori, Ordine dei giornalisti, Rai, Telecom Italia, e del quale i dati sono stati, però, resi noti lo scorso 29 ottobre a Napoli.

Il mezzo televisivo
Il quarto rapporto sulla comunicazione in Italia ha avuto come suo tema-guida “I media che vorrei”.
Cominciamo con la televisione: qual è il reale uso che ne fanno gli italiani? È davvero sempre accesa nelle nostre case o è vero che se ne fa utilizzo passivo o nocivo?
Stando ai dati emersi da tale sondaggio, non è vero che la Tv sia accesa sempre in maniera indiscriminata e passiva, perchè ci sono segnali importanti che fanno capire come il rapporto fra gli italiani e la Tv si stia evolvendo verso un uso più maturo e individuale.
La maggioranza degli intervistati, infatti, dichiara che, se deve accendere la Tv, lo fa per un motivo ben preciso, determinato dalla scelta consapevole, mirata, di vedere il programma preferito, come dice il 34%; oppure il telegiornale (27%); o un film (8%).
L'uso indiscriminato e passivo di chi ha una Tv "sempre accesa" riguarda appena il 10% dei telespettatori; e solo una minoranza, pari al 21%, dice di accenderla "senza un motivo preciso".
Un indicatore ancora più importante, riguardo ad una maturazione dell'uso del mezzo, è il fatto che il 42%, afferma che, se dopo aver acceso la Tv si accorge che non c'è nulla che gli piace, la spegne. È’ il 21%, che la lascia, invece, accesa solo come sottofondo o compagnia, mentre un altro 21% dice di guardare comunque quello che passa in Tv.

L'informazione televisiva
Per quanto riguarda l'informazione televisiva, sono circa il 31%, gli ascoltatori di un unico Tg, che viene dunque preferito a tutti gli altri; mentre il 26% ne guarda diversi; il 22% non si perde i titoli, e li segue solo se vi sono notizie “interessanti”; infine, coloro che si accostano ai Tg solo in concomitanza di eventi significativi sono il 15%.
Sull'unico vero caso televisivo degli ultimi anni, e cioè i reality show, gli italiani appaiono abbastanza divisi: il 37% dice di non vederli e il 25% di non sopportarli, ma è curioso, nell'incrocio dei dati, scoprire che c'è un 17%, che pur non sopportandoli, non dice per questo di non vederli.
Chi risponde di vederli, porta, come relativi motivi, cause articolate e abbastanza lucide: il 15% li vede perché "dopo un po', si affeziona ai protagonisti", il 14% perché "sono divertenti anche se so che sono finti", un altro 14% li segue "solo se ci sono persone simpatiche", il 12% li vede "perché tutti ne parlano", ed infine una piccola minoranza, pari al 2,5%, costituita per lo più da giovani, donne, con una cultura non troppo elevata, dice di vederli perché gli "piacerebbe parteciparvi".

La Tv satellitare
Passiamo dunque, ai risultati concernenti la tv-satellitare.
Innanzitutto emerge che si percepiscono ancora ostacoli ad una sua più larga diffusione. Ostacoli peraltro di natura economica, perché, fra chi non è abbonato, il vero e proprio freno è costituito, per il 42% dal costo dell'abbonamento, e per il 30% dalla spesa di antenna e decoder; ma ci sono anche problemi di natura, per così dire, culturale e di offerta, perché, il 21% non si abbona poiché "ha già molti canali nella Tv tradizionale"; il 13% dice che i suoi "programmi preferiti sono nella Tv generalista", e il 12% ritiene che non ci sia un'offerta interessante.
Tuttavia il ruolo di questo media si delinea essenzialmente come alternativa alla Tv tradizionale, dato che, fra coloro che sono abbonati, le motivazioni principali sono: "avere alternative alla Tv tradizionale" (40%), "perché l'offerta è migliore rispetto alla Tv tradizionale" (28%), "c'è meno pubblicità" (24%) o, persino, "la qualità delle immagini è migliore" (22,%).

La radio
Dalla televisione, il sondaggio focalizza l’attenzione verso la radio.
Quest’ultima conferma ancora una volta la sua vena musicale, ed in particolar modo, giovanile.
La radio si ascolta essenzialmente per la musica che trasmette (50%), e ciò soprattutto fra i giovani che dichiarano di accenderla per la musica per il 67%; con l'emittente, e il 30% di questi, dice che la sua radio è quasi sempre sintonizzata sulla sua stazione preferita, quindi, questo dimostra fedeltà ad una specifica emittente.
I fattori che irritano di più il 22% dei suoi ascoltatori, sono le interruzioni pubblicitarie e l'aumento del volume proprio quando c'è la pubblicità (20%).

La stampa quotidiana
Purtroppo, nessuna novità di aumento sul piano della diffusione dei quotidiani, che resta sostanzialmente stabile.
I quotidiani vengono percepiti, da chi li legge, come uno strumento fondamentale "per capire le cose che accadono" (40%), e come "un'abitudine" difficile da interrompere (30%), talvolta contagiosa, dato che circa il 29%, tra i quali molti giovani, dice di leggerlo "perché qualcuno in casa lo compra".
Interessanti sono anche le indicazioni su come dovrebbe essere il quotidiano ideale: facile da maneggiare (26%), meno costoso (24%), con articoli brevi (20%), ma anche, che sappia raccontare i fatti, in maniera non agguerrita e non ansiogena, bensì con un tono pacato (18%). Il 15% vorrebbe poterlo ricevere a casa tutte le mattine. Riguardo, invece, ai motivi di soddisfazione nella lettura dei quotidiani spicca fra tutti , con evidente successo di quanti vi scrivono, "l'aver trovato notizie che non c'erano in Tv" (25%).

La stampa periodica
Riguardo ai settimanali ed ai mensili, questi non sono in cima alla graduatoria della diffusione dei media, perché sono rispettivamente al quinto e al settimo posto, ma possono contare sulla fedeltà di un pubblico di alto profilo, che li sceglie innanzitutto per i contenuti specifici (53%), per la ricchezza e originalità delle informazioni (28%), e per costante (18%) o irrinunciabile (35%) abitudine.
Un’insidia alla loro posizione nel panorama mediatico viene tuttavia da altri media, ovvero dalla Tv (14%), da internet (8%) e persino dal cellulare (2% in media, e 7% fra i giovani), i quali vengono percepiti come alternative di consumo alle riviste settimanali o mensili.

I libri
Proseguendo nell’indagine, si conferma, ahimè, il pessimo rapporto che gli italiani hanno con i libri, che non accenna ad evolvere significativamente.
Più della metà degli intervistati non li legge, e meno di un terzo ne legge almeno tre in un anno.
Le scelte di lettura vengono fatte in una sorta di circuito chiuso: si legge quasi sempre lo stesso genere (41%), o si segue un autore (38%), o un determinato tema (29%).
E non è un problema sostanzialmente di costo, poichè vi fa cenno solo il 18%.
È questo un ambito nel quale non riesce a “contagiare” neanche la tv, infatti solo per il 5% ha importanza il fatto di averlo visto ivi presentato.

Internet
Passiamo ora ad Internet.
Secondo il sondaggio del Censis, è utile, è divertente, è unico, ma purtroppo è ancora percepito come "difficile", e ciò ne limita tuttora una diffusione più ampia di quella pur rapidamente raggiunta in questi ultimi anni.
Le ragioni del successo sono connesse alla illimitata disponibilità di informazioni (40%), alla possibilità di aggiornamento in tempo reale sugli avvenimenti (23%), nonché alla unicità e specificità del mezzo (23%).
Anche se presenti, come fattori di successo, appaiono minoritari gli aspetti di concorrenza con altri media (6%) e gli aspetti relazionali (13%).
Le barriere all'uso sono riconducibili quasi esclusivamente "all'incapacità di usare un computer" (74%), e poi al fatto che semplicemente il pur mitizzato internet "non interessa" (12%); e non c'entrano niente gli spauracchi mediatici/planetari sui virus (indicati dal 2% scarso) o sulle insidie della pornografia (indicati da meno dell'1%).
Fra gli ostacoli ad un uso più intenso, invece, da parte di chi già lo usa, si profila il costo della connessione (31%), la possibilità di essere aiutati in caso di difficoltà (20%), la certificazione/controllo dei contenuti (10%) e la velocità delle connessioni (10%).

Il telefono cellulare
E veniamo infine, al diffusissimo, essenziale ed inseparabile cellulare.
I cellulari sono la vera rivoluzione digitale di questi anni sul piano della diffusione dei consumi.
Il fatto di poter essere "in contatto con chi voglio quando voglio" (82%), di "essere avvertiti tempestivamente delle cose a cui si tiene" (26%), di "permettere di organizzare la giornata" (17%), di "vivere più tranquilli" (14%), e persino di "non poterne fare a meno" (10%) sono le ragioni fondamentali dello straordinario successo fra gli italiani.
Colpisce, tuttavia, lo scarso uso delle tante funzioni ormai disponibili sui cellulari: il 61% non ne sente il bisogno, il 22% ne teme i costi, e quindi oltre che telefonare e mandare sms si fa poco altro. Tuttavia, la presenza dell’uso costante dei telefonini nei comportamenti di consumo ha raggiunto un punto tale da modificare il vecchio rapporto con il telefono di casa, e questa nuova situazione riguarda già il 64% degli italiani, perché: non hanno più la linea fissa (18%), la usano solo per connettersi a internet (5%), fanno meno chiamate (21%), ricevono meno chiamate (10%), mandano un sms invece che chiamare da casa (12%).
Nel panorama mediatico qui presentato, non resta altro che apprendere e constatare ciò che è ormai non solo la nostra personale “finestra aperta” sul mondo, ma ciò che diviene e va costituendosi come la frontiera di un futuro sempre più colmo di tecnologia e di una comunicazione fatta di carta, d’immagini, di parole e, talvolta di sms, foto e quant’altro.

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