Mondo
In Francia, Svizzera e Lussemburgo il falso Made in Italy è più caro dell'originale
Falsi formaggi italiani venduti a caro prezzo in Francia e Svizzera, mentre la pasta etichettata come italiana, ma che nazionale non è, può costare anche il 50% in meno in Germania rispetto all'originale. L'Italian sounding vale il triplo del nostro export agroalimentare
27 luglio 2018 | C. S.
Elaborato da Assocamerestero, su base indagine 2018 sui prodotti alimentari “Italian Sounding” con focus in due aree Europa e Nord America, un indice dei costi, che misura quanto i prezzi dei prodotti Italian Sounding si distanziano da quelli corrispondenti del Made in Italy autentico. Nonostante i valori cambino in base allo Stato considerato e alla categoria di prodotto, nel Regno Unito si registra un- 69%, Germania (- 68,5%) seguiti con risultati pressoché analoghi dal Belgio (-64,9%) e dall’Olanda (- 64,3%); ci si muove su tassi di risparmio più contenuti in Svizzera (- 33,9%) e in Lussemburgo (- 25%).
In alcune aree geografiche sono stati registrati dati fuori tendenza: alcune tipologie di prodotto possono arrivare a costare fino a due terzi in più degli originali. I latticini e prodotti-caseari d’imitazione italiana sono venduti in Francia e in Svizzera rispettivamente al 13,9% e al 34,5% in più rispetto all’originale. Relativamente al settore confectionery, è il Lussemburgo che registra valori anomali, con un aumento di prezzo del 18,3% rispetto al prodotto italiano; il ribasso più forte, invece, si ha in Spagna e Olanda. La Germania ha il primato per l’abbattimento dei costi maggiore per la pasta (- 47,9%), e in disallineamento troviamo, ancora, la Svizzera e la Francia, che aumentano i prezzi del 33% e del 16,6%. Per i prodotti da forno in Spagna si paga fino al 10,7% in più rispetto al prodotto autentico, mentre in Francia i costi sono più bassi di oltre il 47%.
Viene ricordato infine che il volume d’affari dell’Italian Sounding è di 90 miliardi di euro a livello globale, valore che negli ultimi dieci anni è cresciuto del 70%, e pari al triplo del fatturato dell’export italiano del settore alimentare (32,1 miliardi di euro nel 2017).
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