L'arca olearia 18/10/2013

Nuove armi contro l'olio deodorato. Per i truffatori sarà presto game over

Buone notizie sul fronte della ricerca scientifica, tutta italiana, per contrastare i fenomeni di adulternazione e sofisticazione nel mondo dell'extra vergine d'oliva. Un workshop a Madrid ha delineato le sfide analitiche future e l'Italia dell'olio fa rete


Nell’aprile 2011, con l’entrata in vigore del Reg. UE n. 61/2011 (1), il contenuto in alchil esteri degli acidi grassi (AEAG) è diventato un parametro ufficiale di qualità dell’olio extravergine d’oliva. Gli alcoli metilico ed etilico, che sono parte di questi esteri, si formano in seguito a processi enzimatici e fermentativi che avvengono se le olive, prima della lavorazione, sovramature o mal conservate, subiscono danneggiamenti alle strutture cellulari. Quando questo accade, infatti, la fuoriuscita di acqua può innescare processi capaci di generare molte sostanze volatili, come l’etanolo. Non è un caso che l’”avvinato”, legato alla fermentazione alcolica, lattica ed acetica, sia uno dei difetti che declassano l’olio da extravergine a vergine o lampante, a seconda dell’intensità.

Un contenuto oltre al limite degli alchil esteri può assumere, tuttavia, gli addetti ai lavori lo sanno, almeno due significati diversi.

Primo caso: declassamento merceologico accompagnato da altre non conformità chimiche o sensoriali, appunto perché l’eziologia degli alchil esteri è di tipo degradativo o fermentativo. In questo caso è frequente che l’olio risulti difettato anche sensorialmente. Gli alchil esteri sono qui marcanti per antonomasia di una minor qualità del prodotto.

Secondo caso: l’olio presenta valori di alchil esteri ben più alti del limite, ma è sensorialmente ineccepibile. Con questi risultati analitici è lecito sospettare che, per evitare il declassamento sensoriale, l’olio sia stato sottoposto ad una correzione fraudolenta per “strippaggio” dei composti volatili. Gli alchil-esteri sono qui marcanti di un trattamento non consentito, più volte citato su anche su queste pagine da molti colleghi, noto come deodorazione blanda. Questo trattamento può rimuovere i composti volatili ma non sembra in grado, e il futuro della ricerca lo confermerà o smentirà, di rimuovere gli alchil esteri.

Attualmente il regolamento comunitario fissa il limite massimo relativo al contenuto totale di alchil esteri (somma di metil ed etil esteri) degli acidi grassi a 75 mg kg-1, con la possibilità di classificare come “olio extravergine di oliva” un prodotto che, pur presentando un contenuto totale in esteri compreso tra 75 e 150 mg kg-1, restituisce un valore del rapporto etil/metil esteri inferiore o uguale a 1,5.

Il 23 Maggio 2013 il COI ha approvato una modifica della Norma Commerciale (2,3), valida dalla campagna oleicola 2013/2014, che riporta un cambiamento dei limiti degli alchil esteri. In particolare, verrà valutato solo il contenuto di esteri etilici, che è influenzato dai processi fermentativi dovuti a cattiva conservazione o stato igienico sanitario delle olive, ma non dallo stato di maturazione dei frutti.

Questo documento prevede che la diminuzione del limite di etil esteri sia graduale: si passerà da un limite di etil esteri inferiore o uguale a 40 mg kg-1 per la campagna 2013/14; inferiore o uguale a 35 mg kg-1 per la campagna 2014/15 ed inferiore o uguale a 30 mg kg-1 dalla campagna 2015/16 in poi.

Si tratta, al momento, di un documento COI sul quale l’Unione Europea, che ne è membro, non ha, ad oggi, emanato un regolamento di recepimento.

Su questa sottile linea di verifica della qualità dell’olio extravergine di oliva, archetipo di eccellenza, dunque soggetto a frodi e oggetto di numerose analisi chimiche e sensoriali che hanno fatto la storia dell’analitica degli alimenti, la Commissione Europea, insieme al COI e all’Institute for Reference Materials and Measurements del JRC hanno organizzato a Madrid un workshop, intitolato “Olive oil authentication”, allo scopo di individuare le future linee di ricerca per rinnovare il corredo di analisi previste dal Reg. 2568/91 e successive modificazioni.

I temi di lavoro, sui quali alcuni esperti si sono cimentati ed hanno presentato le loro attività di ricerca, erano dettati da due semplici parole chiave: genuinità (authentication) e deodorazione (deodorization).

Sono questi i problemi dell’extravergine in Europa e nel mondo e la comunità scientifica internazionale è tenuta a concentrare i propri sforzi per risolverli o limitarli, contribuendo così ad affermare e a mantenere qualità, territorialità e valore aggiunto.

Ho presentato a Madrid l’attività di determinazione analitica degli alchil esteri con metodi, per così dire, non convenzionali, ossia rapidi e meno laboriosi dei metodi “separativi”. La relazione, dal titolo “Possible markers of olive oil “soft” deodorization by physical stripping”, preparata con il prezioso contributo di Enrico Valli ed Alessandra Bendini e scaricabile dal sito della Commissione Europea (http://ec.europa.eu/agriculture/events/olive-oil-workshop-2013_en.htm), riportava alcune esperienze di analisi svolte negli ultimi anni ed alcuni lavori pubblicati di recente o in corso di stampa (4, 5). In particolare, le considerazioni riportate a Madrid ripercorrevano lo sforzo, la progettazione e le evidenze che un gruppo misto di tecnologi, analitici degli alimenti ed ingegneri del Dipartimento di Scienze e Tecnologie Agro-Alimentari dell’Università di Bologna (http://www.distal.unibo.it/it) stanno portando avanti nella direzione della diagnostica rapida.

Si tratta di metodi di controllo progettati per essere veloci, economici e non distruttivi. Tra quelli sperimentati la riflettometria nel dominio del tempo (TDR) e la spettroscopia nel vicino e nel medio infrarosso (quest’ultima sperimentata con il contributo dell’Università degli Studi di Milano), pur in un diverso stadio di avanzamento, sembrano molto promettenti e potrebbero affiancare le tecniche separative tradizionali, per una gestione del controllo della qualità più sostenibile ed efficace, che possa giungere alla determinazione quantitativa più accurata solo nei casi davvero sospetti.

Sono piccoli passi, verso un grande lavoro di revisione e sviluppo dei metodi analitici sensoriali e strumentali, a testimonianza di una “risonanza”, ossia una forte volontà di collaborazione tra centri nazionali e la voglia di affermare la ricerca nel nostro Paese su un terreno (olio e tutela della sua qualità) nel quale da sempre siamo eccellenti, ma sul quale non sempre abbiamo saputo far rete.

Il 2568 è del ‘91, dopo ventidue anni l’analitica dell’olio merita un nuovo grande impulso nazionale ed internazionale, su esplicita richiesta dell’Europa, a tutela di un prezioso capitale comune, in una logica di ricerca applicata, spesso finanziata con piccole convenzioni, che non può prescindere, per essere vincente e convincente, dal coinvolgimento attivo e partecipe di tutti gli attori della filiera “olio extravergine di oliva”.

Bibliografia

1) Reg (UE) 61/2011 del 24 Gennaio 2011 – Gazzetta Ufficiale delle Comunità Europee L23 del 27/1/2011.
2) COI Decision No DEC-20/100-V/2013, IOC, 23 Maggio 2013.
3) COI/T.15/NC No 3/Rev. 7 November 2012.
4) Valli, E., Bendini, A., Maggio, R.M., Cerretani, L., Gallina Toschi, T., Casiraghi, E., Lercker, G. Detection of low-quality extra virgin olive oils by fatty acid alkyl esters evaluation: A preliminary and fast mid-infrared spectroscopy discrimination by a chemometric approach (2013) International Journal of Food Science and Technology, 48 (3), pp. 548-555.
5) Berardinelli, A., Ragni, L. Bendini, A., Valli, E., Conte, L., Gallina Toschi, T. Rapid screening of fatty acid alkyl esters in olive oils by time domain reflectometry Journal of Agricultural and Food Chemistry, under revisions.

di Tullia Gallina Toschi

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Commenti 3

Tullia Gallina Toschi
Tullia Gallina Toschi
20 ottobre 2013 ore 10:42

Ringrazio Mario De Angelis e Lanfranco Conte. Il mio breve intervento aveva il senso di mettere in risalto la collaborazione, la risonanza che c’è tra centri di ricerca nazionali, non quello di proporre un discorso laterale, a sé stante. Voleva e vuole valorizzare i tanti risultati ottenuti insieme e forse non così noti. Non abbiamo bisogno di stancarci con le contrapposizioni, ma di conservare le energie per i contraddittori tecnici, le sfide da vincere... Il lavoro prezioso dei chimici che, con fatica e dedizione, hanno rappresentato e rappresentano l’Italia al COI, in Commissione Europea ed al CODEX , deve sempre essere centrale e ricordato. Così come quello di chi la qualità del prodotto la verifica ogni giorno. Solo insieme a loro si possono sperimentare nuovi metodi, per contribuire a delineare e a difendere il profilo presente e futuro dell’extravergine. Non è un lavoro che si fa in solitudine; non se si vuole che vada oltre il livello, gratificante ma di per sè sterile, della pubblicazione scientifica. Dividere ancora il mondo (o i mondi) dell’olio è il peggio che ci possa capitare. La ricerca analitica e tecnologica deve procedere insieme al prodotto. A cosa serve un avanzamento tecnico senza interlocutori che lo possano voler conoscere e sperimentare? Servono le aziende, le associazioni, di tutte le dimensioni , in un clima proficuo di rispetto reciproco, pur con le diverse percezioni e scelte in merito alla qualità caratterizzante ed al valore aggiunto di prodotto. Serve un lavoro che si estenda dalla garanzia della qualità ai sistemi più efficaci per promuoverla. L’obiettivo è mantenere la fiducia dei consumatori e promuovere la crescita di tutto il comparto. Nessuna polemica. Si parte dalla volontà di far rete. Abbiamo la squadra, rendiamola più forte (le aziende e le associazioni ci possono aiutare). Allenamenti duri, giochiamo uniti e vinciamo il campionato!

Lanfranco Conte
Lanfranco Conte
19 ottobre 2013 ore 17:49

Così tanto per dire, sig De Angelis, i chimici italiani al COI ci sono ancora, come ci sono sempre stati, e come sempre, hanno lavorato e continuano a lavorare, la maggior parte dei metodi li hanno proposti queste persone, quindi non c'è da dire "come una volta" o che ci si faccia imporre alcunchè dai tecnici del Nord Europa che, per inciso, al COI praticamente sono assenti.
Se poi a Lei risultasse che chi è stato al COI sin ora non ha fatto nulla o peggio non ha combattuto, allora cortesemente dia pubblicità ad eventuali fatti di cui lei sia a conoscenza per comprovare qua afferma e ci dica cortesemente a quante riunioni COI Lei abbia partecipato, per sapere come ci si debba e possa comportare in tal frangente.
Lanfranco Conte
Uno che no ne sa gran che, ma che partecipa alle riunioni COI dal 1993, insieme ad altri ricercatori e tecnici italiani quali Carlo Mariani, Maurizio Servili, Raffaele SAcci, Angelo Faberi, Luciana Di Giacinto, Giorgio Cardone, Pierangela Rovellini , tutte persone che secondo lei in tutti questi anni non hanno fatto gran chè. Un sentito ringraziamento..

MARIO DE ANGELIS
MARIO DE ANGELIS
19 ottobre 2013 ore 12:26

Mi fa piacere che il mondo scientifico italiano dell'olio d'oliva, ricomincia a farsi sentire al COI come una volta e non dobbiamo subire ciò che asseriscono i Tecnici dell'olio di altri Paesi o addirittura di Paesi del Nord Europa che di olio ne hanno sentito solo parlare. Brava Tullia!!!