L'arca olearia 17/03/2012

Troppi maestri pontificano sull’olio. Risultato: il caos

Troppi maestri pontificano sull’olio. Risultato: il caos

Ora anche la Commissione agricoltura del Senato interviene con una risoluzione che resta però aria fritta, finchè non si cambia mentalità. I risultati magari verranno, ma a che serve se non si riesce a delineare prima una strategia unitaria? Intanto le dogane intensificano i controlli, non più a campione come un tempo


Siamo alle solite. Di fronte alla crisi dell’olivicoltura italiana tutti pensano che i mali vengano dall’insidia determinata dalle continue frodi e sofisticazioni, o comunque da una minaccia esterna derivante da importazioni illegali e spropositate. E’ proprio così? Pochi in realtà riflettono sul fatto che oggi si pagano le conseguenze di un’assenza di investimenti e soprattutto di strategie, a più livelli, con problematiche che ci si trascina ormai da decenni. Nessuno tuttavia che imputa alla disorganizzazione, allo spreco immenso di risorse pubbliche, l’attuale stato di crisi. Certo è che oggi, insieme alla difficile congiuntura economica, lo stato dei mercati non è poi così favorevole. Basta osservare i prezzi dell’olio sugli scaffali dei punti vendita, soprattutto se lo sguardo si ferma alla grande distribuzione organizzata. Non perdiamoci d’animo, ma soprattutto non attribuiamo a cause esterne l’attuale stato di crisi.

Sembra quasi che la situazione attuale sia il frutto del malaffare, ma non è così. Il malaffare esiste sempre, per carità, va pure fronteggiato, ma la crisi vera è determinata da ben altre ragioni. E lo sappiamo tutti, semmai non abbiamo il coraggio di ammetterlo. Lo scenario nel frattempo non è tra i migliori. All’estero continua la denigrazione dell’olio italiano, complice un servizio di finto giornalismo apparso su "Repubblica” in dicembre; ma accanto a questa perla del giornalismo d’inchiesta italiano, c’è anche dell’altro: c’è per esempio chi scrive libri non per educare al consumo consapevole, orientato alla qualità, ma per seminare dubbi sull’ampia gamma degli oli di oliva, facendo leva solo sui pregi degli extra vergini d’alta gamma – quelli che taluni denominano “super premium”, facendoli passare per i veri extra vergini – denigrando invece tutti gli altri.

In India, sulle pagine di “Hindustan Times”, è apparso di recente un articolo in cui si fa esplicito riferimento alle grandi campagne pubblicitarie e di marketing attivate per favorire i consumi di oli di oliva, insinuando il dubbio sulla qualità, e genuinità, degli oli che compaiono sugli scaffali, dubbi che si insinuano soprattutto in seguito alla lettura del libro Extra Virginity. The Sublime and Scandalous World of Olive Oil, di Tom Mueller. L’ambasciatore italiano in India, oltre a occuparsi del caso dei Marò arrestati, ora si sta occupando anche del caso, per difendere l’onorabilità dell’olio italiano. Siamo insomma all’inverosimile. E’ sufficiente che qualcuno si alzi al mattino inventandosi una passione per l’olio, e autoproclamandosi maestro della materia, sentirsi in dovere di gettare discredito in nome di una qualità estrema ed elitaria.

Come al solito, quando viene trasmesso il messaggio che molti degli extra vergini venduti sul mercato non siano di fatto propriamente extra vergini, si alza un sipario di tanti commedianti che si inventano dall’oggi al domani giudici infallibili, quando forse sarebbe il caso – per una questione di correttezza e onestà – di non giocare troppo ad alzare i toni, fingendosi paladini dell’alta qualità con l’effetto paradossale di demonizzare, nel complesso, i consumi dell’intera gamma degli oli di oliva. Un po’ di serietà, prego.

Vorrei ricordare a tal proposito il punto dieci del celebre Manifesto del Risorgimento dell'olio italiano.

Nessuna guerra ideologica nel nome dell’olivo e dell’olio. Tutto ciò che si ricava da una materia prima come l’oliva è un prodotto agricolo che assume di volta in volta varie connotazioni, tutte da prendere nella dovuta considerazione. Non esiste pertanto un olio contadino, un olio artigianale o un olio industriale. La materia prima oliva viene dalle campagne e, passando attraverso il frantoio assume la nuova veste di olio vergine od extra vergine di oliva, mentre, quando si è davanti all’inevitabile presenza di olio vergine lampante, non commestibile come tale, attraverso il ricorso alle raffinerie è possibile avere un prodotto finale destinato al consumo diretto: l’olio di oliva; e, ricavato dal residuo solido della lavorazione delle olive, l’olio di sansa di oliva. Tutte le differenti categorie merceologiche che rappresentano l’ampia gamma degli oli di oliva, hanno un profilo identificativo ben distinto, cui occorre attribuire la dignità di prodotto, essendo tra l’altro, l’intera gamma degli oli di oliva, nettamente superiore ad altri grassi alimentari in commercio. Non esistono pertanto, né debbono mai esserci, contrapposizioni, di alcun genere. Tutto ciò che appartiene all’oliva è prodotto agricolo, tal quale o lavorato, e nessuna guerra ideologica può mai essere in tal senso giustificata o, peggio, sollecitata.

Finché non ci sarà una vera presa di consapevolezza sui dieci punti espressi nel Manifesto per il Risorgimento dell’olio italiano, a poco servirà la risoluzione della Commissioni agricoltura; e soprattutto a poco serviranno se persisterà la storiella che in Italia la produzione media nazionale ammonti alle presunte 500 mila tonnellate d’olio, quando tutti sanno che così non è. E’ evidente che già solo a partire da tale grave anomalia nascano inevitabilmente una serie di equivoci cui non sarà mai possibile trovare soluzioni. La complicità delle Istituzioni nell’insistere sull’olio che non c’è, è ben più grave del problema e delle anomalie che si intendono risolvere.

 

 

 

di Luigi Caricato

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Commenti 22

giovanni breccolenti
giovanni breccolenti
23 marzo 2012 ore 20:19

Fare delle proposte piu' o meno condivisibili,cercare di imparare il piu' possibile di questo meraviglioso prodotto e cercare di divulgarlo in ognidove,farsi in quattro per cercare di trovare in ogni luogo un campione di olio di varietà piu' o meno conosciute,campioni di olio buoni e difettati perchè l'unico modo di difendere la qualità è conoscerla,bhè, tutto cio' non penso sia non concludere nulla(prima marine poi sognatore,poi politico,mha!!).Guadagnare poco sicuramente(quindi mi sa che politico,anche se inconcludente,è da scartare),ma ogni volta mi trovo davanti a un gioiello o comunque a un buon prodotto la goduria è tanta.
Parliamoci chiaro Caricato,noi abbiamo la stessa passione,lo stesso amore,su questo non ho il minimo dubbio, solo che la mia è piu' ristretta.Al di fuori di questo limite il mio cuore non batte.

massimo occhinegro
massimo occhinegro
23 marzo 2012 ore 20:09

La formazione del consumatore rientra la specificità del marketing. Senza di esso, poiché non siamo ancora isolati dal mondo, sebbene siamo sulla (buona ?) strada, non si realizza nulla. Il mondo va avanti mentre noi diventiamo sempre più gamberi. L'economia e' una cosa seria ed ancora non lo abbiamo capito.

Raffaele  Giannone
Raffaele Giannone
23 marzo 2012 ore 17:40

Carissimi amici di TN e carissimo Caricato, il confronto mediato dal "distacco" del web certamente non rende possibile una umanizzazione del dibattito che vedo nutrito, colorito e zeppo di buone ragioni in gran parte degli interlocutori.
Appare quindi antipatico personalizzare le posizioni o aprire una sorta di tiro al...Breccolenti!
Io ho già espresso la mia opinione e sogno, si caro Caricato, sogno una pacata conversazione con tutti voi magari davanti ad un camino acceso,sorseggiando tintilia e progettando uno "statuto" dell'olio o se vuole declamando il Manifesto risorgimentale perchè TUTTI e, son fiducioso siamo tutti, primadi parlare e sognare,siamo OPERATORI dell'olivicoltura .

Dal basso della mia passionale impulsività sarei l'ultimo a doverlo ricordare, ma dovendo e volendo moderare i toni e i termini, sa tanto di spocchia rimproverare la passione o i sogni di chi,come me, prima di parlare o,come dice lei, di friggere l'aria, si è formato, aggiornato e ha trasformato in migliaia di piante verdeggianti il proprio sogno !
Piante che,come immaginerà, di tutto abbisognano meno che di chiacchiere: potare, concimare, trinciare, raccogliere, estrarre, conservare, vendere, promuovere ...etc..etc..
TN da lei brillantemente diretto, immagino ambisca anche a questo: essere un democratico luogo di confronto e arricchimento reciproco, dove certamente ci sia,come nella vita,una inevitabile "gerarchia" di competenze e specializzazioni, ma in cui nessuno,come nella vita, abbia la pretesa di possedere la Verità!

Digerito questo pesante preambolo di principio, per sdrammatizzare (!) FRITTO con il mio buon olio d'oliva, mi permetta di tornare sull'argomento formazione/cultura che pure lei eroicamente aveva riproposto,se non erro, nella sua ultima Lettera ai lettori:

1) premesso che immagino di parlare a gente che l'olivo e l'olio lo trattino con rispetto "benedettino", perchè anteporre strategie di marketing, di label, di chimica, di intruppamenti vari, al basilare problema della formazione del consumatore?
2) perchè combattere "guerre diversive" contro i "marines" che (più a torto, che a ragione) mettono becco sull'innegabile malaffare da lei stesso più volte denunciato e che è sotto gli occhi di tutti noi operatori onesti ?
3) perchè addossarci persino il "masso" del lampante prodotto da chissà chi, quando siamo costretti a vendere il nostro vero extravergine al prezzo di un litro di gasolio ?
4) è possibile avere un decalogo, un manifesto che dirsi voglia da proporre in ciascun territorio regionale per provare a risollevare l'olivicoltura di qualità?

So che le mie domande le sembreranno,come sono, da incompetente o da sognatore, ma confido nella sua pazienza!

Del resto un "I have a dream" pare sia passato alla storia!

Con stima.
Raffaele Giannone

massimo occhinegro
massimo occhinegro
22 marzo 2012 ore 14:22

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giovanni breccolenti
giovanni breccolenti
22 marzo 2012 ore 14:22

Le mie sono proposte per semplificare e per far desistere non quelli che fanno le cose per bene,ma quell'altri.Lei rendere ufficiale il test del DNA lo vede come un aumento di burocrazia? Io invece lo vedo,insieme ad altri validi test tuttora validi, come uno degli strumenti antifrode piu' efficaci sia per la difesa dell'olio Italiano sia per eventuali altre aggiunte di oli estranei.
La qualita' vera è fatta da fruttati freschi,da sostanze aromatiche presenti e dai polifenoli? Bene,limite minimo di polifenoli intorno a 250 mg/100gr,perossidi sotto dieci, fruttato sopra a tre nella scala che va fino a dieci,voto del panel sopra sette e mezzo e l'alta qualità è protetta.
Poi l'ultimo passo,quello piu' importante e decisivo,questa qualita' va insegnata al consumatore,soprattutto quello piccolo,e non servono molte risorse(chissà perchè per queste cose non c'è mai nulla,forse perche' una squadra già c'è) serve la passione e l'amore per questo prodotto straordinario(parlo di questo extravergine).
Lei mi insiste con altri prodotti,le ridico che è un argomento di cui non mi occupo.Io mi impegno a divulgare la qualità e a diffondere i grandi benefici che ha l'olio extravergine di alta qualità.Il mio impegno è quello di portare piu' consumatori possibili verso il meglio,punto.

giovanni breccolenti
giovanni breccolenti
22 marzo 2012 ore 12:23

Io propongo soluzioni,Caricato,non so se giuste,ma parlo di fatti reali; stando nel campo di battaglia e non solo quello virtuale,mi sono fatto queste idee.Quelle piccole cose che ho proposto, lei le equipara alla terza guerra mondiale? Sono felice, perche' allora vuol dire che ho colto nel segno.Io non lo so come risolvere il problema dell'olio lampante è un argomento che non mi interessa come credo non interessi alle centinaia di produttori eccelsi di oli extravergini sparsi in Italia,pero' so come si potrebbe aumentare il consumo dell'olio buono:insegnandolo alla gente e proteggendolo da frodatori e da attacchi indiscriminati della stampa(anche con quelle proposte).
Io penso che sia molto difficile se non impossibile,fare una sola squadra sul settore olio solo perchè c'è una derivazione comune.
Carina quella del marine,un saluto.

Raffaele  Giannone
Raffaele Giannone
22 marzo 2012 ore 10:44

Cari amici di TN,
permettetemi di esprimere ancora consenso e solidarietà al sig. Breccolenti (che non conosco).
Mentre apprezzo,comprendo e ammiro l'opera di Caricato (absit captatio...!), vorrei iscrivermi al club degli operatori olivicoli (e non SOLO semplici lettori di TN ...) che considerano quantomeno criptici alcuni recenti commenti.
Certamente tutti siamo chiamati alla correttezza e al rispetto reciproco e questo in generale nella vita e in particolare se nutriamo l'ambizione di formare "squadra".

Ma, viva Iddio, lasciateci un pò di colore, calore, passione, schiettezza!
Noi che evochiamo la tipicità, l'origine, le biodiversità,le innate e variegate qualità dell'olio dovremmo "intrupparci" nella gerarchia addirittura militaresca del tutti allineati e coperti?

La ricchezza è nella diversità che si riunisce o riassume nella comune volontà alla testimonianza delle VERITA' sull'olio d'oliva e sugli olivi con cui conviviamo, cari anglofili e anglofoni, da millenni, checchè se ne dica o scriva!

Infine un garbato dubbio/domanda:
perchè la formazione/informazione del consumatore viene posposta al fare squadra?
perchè non considerarla anch'essa una STRATEGIA PRIORITARIA ?

Vorrei arricchirmi con una risposta convincente.

Grazie e buon lavoro.

Raffaele Giannone, olivicoltore in terra di Molise

Vincenzo Lo Scalzo
Vincenzo Lo Scalzo
21 marzo 2012 ore 19:02

Scusa la tastiera: è fondamentale non leggere "Caro Luigi, hai messo a mare la scialuppa, ma si discute ancora se di dovrà fermare o " bensì "Caro Luigi, hai messo a mare la scialuppa, ma si discute ancora se di dovrà remare o "...
Forse le altre bufale sono più facili da intendere!

Vincenzo Lo Scalzo
Vincenzo Lo Scalzo
21 marzo 2012 ore 18:51

Caro Luigi, hai messo a mare la scialuppa, ma si discute ancora se di dovrà fermare o cercare di mettere in moto il motore a duemila miglia dalla costa.
Non è la prima volta che la sintonia con i lettori di TN si sperde nell'etere, e prendo le mie colpe. Le scelte strategiche di carattere militare sono forse più note, e si sa che non sono limitate alle battaglie, seppure siano spesso tappe fondamentali. Hanno a che fare con la dichiarazione di guerra contro qualcuno per vincere. Lo stato di forza della squadra italiana non è misurabile, perchè non c'è la squadra. Quindi prima di tutto occorre che si raggruppino le risorse disponibili, interne ed esterne, per costruire la squadra e scegliere in quale campionato possa giocare.
Forse raccontata così la "strategia" non resta solo definizione astratta, non ci servirebbe per aiutare la valutazione delle capacità dei giocatori e la scelta dell'allenatore. Tuttavia la prima decisione è logica: vogliamo costruire una "squadra" per iscriverci al campionato? A quale campionato? Possiamo oppure desideriamo costruire le regolo di un campionato che piaccia a noi e a un alleato? Per adesso basterebbe decidere in consorzio libero di scegliere il socio e verificare che gli piaccia associarsi per rinforzare se stesso e noi.
Escluderei di ragionare sui campionati provinciali o regionali, perchè il ruolo dell'Italia in "oleologia" è internazionale non solo nazionale. Samo già in minoranza assoluta, perche se volessimo confrontarci con il primo dovremmo capitanare ed alleare tutto il resto del mondo per costruire a medio termine una supremazia.
Pertanto la scelta è determinata solo dagli obiettivi che ci poniamo. La scelta diventa parte critica della strategia.
Non essendo professore non sono in grado di proporre un corso di approfondimento, ma per potere essere utile allo sviluppo o alla attuazione del piano operativo a medio termine - non stiamo parlando di coltivazione del basilico più pregiato, ma di olio d'oliva naturale - occorre più di una stagione, occorrono i cicli di sviluppo naturali per competere a quel campionato dove si sta giocando con 3 milioni di tonnellate con probabilità di raddoppi ogni 7 anni, forse anche ogni 5 anni dato che tanti piani sono in corso naturale di maturazione...
Spero di essermi spiegato, altrimenti chiedo ancora perdono per l'intromissione in campo... Come Italiano mi spiacerebbe, come Europeo, il problema purtroppo è solo vostro, della proprietà del territorio e delle regole guidate da chi ha rinunciato fin da 51 anni fa al potere di protagonismo nella intera CE!

giovanni breccolenti
giovanni breccolenti
21 marzo 2012 ore 17:19

Non confondiamo i termini,Caricato.Io non ho mai usato la parola "cretino",ho detto solo che vive nell'ignoranza piu' totale verso questo prodotto e per migliorare veramente tutto il nostro mondo bisogna ripartire dal consumatore,spiegargli l'amaro,il piccante insegnargli i profumi,fargli percepire l'amore verso questo prodotto .Non sono per nulla aggressivo,mi piace parlare chiaro e diretto e sinceramente non ho capito bene cosa volesse dire il sig. Lo Scalzo, di quale piano parlasse e chi lo dovrebbe attuare,chi lo dovrebbe guidare e dove stia scritto che l'obiettivo finale del piano è l'educazione.Insomma non ho semplicemente capito.
Per quel che riguarda l'articolo d'assalto al nostro comparto di un quotidiano nazionale,su cui non voglio entrare in merito,la prima cosa che mi è venuta in mente è come difenderci da cio’ ma non con l’indignazione,ma con fatti concreti:esame del DNA,polifenoli,rafforzamento dei panel, abbassamento degli alchil-esteri e quant’altro,cioe’ mettere in campo tutte le energie per sgombrare dubbi e perplessità sul mondo dell’olio,insomma chiudere le falle.Ho il dubbio che dentro l’olio targato Italia ci siano varieta’ non nostre o che ci siano altri oli miscelati? Esami del DNA(con piccoli investimenti si puo' rendere ufficiale tale metodica in breve tempo) unito all’assaggio di panel super professionali e i dubbi quasi si azzerano.Le DOP non convincono qualcuno? Esami del DNA sempre unito all’esame di panel professionali e il gioco è fatto.Mi auguro che se arriveranno dei soldi alla ricerca scientifica del nostro comparto arrivino in questa direzione,cioè verso la messa in campo di tutti i strumenti che ne garantiscano la credibilità e che lo blindino da qualsiasi attacco, magari anche qualche briciola per la formazione dei consumatori,gli unici che possono veramente indirizzare il comparto (parlo dell’extravergine) verso un grande miglioramento e rafforzamento.

Silvia Lazzari
Silvia Lazzari
21 marzo 2012 ore 15:00

Continuiamo a prendercela con scrittori e giornalisti che fanno il loro lavoro vedo, anziché con chi, nei fatti, l'olio lo "diffama" e lo degrada con qualitá e prezzi vergognosi.
Un'interessante parallelo sul Times di sabato scorso: "Extra virgin olive oil used to be a premium product - now it's hard to find a bottle on the shelves that is anything but." E, continua la giornalista perplessa sul fatto che gli stessi produttori di olio non si ribellino a questa mescolanza di buono e cattivo: "One couldn't imagine the fiercely protective Scotch whisky distilleries, for instance, allowing their product to become confused in consumers' minds with a similar but fake, diluted or otherwise inferior alcohol. The distilleries are notoriously vigilant about fending off any attempt [by such producers] to make any inroads into their market" (se non capite lo traduco volentieri)
I paesi importatori non fermano le importazioni perché esce un libro, ma perché ció che viene affermato in quel libro si dimostra tristemente confermato dai controlli delle varie autoritá internazionali.
Tom Mueller é uno scrittore e un "uomo dell'olio" stimato ed apprezzato in tutto il mondo. Guarda un po' che proprio il paese che ha scelto per vivere gli si rivolta contro.
Silvia Lazzari

giovanni breccolenti
giovanni breccolenti
20 marzo 2012 ore 19:25

Sig. Lo Scalzo,ma parlare piu' chiaro,di concetti piu' semplici ma diretti,è proprio cosi' difficile?
E' inutile che si spertica con pensieri contorti e incomprensibili,nei dieci punti non c'è nulla che riguardi il consumatore e la sua crescita,cosa fondamentale per il rilancio del comparto e per la valorizzazione dell'eccellenza.

Vincenzo Lo Scalzo
Vincenzo Lo Scalzo
19 marzo 2012 ore 13:31

Mettere ordine a monte e scegliere la strategia internazionale coerente con le scelte per la strategia nazionale è il principio a cui credo Luigi intenda aderire. Da questa scelta primaria deriva il piano di formazione del consumatore, internazionale e nazionale. L'osservazione messa a dibattito dalle due ultime riflessioni riguarda l'indirizzo e definizione dei valori del prodotto e le linee guida per la formazione del consumatore. La consapevolezza della qualità delle conoscenze e delle linee di forza per il convincimento del consumatore sono partre del piano operativo, una volta fatta la scelta delle strategie, a cui è per ragioni di common sense e di efficienza richiesta la partecipazione di tutti i protagonisti e stak holders, guidata da un vertice. Se non si riesce ad individuare la scelta e la chiara e autorevole figura del vertice, proseguire nella discussione non fa altro che ritardare la definizione del piano e l'indebolimento dei punto di fora dello stesso.
Spalancare le porte alla divulgazione è obiettivo di finalità del piano, lungo un percorso convincente che il vertice dovrà esaminare con i partner che verranno scelti, maestri nella valutazione e analisi delle alternative di strategia di protagonismo economico e d'immagime del prodotto.
Per fare un bambino sano e intelligente la sequenza naturale è fondamentale, inutile ripetere che la prima scelta fondamentale è l'incontro dei protagonisti ed il loro consenso "con entusiasmo". I furbetti non hanno spazio vitale...

Raffaele  Giannone
Raffaele Giannone
19 marzo 2012 ore 11:37

..solo per aderire pienamente all'integrazione del sig. Breccolenti.
Il confronto non resti confinato solamente al "parlarci addosso", ma si spalanchino le porte alla divulgazione, alla formazione, alla "cultura" evocata da Caricato nell'ultimo editoriale.
Perchè non pensare che potrà essere proprio un consumatore consapevole a ripulire la piazza da conflittualità e ...furbetti ??

giovanni breccolenti
giovanni breccolenti
18 marzo 2012 ore 22:35

Olio capitale è un evento importante che esalta le grandi produzioni nazionali e internazionali di olio extravergine.Non solo,permette alla gente di partecipare in prima persona e di essere protagonista a questo evento.Per questo mi sarei aspettato che tra i punti del manifesto ce ne fosse stato almeno uno che riguardasse un cardine fondamentale dell'extravergine di qualità,cioè quello della formazione del consumatore,che per noi oleologi-assaggiatori-amanti dell'olio dovrebbe essere una missione.Fino a quando il consumatore non sapra' riconoscere la qualità,fino a che vivrà nel buio piu' completo come lo è ora,il nostro comparto potrà crescere ben poco.Mi dispiace Luigi,ma tra i dieci punti ne manca uno che è un anello importante della filiera,il consumatore consapevole.

Vincenzo Lo Scalzo
Vincenzo Lo Scalzo
17 marzo 2012 ore 00:55

Luigi, non disperare. Per ogni decisione di scelta di una strategia, le sentite le parti in causa, stakeholder, appassionati ricercatori e mercanti, tradizionali coltivatori, esperti delle tecnologie agronomiche, della manipolazione, delle difese dai fattori esterni che mettano in sicurezza i prodotti, di sensibili assaggiatori e di partigiani dei gusti di progetto naturale e della sua conservabilità naturale aiutata dalla scienza, occorre individuare quelle rarissime persone con il fiuto della scelta della strategia tra le strategie possibili. Il pioniere oggi denominato come il responsabile delle decisioni. Si fa anche nelle multinazionali: in genere chi ha quelle doti e ne gode il successo ha una posizione chiave indiscussa e riconosciuta o discussa e vincente. Anche l'olio, gli oli, devono riconoscerla: il "decisore", il key man, non lavora da solo ma sa circondarsi di poche persone che curano a fondo il sapere e progettare di ciascun aspetto critico, di cui deve avere la massima fiducia. Il team è padrone del successo del tema, è anche un anagramma perfetto di quattro lettere.
Fatta la squadra si cerca la strategia e si corre per conquistare il microfono con cui convincere i tifosi della squadra all'abbonamento.
In Italia non dovremmo avere timore del protagonismo: quanto esempi nella storia millenaria e in quella recente.
Non c'è niente di nuovo, solo il common sense più razionale possibile per pensare alle debolezze, la volontà di rinforzare al massimo dell'efficienza i muscoli di forza che servono, l'intelligenza delle professionalità e un condimento di sale greco (cosi lo chiamavano i romani, per non andare tutta la ragione alla forza della cultura) che ne ravvivi l'energia.
Si può fare. Si deve fare. Il Manifesto ha individuato e definito l'oggetto da trasformarisae da sogno a mito, da mito a realtà condivisa.
Si potrebbe anche dire meglio, ma il senso forse mio e tuo è lo stesso. Conta la credibilità e la convinzione di renderla condivisibile per il pianeta. Il sale benedettino in moderazione dei desideri, o la virtù aristotelica scolastica diventata oraziana, ovidiana, non mancano nella cultura latina e mediterranea e si alleano nel pianeta con le massime confuciane di saggezza e di bellezza, anche del gusto e del vero.