Bio e Natura 03/01/2004

QUERCIA DA SUGHERO: RISORSA MEDITERRANEA

Imponente e maestosa. E' una pianta che cresce spontanea nelle regioni centro-occidentali del Mediterraneo. Può vivere fino a tre secoli. O anche di più, alle volte. Tranne quando viene sfruttata per il sughero, dal quale però si ricavano in compenso tappi, pannelli, ma anche pregevolissimi e utili lavori d’artigianato, o eleganti e raffinati abiti


La pianta
È alta fino a 20 metri con chioma globosa. Il tronco, con un diametro anche di un metro e mezzo, si presenta sinuoso, diviso e biforcato, i rami sono tortuosi, la corteccia è sugherosa, giallo-bruna, a solchi profondi, senza sughero è invece rossa.
Le foglie sono semplici, ovali acute, di 3-7 cm, coriacee, a margine spesso revoluto, con denti mucronati, la pagina inferiore è grigia tormentosa, picciolo peloso di 1 cm, inserzione alterna.
Le infiorescenze sono unisessuali e la fioritura avviene a maggio. Le ghiande sono ovali di 1,5-3 cm.
Affonda le sue radici a profondità insospettabili e ciò le permette di adattarsi alla siccità, mentre resiste agli incendi grazie alla protezione del sughero.
Predilige climi temperati e piovosi ed un’altitudine non superiore ai 900 metri.



La distribuzione
La diffusione è limitata all’area occidentale del bacino del mediterraneo, è presente nella penisola iberica, nei paesi del Magreb, nella Francia meridionale, oltre che naturalmente in Italia. Tutti i tentativi di introduzione della specie in altre aree geografiche non hanno avuto successo in termini di produzione del sughero. Il 56% delle sugherete mondiali sono nella penisola iberica, in particolare il Portogallo è il maggior produttore. In questo Paese oltre 12.000 lavoratori sono impegnati in questo settore.

Dati WWF

Il ciclo di produzione
La quercia da sughero può essere considerata un albero da frutto in quanto produce le ghiande che maturano in autunno ed attraverso la cui semina si riproduce la pianta stessa. Nella riproduzione guidata vengono accuratamente scelte per la semina le ghiande provenienti da sugherete selezionate e, a distanza di pochi mesi, la ghianda germoglia spingendo in profondità le sue radici.
La giovane sughereta dovrà essere sfoltita, diserbata parzialmente, decespugliata e zappata. Non dovrà essere troppo fitta per non compromettere la qualità del sughero. La migliore è quella prodotta da piante ad alto fusto, soleggiate ed ambientate in terreni scadenti ed accidentati.
La demaschiatura non può essere effettuata prima che la pianta abbia raggiunto metri 1,30 da terra, la circonferenza di 60 cm. e circa 18 anni di età. Il sughero estratto la prima volta, poroso e poco pregiato, è chiamato sughero maschio, sugherone, o sughero vergine e, da questo momento dovranno passare 10 anni prima della successiva estrazione, quando cioè la pianta avrà prodotto il sughero femmina, detto anche sughero gentile o di riproduzione.
La tecnologia moderna che ha meccanizzato quasi tutte le attività dell’uomo non è riuscita, fino a questo momento, ad inventare un robot-scorzatore in grado di sostituire gli antichi scorzini (in gallurese li bucadori). Anche ai nostri giorni si continua ad estrarre il sughero con lo stesso sistema adottato dai primi francesi e spagnoli nel 1800.

La lavorazione
Una volta estratto, il sughero viene trasportato nei cortili degli opifici e lasciato all’aperto per un minimo di sei mesi. Viene quindi bollito ad una temperatura di 120° ed a questo punto è pronto per la lavorazione che avviene oggi con macchine sofisticatissime, che permettono di sfruttare il prodotto in tutte le sue potenzialità.

Il sughero
Il sughero è un tessuto secondario costituito dall'insieme di cellule morte che, unendosi l'una all'altra senza spazi intercellulari, creano un composto leggero, compatto e, nel contempo, resistentissimo alle intemperie e immarcescibile, che conferisce alla corteccia quelle caratteristiche di impermeabilità ai liquidi e ai gas che fanno di questo prodotto il materiale ideale per numerose applicazioni.
Il costo del sughero sul mercato è dato da diversi fattori: l'età della corteccia (più è lontana la precedente estrazione, maggiore sarà lo spessore e quindi il valore); la presenza di eventuali impurità che ne diminuiscono la qualità; la zona e l'esposizione delle piante. La qualità varia dalla Prima alla Quarta, a seconda della compattezza del materiale; lo scarto, cioè il sughero di qualità infima viene chiamato “macina” ed è, chiaramente, un materiale destinato alla macinatura.



Il giro d’affari e i prodotti
La produzione dell’intero sistema forestale delle sugherete (dal foraggio alla legna, alle erbe aromatiche, ai funghi, oltre naturalmente al sughero) alimenta ogni anno un giro d’affari di circa 60 milioni di euro.
Il settore più importante è la produzione di tappi, 13 miliardi circa di esemplari ogni anno. La stima considera 250.000 tappi per tonnellata di sughero. La loro produzione assorbe circa i 2/3 della produzione mondiale di sughero, per un fatturato annuo di 1,12 milioni di euro.
Altri prodotti, come piastrelle, materiale isolante, manufatti per l’applicazione industriale, sono composti quasi interamente di materiale riciclato dagli scarti della lavorazione dei tappi.
Da qualche decennio inoltre è fiorente la produzione di souvenir tipici e destinati al turismo. È anche stato recentemente brevettato un tessuto, interamente in sughero, per la confezione di abiti.

di Graziano Alderighi