Bio e Natura 13/10/2012

Incentivi per gli impianti a biogas. Un'opportunità da non perdere

Incentivi per gli impianti a biogas. Un'opportunità da non perdere

Incentivi in vigore dal 1 gennaio 2013 ma limitati ai primi 170 Mw di potenza installata. Priorità per le imprese agricole che utilizzano sottoprodotti. Più fondi per i piccoli impianti


Gli impianti a biomasse e biogas che producono energia elettrica possono ricevere gli incentivi stabiliti dal decreto ministeriale dello Sviluppo Economico 6 luglio 2012, solo se rispondono a molte condizioni di natura ambientale e tecnologica. Marino Berton di Aiel l'ha spiegato chiaramente agli imprenditori umbri e di regioni vicine presenti presso il centro fieristico di Bastia Umbra il 3 ottobre, in un convegno dedicato al biogas. Il tema è di grande attualità sia in Umbria sia in altre regioni del Centro Sud, perchè da un lato gli impianti a biogas si sono affermati come opportunità di reddito aggiuntivo per le aziende di allevamento, dall'altro il proliferare di progetti presentati ai piccoli comuni, fanno temere ai cittadini non molto informati sul settore che possano svilupparsi attività negative per l'ambiente urbano e rurale. Negli ultimi due anni attorno agli impianti a biogas si è accesa nei territori della regione Umbria una discussione a volte anche aspra tra favorevoli e contrari, che ha deciso Cia e Cesar (Centro per lo sviluppo agricolo e rurale) a organizzare un convegno chiarificatore su tutti gli aspetti della tecnologia.

Il processo per la produzione di biogas è abbastanza semplice, consistendo sinteticamente nella fermentazione di reflui zootecnici e sottoprodotti agricoli da parte di batteri naturali che produce una miscela di gas a prevalenza di metano. Questo gas può essere usato per far girare motori collegati a turbine e produrre energia elettrica o inserito nelle tubazioni che portano il metano nelle abitazioni o nelle auto, dopo assimilazione alle caratteristiche chimiche di quello che importiamo dall'estero, con una tecnologia già matura ma che deve ancora essere approvata dall'Autorità per l'energia elettrica e il gas.

Il sistema degli incentivi che andrà in vigore dal 1 gennaio 2013, intanto prevede di limitare la somma annuale incentivante le energie rinnovabili a certi valori. Chi vorrà accedere a questi incentivi dovrà, per i piccoli impianti bioenergetici sotto i 5 MW, iscriversi a un registro aperto fino al raggiungimento della cifra predefinita annuale (nel 2013 sono 170 MW). Una serie di criteri selezionerà le richieste d'iscrizione e il requisito privilegiato è la proprietà dell'impianto di aziende agricole, singole o associate, alimentate a biomasse o biogas e potenza inferiore a 600 MW. Al secondo posto, per gli impianti agro energetici, l'alimentazione degli stessi con sottoprodotti di origine biologica ben definiti in una tabella del decreto. Gli incentivi stessi per la produzione di energia elettrica sono poi differenziati per potenza (più euro per impianti piccoli) e vedono poi premi ulteriori se la tecnologia usata è capace di abbattere le emissioni in atmosfera a valori minimi prefissati, se operano in regime di cogenerazione ad alto rendimento (produzione di energia elettrica e calore utile), se utilizzano biomasse provenienti da una filiera. Gli impianti alimentati a biomassa fino a 200 KW e quelli a biogas fino a 100 KW non sono soggetti all'iscrizione al registro e ottengono direttamente l'incentivo per la potenza che hanno (biogas 18 €/MWh).

“Oggi pertanto – ha terminato Berton – esistono tutte la condizioni perché si affermi, anche e soprattutto in una regione come l’Umbria, un modello di produzione di biogas basato sui piccoli impianti aziendali e interaziendali, comunque al servizio di imprese agricole e zootecniche locali.”

Gli interventi nel convegno hanno evidenziato che solo fra il 2010 e il 2011 gli impianti a biogas in Italia sono quasi raddoppiati, passando da 273 a 521, con un aumento del 91%. A dare il contributo più rilevante allo sviluppo del settore è stato finora il Centro-Nord, in particolare la Lombardia (250 impianti), perchè avendo molti allevamenti di suini e bovini, ha la maggiore pressione sia per rispettare la normativa europea sui nitrati nel suolo sia per smaltire i reflui degli allevamenti in maniera sostenibile per l'ambiente. Due imprenditori umbri, la Cooperativa agricola zootecnica di Trevi e l'Azienda agricola Topini di Castiglione del Lago hanno portato la loro esperienza con i piccoli impianti a biogas (300 e 100 KWe). Risultati economici e ambientali sono soddisfacenti, avendo contribuito al reddito aziendale e superato i problemi di gestione dei reflui zootecnici e dei residui agricoli delle coltivazioni. L'opinione della Regione Umbria è stata espressa da Ernesta Maria Ranieri, responsabile dell’Ambiente ed Energia della Regione, che ha evidenziato le normative in vigore in regione. Sono state individuate le aree non idonee alla realizzazione degli impianti con il Regolamento regionale 29 luglio 2011, n. 7, varato ai sensi delle Linee guida nazionali, mentre con la Dgr 29 luglio 2011, n. 903 è stata approvata la Strategia regionale per la produzione di energia da fonti rinnovabili 2011-2013. Sono previste nuove azioni da intraprendere per raggiungere, entro il 2020, dell’obiettivo del 16,5 per cento d'energia ottenuta da fonti rinnovabili (ora al 6,5 per cento) come prescritto dagli obiettivi europei. Domenico Brugnoni, Presidente della Cia umbra, ha concluso l'incontro sottolineando in primo luogo come, dagli interventi scientifici svolti nel corso del convegno, sia apparsa evidente l’assoluta assenza di rischi per la salute umana e per l’ambiente derivante dalla produzione di biogas. Brugnoni però ha anche messo in risalto l’importanza di una corretta informazione, anche preventiva all'autorizzazione agli impianti, per far comprendere, soprattutto ai non addetti ai lavori, la grande utilità delle agroenergie e, in particolare per l’Umbria, del biogas per l’ambiente e l’economia ma anche per la creazione di nuova occupazione. “In questo senso – ha finito Brugnoni – nei prossimi giorni saranno attivati due corsi, uno promosso dalla Cia dell’Umbria ed uno dal Cesar, per la formazione di 31 tecnici per la gestione di impianti agroenergetici; i corsi sono rivolti a giovani laureati disoccupati e prevedono anche un’esperienza pratica retribuita presso imprese operanti nel settore.”

di Marcello Ortenzi

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